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Aironbike 2011: un tuffo nel fango... ma con il «piede giusto»!


Chiariamo da subito l'eventuale equivoco del titolo: nessun guanto è stato lanciato, nessuna sfida è stata ingaggiata con altri biker... Di fango ne ho visto, pestato... e anche mangiato abbastanza da poter evitare di dare un'interpretazione più precisa alla parola «lotta»... ma fin che ci siamo, chiarisco che si è trattato di una vera e propria lotta contro la tentazione di fermarsi alla fine del primo giro.È bastato il "giro di lancio" a farmi capire a cosa si sarebbe andati incontro: i bruschi rallentamenti sul tratto asfaltato di Viale Po, prova di un innesto "lento" sul primo tratto sterrato, mi sono arrivati sotto al naso come il profumo della cucina quando si entra al ristorante... La melma viscida del primo arginello percorso dai 300 biker che mi precedono è un antipasto preoccupante... un po' come se ti servissero gnocco fritto e salumi prima di un pranzo da dieci portate: sarà dura arrivarci in fondo!
Nonostante tutto sono carico e procedo senza indugi approfittando dell'inerzia del gruppone; a metà del giro di lancio sento una voce familiare alle spalle: è Fabione! Sapevo che ci sarebbe stato... Introvabile nella zona di partenza durante i preparativi, è partito nell'ultima griglia e, cavalcando la sua Fielty 29", inizia da me la sua spettacolare rimonta... mitico!Il tratto finale del giro di lancio, lungo la Crostolina, è già al limite della pedalabilità... Mi sforzo di non pensare che dovrò passarci ancora due volte... Le urla e i saluti al primo passaggio sotto il gonfiabile mi danno sempre una gran carica... ma oggi credo non basterebbe un cordone di tifosi lungo come tutto il percorso per rendere meno dura questa maratona di fango e freddo... L'alternanza di tratti viscidi e tratti collosi che, imponendo frequenti cambi, sia di rapporto che di direzione, mettono a dura prova non solo le gambe, ma anche braccia, busto... e soprattutto la testa: basta una piccola distrazione per ritrovarsi sdraiati sotto alla bici! Alcuni passaggi tecnici sono difficilmente pedalabili, soprattutto dopo il passaggio di decine e decine di biker; al secondo giro saranno proibitivi anche fatti a piedi, tant'è che solo l'aiuto di alcuni motociclisti ne renderà possibile il valico. La pioggia, rispetto alle prime ore del mattino, si è attenuata... almeno credo: le condizioni del fondo sono talmente totalizzanti che non mi accorgo di ciò che succede dal casco in su... Mentre nel primo giro l'acquosa fanghiglia superficiale, pur essendo molto scivolosa, appare più scorrevole, nel secondo girò è l'inferno totale: lo strato superficiale mescolato e rimescolato dagli pneumatici sembra aver fatto "presa" come cemento... ma soprattutto cominciano a scoprirsi gli strati argillosi sottostanti, caratterizzati dal temibile comportamento colloidale tipico di questi terreni. La bici comincia a caricare terra e ad appesantirsi... ma il rischio più temuto è quello di raccogliere rami e inceppare, al peggio distruggere, la trasmissione... Tanti i tratti a piedi, per lo meno tutti quelli in cui mi rendo conto che la velocità di avanzamento è la stessa o addirittura maggiore... e tutti quelli in cui è più dispendioso mantenere l'equilibrio piuttosto che pedalare! A metà del secondo giro arrivano pure i crampi: nel tentare di salire un arginello sui pedali, nel mettere giù i piedi a metà della rampa due "morse" mi stritolano i quadricipiti. Non so come stare: se piego una gamba mi vanno in contrazione li muscoli dell'altra e viceversa; mi metto in ginocchio, cerco di massaggiare energicamente... e finalmente riesco a rialzarmi e a rimettermi in sella. Solo pedalando ritrovo sollievo... è quasi paradossale, chi l'avrebbe mai detto dopo tante pedalate! Procedo con calma e comincio a concentrarmi sul countdown dei km, mentre le gambe cominciano a indurisrsi e il freddo si fa sentire sempre più... Anche dal punto di vista meccanico le noie si concentrano tutte nel secondo giro: la terra è decisamente più appiccicosa e gli attriti aumentano a dismisura. Non vedo più il deragliatore anteriore... per cui sosto un paio di volte per pulirlo e altre due volte per rimettere su la catena e ancora una volta per indossare l'ultimo capo a disposizione e buttar giù una mezza barretta. Fortunatamente nulla di rotto... ma confesso di non aver mai temuto così tanto per l'integrità della bici!Procedo con calma: le gambe sono dure e il freddo comincia ad essere particolarmente insidioso. A 5 km dall'arrivo, alla stanchezza fisica si aggiunge quella psicologica: comincio a sentire il "profumo dei tortelli verdi e del prosciutto di Praga" (una sorta di miraggio a livello sensoriale)... L'ultimo tratto in terra, il maledetto argine della Crostolina è al limite dalla praticabilità e pure le moto da cross si piantano e scivolano a terra come se fossero sul ghiaccio! Stringo i denti e, a furia di pedalate alternate a continue slittate e controsterzate, mi libero da quella palude infernale...
Con un immenso sospiro di sollievo, taglio il traguardo tra i saluti dei compagni e l'accoglienza delle donne del Team che, nonostante la pioggia, consegnano ad ogni finisher l'ambita corona "Aironbike".Anche questa volta ce l'ho fatta... e nel tagliare questo traguardo ho ritrovato quella soddisfazione che non provavo dall'ultima gara... indescrivibile!Dal punto di vista del posizionamento... nulla di nuovo:  con il mio pachidermico 3h 34' 01" mantengo il ruolo di "scopa" del Team, almeno per quanto riguarda i fisher... e se penso anche solo per un attimo alla fantastica esperienza della stagione 2010 non posso che pensare di essere partito con il «piede giusto»!