la giustizia

BEPPE DALLA MEMORIA CORTA


Ma non era un «maledetto»? Così Beppe Grillo, non più tardi di due anni fa, definiva il suo candidato al Colle Stefano Rodotà. Uguale, secondo l'ex comico, a Walter Veltroni, Nicola Mancino, Eugenio Scalfari, Rosa Russo Jervolino, Pino Rauti, Vittorio Sgarbi ed altri. E cosa mai accomunava personalità tanto diverse? La "pensione d'oro", of course! Rodotà nel 2010 è finito nella "black list" grillina dei pensionati d'oro: in un articolo scritto il 6 luglio 2010, dal titolo "Maledetti, non vi pensionerò", Grillo lo ha inserito nell'elenco dei privilegiati della "casta" per la sua pensione da 8.455 euro al mese. Nel post, riprendendo un pezzo allora pubblicato dall'Espresso, il leader CinqueStelle lanciava una "fatwa collettiva" contro tutti i deputati al Parlamento che avevano maturato il diritto alla pensione dopo una sola legislatura (sebbene questo non sia il caso di Rodotà, deputato dal 1979 al '94, per quattro legislature. Dal '92 al '94 è stato iscritto al gruppo del Pds). Ecco cosa scriveva Grillo: I parlamentari che chiedono sacrifici agli italiani non sono stati capaci di eliminare l'odioso privilegio dei 30 mesi per il diritto alla pensione e di mettere un tetto massimo. Perché un parlamentare deve ricevere quasi 10.000 euro al mese? In base a quale diritto? Il tetto massimo va ridotto a 3.000 euro lordi al mese. In caso contrario ogni cittadino non deve più versare un centesimo all'INPS.