la giustizia

Sono parole come queste che servono , di tanto in tanto . Grazie Ale . Ciao

grazie a te Roby

Bellissimo, davvero istruttivo. Dovremmo non dimenticarlo mai, un sorriso

Si,finalmente un post GIUSTO(scherzo...) anche se non è MOLTO BELLO paragonare cose a persone. ma la parabola mi piace. ciao .gino

Alex, di questo racconto vorrei mettere in risalto un aspetto pseudo-moralistico che potrebbe sfuggire ad una affrettata lettura: quale insegnamento potremmo trarne?
Qui, in sostanza, si dice: attenti, la vita è dura e spesso la gente si comporterà in maniera cattiva con voi, ma non dovrete comunque perdere la stima di voi stessi, resistete e rifatevi a chi vi ama.
In questo “modus vivendi” manca assolutamente l’invito, l’incitamento all’incontro con l’altro, soprattutto a quello diverso da noi, ossia il nostro “prossimo” E’ troppo semplicistico e riduttivo pensare che la vita si possa svolgere all’interno di una trincea frequentata da chi ci vuole bene, mentre dall’altra parte c’è chi ci vuole male ed è pronto a “sgualcirci”. Finché aspetteremo sempre che sia l’altro a piegarsi alla nostra volontà, al nostro amore esclusivo e per pochi, ci ritroveremo sempre a pensare che il cattivo stia sempre dall’altra parte, mentre i buoni siamo sempre noi – che, poi, cosa saranno questi “noi”?
Ecco che, allora, si pretende sempre di poter dare l’esempio, di potere insegnare ciò che è giusto e sbagliato, ciò che è bene o è male.
Bisogna smetterla di dire e pensare che la gente è cattiva, bisogna convincersi che quello che conta è la fatica che bisogna fare per capirsi, per comprendersi, altrimenti le guerre non finiranno mai!! E il fatto che un tale “esempio” venga sostenuto mostrando una banconota dovrebbe indurre ad una non banale riflessione.
Sarei proprio curioso di conoscere colui che s’è inventato questa che avvbia chiama “parabola”, per comprenderne la moralità: suggerirei di provare a riflettere sul significato della parabola del “buon samaritano” e sul significato del termine “generosità”, piuttosto. Ciao. Roberto.

PROMO: non è assolutamente una parobala...figuriamoci se io misero mortale possa parlare per parabole....il post è fatto appositamente affinchè si capisca che anche il dio denaro può essere maltrattato..ma rimane sempre denaro e...l'essere umano?...non è da me dare significati sul giusto e sullo sbagliato...ognuno di noi ha il "cervello"..caro Roberto ogni giorno sono alla ricerca del capire...ma è molto difficile di questi tempi...se fossi ancora nel '68 potrei, almeno, avere una "compagnia" ma ora? Cia Ale

Il dio denaro o lo si sposa o lo si ripudia: come si fa a maltrattarlo?
Qui non si parla di dio denaro, ma di valore umano, e l'errore sta nel parlarne citando l' “amore” come sentimento rivolto a se stessi ed al massimo a chi “sicuramente” già ci ama - magari anche senza particolari meriti...
L'aspetto interessante, che qui non viene neppure sfiorato - nell'interazione fra persone e sentimenti - starebbe nel chiedersi come ci comporteremmo noi trovandoci di fronte ad una circostanza in cui qualcuno stesse per essere “stropicciato” o, peggio ancora, quando ci trovassimo noi ad essere intenzionati a stropicciare? Ribaltando la prospettiva del racconto (pure considerando che si parla anche di avvenimenti e non solo di persone) dovremmo chiederci cosa saremmo noi disposti a fare per gli altri, quanto amore mettere a disposizione del prossimo per non trovarci ad essere dalla parte di chi “sgualcisce”.
Se bastasse dire che “ognuno di noi ha il cervello” per appianare ogni incomprensione, sicuramente il mondo sarebbe meno “agitato”.
Vorrei invitarti, per chiarezza, a mettere a confronto queste due affermazioni per trovarne il filo comune: ”non è da me dare significati sul giusto e sullo sbagliato...” “ la pace si fa con gli F35... laddove la ragione non c'è per il bene di tutti si deve insegnare...“
Cosa significa, allora, sgualcire? E chi sono coloro che sgualciscono? Questo dovremmo chiederci.
L'amor proprio ha un suo valore, si, ma che si disintegra nel momento in cui perdiamo di vista o non comprendiamo quello per gli altri.
A dirla tutta, questo racconto, secondo me, esprime con un pericoloso, strisciante “romanticismo” un egoismo contemporaneo a cui troppo spesso ci adeguiamo occupandoci essenzialmente di quello che fa bene alla nostra persona e a pochi nostri intimi: tutto il resto ci riguarda poco, tutto il resto cosa dell'"altra gente”.