Il mondo di Chia

Piove, piove, la gatta non si muove. Ma io sì.


P i o v e. In teoria tra 24 ore splenderà il sole e comincerà il vero anticipo d'estate.Ma per ora P I O V E.La mia macchina è lontana, ma la devo usare. Mannaggia agli scienziati e al loro tempo mal ultilizzato, se si fossero concentrati tutti sulla ricerca del teletrasporto, a quest'ora non avrei tutte queste paturnie che volteggiano nella mente.Vivo già l'angoscia del momento in cui dovrò uscire, in balia delle intemperie, gestendo contemporaneamente borsa, libri, chiavi di casa, chiavi della macchina e ombrello.È sempre un trauma. Devo ancora brevettare la sequenza perfetta dei gesti, per riuscire a coordinare ogni movimento ed evitare il nubifragio in testa.Ogni volta provo una nuova tecnica. Apro la porta, infilo rapidamente una gamba, lancio sull'altro sedile borsa e quadernetti vari, faccio per entrare nell'abitacolo, quando mi accorgo che l'ombrello aperto non entrerà mai nella macchina. Allora lo chiudo. Una cascata gelida mi si schianta in volto. Nel tentativo, mai unico, di gettare dietro l'ombrello un'allegra compagnia di gocce cadono qua e là ovunque. Finalmente salgo e chiudo la porta, con la delicatezza che mi contraddistingue nei momenti critici.Uno sguardo allo specchietto: Spettinata, bagnata, accigliata.Si comincia bene.Il tragitto in macchina generalemente non è problematico, trattengo gli insulti migliori per quando sono alla guida. Si scatena davvero un lato del mio carattere sconosciuto ai più.L'ultima tappa è riuscire a parcheggiare. Già, un'altra sfida.Perchè avere lezione di pomeriggio significa trovare il parcheggio dell'università colmo di auto. Molte rigurgitate in divieto di sosta, già preannunciano che la ricerca sarà vana... Ma generalmente un tentativo alla disperata lo faccio.Un giorno, sotto secchiate d'acqua che nemmeno la velocità massima dei tergicristalli riusciva a domare, ho intravisto un posto auto, addirittura non lontano dall'entrata. Ho fatto planare l'auto lì. Con il sorrisetto stampato in viso di chi pensa: -ahah, vi ho fregati tutti e ho trovato un bel posticino-.Aperta la portiera si è rivelato a me l'arcano mistero del perchè quel parcheggio era rimasto libero.Il lago di Garda si era trasferito sotto la mia macchina.Lascio i piedi a penzoloni pensando a cosa fare: "Montare in macchina e ricominciare la ricerca dell'oroparcheggio o lasciarmi vincere dalla pigrizia e piombare nell'abisso?".I miei passi s-ciaf.. s-ciaf.. hanno allagato ancora di più l'ingresso dell'università. E le cinque ore di lezione le ho passate scalza nella speranza che mi si scongelassero le dita dei piedi. Da allora, quando piove, mi porto una paio di calze pulite nella borsa, che non si sa mai!!!