LA CITTA'DELL'UGUALE

LE COMUNITA' EGUALITARIE E LIBERTARIE ZAPATISTE (prima parte)


Le comunità zapatiste, un esempio di nuove forme di governo. Javier Sicilia: i movimenti antisistema possono restare uniti ai margini dello StatoHermann Bellinghasen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 1° gennaio. Gli attuali movimenti antisistema “possono restare uniti in profondo dialogo  ai margini dello Stato e della sua economia”, come hanno fatto le comunità zapatiste “creando forme pedagogiche e di governo”, ha affermato Javier Sicilia durante la terza giornata del Seminario Internazionale di Riflessione ed Analisi che si sta svolgendo in questa città.Il poeta Javier Sicilia ha fatto riferimento ai “nuovi poveri” dalla certezza che il cambiamento avverrà solo se “non si metterà il vino nuovo negli otri vecchi”. Paragonando i movimenti zapatista e quello di Paz con Justicia y Dignidad, ha rimarcato le loro similitudini, perché “nascono dall’idea che si possono trasformare le condizioni imposte dallo Stato”. Sono, ha detto, “forme nuove che preludono a quello che si sta sviluppando nel presente disastro”. « Interviste Seminario.EZLN all’origine delle proteste sociali nel mondo. »Comunità zapatiste esempio di nuove forme di governo.2 gennaio 2012 di Comitato Chiapas "Maribel" BergamoLa Jornada – Lunedì 2 gennaio 2012Le comunità zapatiste, un esempio di nuove forme di governo. Javier Sicilia: i movimenti antisistema possono restare uniti ai margini dello StatoHermann Bellinghasen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 1° gennaio. Gli attuali movimenti antisistema “possono restare uniti in profondo dialogo ai margini dello Stato e della sua economia”, come hanno fatto le comunità zapatiste “creando forme pedagogiche e di governo”, ha affermato Javier Sicilia durante la terza giornata del Seminario Internazionale di Riflessione ed Analisi che si sta svolgendo in questa città.Paulina Fernández e Gustavo Esteva, da riflessioni ed aspetti molto diversi, hanno concordato con Sicilia riguardo la sua valutazione dell’esperienza di autonomia e governo zapatista come elemento di grande esemplarità in questo momento in cui, avrebbe sostenuto più tardi – anche se di persona – Pablo González Casanova, “il 99 percento vincerà”.Nella prima sessione è stato letto un breve messaggio di Marcos Roitman, inviato da Madrid, che oltre ad esprimere la sua “adesione” al seminario, ha ribadito il suo appoggio all’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), “arma del pensiero critico” per avere la giustizia, la libertà e la democrazia, rendendo possibili alternative ai governi dei mercati nel mondo.Con una dura descrizione critica della rapacità dei politici di tutti i partiti e del ruolo distorto dei partiti nella pratica democratica come puro business, Paulina Fernández, che studia da vicino il funzionamento reale e quotidiano dei governi autonomi zapatisti, ha criticato con dati ed esempi queste due forme diverse e non conciliabili di esercitare le responsabilità di governo e rappresentanza.Ha raccontato l’esperienza “del compa Jolil” e le motivazioni che l’hanno portato a partecipare ad un consiglio municipale autonomo, opponendola alle scandalose cifre  che ci costano i politici e governanti, con i loro stipendi e benefits, sia per incarichi di rappresentanza che di governo o struttura di partito. Migliaia di milioni di pesos, la decomposizione e la mancanza di impegno sono la dimostrazione “di quello di cui è fatta la democrazia che ci hanno imposto”, in un paese profondamente disuguale.All’opposto c’è l’esperienza del “compa” indigeno, che la ricercatrice ha potuto accompagnare e conoscere durante i due anni in cui è stato “consejo“, come le comunità zapatiste definiscono chi svolge funzioni di governo. Senza retribuzione economica né bisogno di “sapere” governare, gli indigeni partecipano per elezione delle loro comunità a strutture di delibera e decisioni collettive, la cui unica ragion d’essere è il servizio. Fernández ha denunciato “l’impudicizia” di molti dei politici che si presentano senza aver reso conto delle funzioni svolte in precedenza, o con ancora carichi pendenti. “Cercano la nomina che li protegga dalle loro precedenti malefatte”.“Tutti i compagni svolgono tutte le attività”, ha poi sottolineato. Praticano un “governo differente”. Ha visto lavorare “al potere” Jolil per due anni, dove “è cresciuto come zapatista e come persona, senza corrompersi”. Attribuisce questo risultato agli obiettivi chiari della lotta dell’EZLN e delle comunità che, “senza arrendersi”, mantengono “la solidità morale dell’organizzazione zapatista”.Condizioni di vita e organizzazione sociale. All’opposto c’è l’esperienza del “compa” indigeno, che la ricercatrice ha potuto accompagnare e conoscere durante i due anni in cui è stato “consejo“, come le comunità zapatiste definiscono chi svolge funzioni di governo. Senza retribuzione economica né bisogno di “sapere” governare, gli indigeni partecipano per elezione delle loro comunità a strutture di delibera e decisioni collettive, la cui unica ragion d’essere è il servizio. Nella prima sessione è stato letto un breve messaggio di Marcos Roitman, inviato da Madrid, che oltre ad esprimere la sua “adesione” al seminario, ha ribadito il suo appoggio all’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), “arma del pensiero critico” per avere la giustizia, la libertà e la democrazia, rendendo possibili alternative ai governi dei mercati nel mondodi Roberto De Maria e Christian Elevati, novembre 2002"Nonostante la guerra che stiamo soffrendo, i nostri morti e i nostri detenuti, noi zapatisti non ci dimentichiamo ciò per cui lottiamo e quale è la nostra principale bandiera nella lotta per la democrazia, la libertà e la giustizia in Messico: quella del riconoscimento dei Diritti dei popoli indios. Per l'impegno preso dal primo giorno della nostra insurrezione, oggi torniamo a mettere in primo piano, al di sopra della nostra sofferenza, al di sopra dei nostri problemi, al di sopra delle difficoltà, l'esigenza che si riconoscano i Diritti degli indigeni con un cambiamento nella Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani che assicuri a tutti il rispetto e la possibilità di lottare per ciò che appartiene loro: la terra, il tetto, il lavoro, il pane, la medicina, l'educazione, la democrazia, la giustizia, la libertà, l'indipendenza nazionale e una pace degna."dalla Quinta dichiarazione della Selva Lacandona, EZLN, luglio 1998  
  
Lo Stato più povero di tutto il Messico 
"Non chiediamo denaro, vogliamo poter gestirci. Lo Stato più povero di tutto il Messico    Più di 10.000 comunità indigene mancano di acqua potabile, fognature, elettricità, buone strade, comunicazioni e abitazioni. In un’abitazione indigena vivono mediamente sei o più persone; si tratta generalmente di una capanna di circa 16 metri quadri, quasi sempre con il pavimento di terra battuta. Il 75% delle circa 16.000 località rurali del Chiapas è privo di fognature e in molti villaggi non arriva la corrente elettrica, nonostante questo stato produca il 30% dell’energia elettrica di tutto il Messico.La maggior parte delle Comunità si trova in punti inaccessibili, in quanto solo il 20% delle strade del Chiapas sono asfaltate. In tutto il Messico solo il 22% della popolazione lavoratrice è contadina, mentre nel Chiapas lo è il 60%. Sempre nel Chiapas, il 20% della popolazione che lavora non guadagna denaro. Il 40% non arriva a guadagnare 30 pesos al giorno (meno di tre dollari americani); un altro 21% guadagna meno di 60 pesos al giorno.Il Chiapas è al primo posto per quanto riguarda la mortalità infantile: tra il 12% e il 18% dei bambini indigeni muore di malattie curabili come la diarrea o la denutrizione cronica. Nelle comunità indigene la denutrizione infantile arriva fino all’80%. È rara in Chiapas una famiglia indigena che non conti 3 o 4 bambini morti prima dei 5 anni. Le principali cause di mortalità nelle zone emarginate sono tubercolosi e denutrizione. La media statale è di un medico ogni 1132 abitanti, ma nelle zone indigene è decisamente inferiore: nei 17 Municipi autonomi del Chiapas, se escludiamo i volontari, c’è solo un medico. torna su "Non chiediamo denaro, vogliamo poter guardare l’orizzonte"Gli zapatisti si sono organizzati in Comunità essenzialmente sulla base della storia, dei legami familiari e della lingua che caratterizza ciascuno degli indigeni (gli indigeni parlano lingue fra di loro incomprensibili e in Messico esistono 62 gruppi etnici differenti). Tali Comunità sono dotate di forme di organizzazione nello stesso tempo semplici, efficaci e partecipative. Ciò è naturalmente facilitato dall’esiguo numero di persone che costituisce ciascuna Comunità (mediamente, alcune centinaia), ma trova il suo fondamento in una concezione del potere radicalmente differente da come possiamo immaginarcela. Tutte le cariche sono elette in forma diretta e assembleare, e non esistono partiti politici perché ciascuno nel corso dell’assemblea ha la possibilità di difendere le proprie idee e posizioni. Il mandato dei rappresentanti così eletti può essere revocato in qualsiasi momento dal popolo.Se volessimo sintetizzare con una frase l’idea che sta alla base della gestione della "cosa pubblica" nelle Comunità zapatiste, una delle definizioni migliori è certamente mandar obedeciendo, cioè comandare ubbidiendo, dove l’ubbidienza si sottointende totale nei confronti del popolo e vincolata al rispetto sacro per la parola data nell’assunzione di ogni incaricoMa le Comunità indigene così organizzate non sono fra di loro isolate e neppure la lingua costituisce un ostacolo insormontabile; al contrario, gli indigeni si coordinano fra di loro nei Municipi autonomi, tramite rappresentanti che nella maggior parte dei casi parlano anche in Spagnolo Castigliano; a loro volta i Municipi di una determinata zona si riuniscono periodicamente nelle assemblee dell’Aguascalientes di appartenenza. Tali riunioni sono particolarmente difficili da organizzare per le distanze significative che separano le diverse Comunità (ore o giorni di cammino). Solo alcune Aguascalientes possiedono un camion o un furgone, che non può evidentemente bastare alle esigenze di tutti. Inoltre gli spostamenti a piedi espongono continuamente i rappresentanti delle Comunità alle incursioni dei paramilitari (spesso conclusesi con assassinii e ferimenti gravi, quando non in vere e proprie stragi) e ai controlli invasivi e intimidatori da parte dell’Esercito Federale e dei corpi di polizia.La forma di coordinamento degli zapatisti è di tipo piramidale; la base della piramide (le Comunità) costituisce in senso forte l’oggetto e il soggetto del sistema economico, sociale e politicoAll’interno dei Municipi autonomi tutti gli aspetti della vita sociale sono organizzati attraverso specifiche Commissioni elette in modo assembleare dalle Comunità che rappresentano. Come esempio emblematico, prenderemo in considerazione l’organizzazione del Municipio Autonomo Ernesto Che Guevara, appartenente all’Aguascalientes di Morelia, che si trova nei pressi della città chiapaneca di Altamirano. L’analisi delle strutture descritte diventerà occasione per approfondire le condizioni di vita delle popolazioni indigene e le enormi differenze con i valori predominanti nelle cosiddette democrazie occidentali, come, per esempio, il rispetto e la tutela delle risorse naturali o la funzione centrale degli anziani e delle donne nella società. torna su Consejo AutónomoIl Consiglio Autonomo è eletto da tutta la popolazione e il suo mandato varia a seconda delle decisioni espresse in ciascuna località. Suo compito è coordinare il lavoro delle differenti Commissioni impegnate nell’organizzazione di ambiti specifici di interesse pubblico, come l’educazione, la sanità e la giustizia."Comandare ubbidendo" concretamente significa che la popolazione esprime i propri bisogni e il Consiglio Generale li analizza cercando di soddisfarli con la collaborazione di tutte le sottocommissioni. Come gli zapatisti ebbero modo di rilevare più volte in occasione delle visite della III Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani, i Governi Federale e Statale comandano senza consultare il popolo, neppure sulle questioni che riguardano più da vicino le realtà locali.Una delle difficoltà maggiori che il Consiglio deve affrontare è quella di rendere e mantenere il Municipio autosufficiente sotto ogni aspetto, in quanto ogni aiuto che possa venire dal Governo si è sempre dimostrato irrispettoso delle loro usanze e tradizioni, quando non è strategicamente utilizzato per corrompere l’unità delle Comunità creando conflitti e discriminazioni. Diverso è l’atteggiamento delle Comunità nei confronti degli aiuti provenienti dalla società civile nazionale e internazionale, i quali vengono generalmente accolti con favore; fanno naturalmente eccezione le associazioni e le ONG filogovernative, vero e proprio strumento contro-rivoluzionario. Gli zapatisti, infatti, preferiscono morire di fame e di malattie curabili, piuttosto che scendere a compromessi nella difesa dei propri diritti.Il rapporto con gli aiuti della società civile "degna" non si configura, per scelta precisa degli stessi indigeni, come un semplice intervento assistenziale, bensì come una vera e propria collaborazione basata su progetti il cui scopo è quello di contribuire all’autonomia e all’autodeterminazione delle popolazioni. Di qui l’importanza cruciale della formazione sul campo e della fornitura di strumenti e macchinari al fianco dei pur necessari interventi di emergenza.La vita quotidiana degli esponenti del Consiglio Generale è particolarmente impegnativa, in quanto si tratta di persone che solitamente ricoprono cariche di responsabilità anche all’interno della Comunità di provenienza, oltre che essere madri e padri di famiglia. L’attività di rappresentanza, infine, viene vissuta da parte loro con un ulteriore senso di responsabilità, derivante dalla chiara consapevolezza di pesare sulla restante popolazione per il proprio sostentamento. Tale considerazione può essere compresa appieno solo se si ricorda che nelle Comunità zapatiste ancora oggi si muore di fame o ci si ammala per malattie legate a carenze nell’alimentazione. torna su  Comisión de Tierra y TerritorioLa Commissione che si occupa di Terra e Territorio ha il compito di curare le risorse naturali presenti nel Municipio, essenzialmente terra, acqua, alberi e campi coltivati. La terra viene coltivata tramite i cosiddetti "lavori collettivi", che vedono il coinvolgimento di donne, uomini e bambini. Non si pensi però a situazioni di "sfruttamento del lavoro minorile", come lo chiameremmo noi italiani, poiché ciascuno dà il proprio contributo in funzione dell’età e delle condizioni fisiche; nello stesso tempo non bisogna dimenticare che, poiché uno degli obiettivi principali è sopravvivere, l’apporto di ciascuno è indispensabile. A ciò si aggiunga che nelle Comunità zapatiste lo spazio riservato al gioco e all’educazione è centrale nella vita dei bambini Le coltivazioni preminenti e pressoché uniche sono quelle di mais, fagioli e caffé, cui si aggiungono quelle degli ortaggi. Quando si pensa a mais, fagioli e caffé si deve considerare che, a differenza di come siamo abituati a pensare, in Messico ne esistono decine di varietà diverse. La biodiversità della zona chiapaneca, su cui torneremo nell’articolo in cui si parlerà del Plàn Puebla-Panamà, è infatti elevatissima. Le circa 200 specie di mais oggi sono in pericolo di estinzione a causa della coltivazione illegale di mais transgenico (maggiormente produttivo e resistente). Anche la coltivazione dei fagioli è in pericolo: una multinazionale è riuscita a brevettarne una specie (naturale, non geneticamente modificata) e chiunque voglia coltivarla deve pagare i "diritti d’autore", così come chi viene scoperto a coltivarla senza permesso subisce pesanti pene pecuniarie.Le Comunità più fortunate possiedono polli, tacchini e maiali, che è facile vedere scorazzare liberi nell’abitato. Queste risorse alimentari, ove presenti, insieme a mais, fagioli, verdura e frutta, costituiscono gli alimenti base e tradizionali delle Comunità. Ciò ha comportato problemi quando alle Comunità, sopratutto quelle degli sfollati a causa del conflitto, sono stati offerti aiuti alimentari in scatola da parte di organismi internazionali. I cibi confezionati sono stati e vengono tuttora visti con sospetto e generalmente rifiutati. La terra non è di proprietà di nessuno perché è di tutti i membri del Municipio. Questa negazione esplicita della proprietà privata continua a scontrarsi con gli interessi dei proprietari terrieri e dei contadini messicani che invece, incoraggiati dal Governo, puntano a una progressiva e individuale acquisizione della terra; per non parlare della continua pressione alla privatizzazione di terre e risorse naturali attuata dalle grandi multinazionali, come si vedrà chiaramente quando parleremo del Plàn Puebla-Panamà. I frutti del lavoro nei campi vengono distribuiti in base alle differenti necessità della popolazione. Anche gli alberi vengono tagliati quel tanto che basta per le case o per altri bisogni del Municipio. è assolutamente proibito vendere la legna. Come dicono gli zapatisti, ogni risorsa naturale no es negocio, es vida (non è un business, è vita). La Commissione di Terra e Territorio stabilisce anche quali siano i luoghi che devono essere conservati intatti, luoghi dove non è consentita neppure la coltivazione. Controlla, infine, che nei campi coltivati non si faccia uso di fertilizzanti o pesticidi chimici, porque matan la vida.