Bellezza e squallore

Due treni.


Un giorno dovete partire, o meglio, dovete decidere se partire oppure no, per andare ad incontrare una persona, una persona che sapete essere meravigliosa.Una persona che il destino ha messa sulla vostra strada, proprio quando, la vostra strada, pareva impercorribile per chiunque altro, tranne voi.Stando così le cose, la decisione pare scontata, non c'è nulla da pensare, non c'è dubbio alcuno sul da farsi, si prepara la valigia e si parte.Però, sarebbe tutto così semplice, se aggiungessi che l'incontro dovesse avvenire in una stazione lontana, molto lontana e, soprattutto, si trattasse di un unico incontro e, mai più nella vita, ne potreste chiedere un secondo?Una persona meravigliosa da ri-conoscere, questa volta però, in maniera reale, dopo una conoscenza a livello mentale, virtuale, fatta di immaginazione immaginata.Oppure, una persona da lasciare lì dove si trova, a metà tra la realtà e la fantasia, in quello spazio senza confini, illimitato ma …...... troppo limitato.A questo punto, la decisione non è più scontata come si poteva pensare, e la valigia è lì che attende di essere riempita o di essere riposta nell'armadio.Andate alla stazione e salite su quel treno che viaggia molto, molto più lento dei vostri pensieri che, confusi ed emozionati, cercano di anticipare un evento che potrete vivere in un futuro che volete, con tutta la vostra forza, accelerare?Oppure, richiudete con dentro tutti i vostri sogni, la valigia, in quell'armadio che la custodirà, mettendola al riparo dalla vista del vostro magone che vi accompagnerà durante il viaggio del ritorno?Quel ritorno che segna il confine tra la felicità e la depressione, quel ritorno che, sembra sempre più arduo far combaciare con un ritorno alla vita, anche solo con quella che pensavate, apparentemente, tanto vuota prima, e che, ora sì, scoprite vuota, vuota veramente, inesorabilmente vuota.Due treni da prendere; uno nella felicità di un arrivo ed un altro nella sofferenza di un addio, cosa scegliere?L'esempio fatto, è solo un esempio, però, la vita ci mette davanti a situazioni simili, contesti e ambientazioni diverse ma con un comune denominatore, una scelta pressoché impossibile.D'altronde, non potrebbe essere che così, sempre di una scelta dolorosa si tratta: limitare, contenere ed il solo circoscrivere il dolore in ambiti più sopportabili è il massimo a cui si possa aspirare.In realtà, non si sceglie neppure, in certe situazioni occorrerebbe razionalità, freddezza, calcolo, per poter optare per qualcosa ma, in quei frangenti cercarle dentro di noi diventa impossibile.Possiamo, eventualmente filosofeggiarne a posteriori, porci questa domanda successivamente e, a quel punto, esercitare l'inutile arte dialettica dei “se” e dei “ma”.La filosofia però, può aiutarci a sentir in maniera meno accentuata quel velato e latente rimorso delle cose fatte o non fatte, a farci capire che nessuna opzione, in realtà, può esser migliore di un'altra quando entrambe portano ad risultato univoco.Gettare la possibilità, il dono, che la vita ci fa di incontrare una persona speciale, anche se per poco, in cambio del dolore da non dover provare lasciandola, è giusto?O è più giusto soffrire ma aver avuta la fortuna di aver potuta apprezzare una persona come mai, e che mai, pensavamo esistesse o potesse esistere?Non chiedetemi di rispondere, sono anni che ci provo e non ci riesco, non ho una risposta da dare, neppure a posteriori, quando la lucidità ed il ragionamento avrebbero potuto e dovuto aiutarmi.Avrebbero potuto aiutarmi solo se non fossero stati sopraffatti dall'emozione e da quella sensibilità che offusca la mente e che scoppia nello stomaco, anche a cose avvenute.Siamo tutti con la valigia aperta, lì sulla sedia vicina al letto, pronta per essere riempita di indumenti e di sogni, di lacrime e di sorrisi, di mani che stringono e che poi si allontanano nel vento.La valigia che è poi la metafora della nostra vita, riempita di tutto e riempita di niente, fatta di arrivi e di partenze, di assenze e di presenze, fatta per essere utilizzata, con tutto ciò che ne consegue, prima di doverla riconsegnare definitivamente.