Bellezza e squallore

Addio.


Non dirò mai addio, perché non è soltanto una parola.Addio, è un modo per star male, oltre il male che già c'è.Non la dirò perché è qualcosa di definitivo, qualcosa di finale, che va oltre la fine, anche se fine mai non c'è, neppure quando, poi tutto finisce.E' una parola che non ha pietà, ché ti colpisce, nonostante tu sia già inerme a terra.Non ti finisce, come lealtà vorrebbe, ti uccide, si, ma poco a poco, con sadico dispetto.Addio, è una panchina fredda, abbandonata li, sul marciapiede di una caotica stazione.Son le tue mani che stringono il dono del ricordo, perché c'è sempre un dono, da stringere, quando te ne te ne devi andare.E' una figura che vedi allontanarsi, con le mani che sembrano andar distratte sui capelli, facendosi violenza per non dovere più voltarsi.Son gli occhi che, umidi, fissano nel vuoto, lo stesso vuoto che ormai è dentro di te.E' quel freddo gelido, oltre l'inverno, oltre il tempo, ora immobile, ma che, troppo lesto ormai, se n'è già andato.Addio è un mondo a parte; dal mondo di tutti ormai troppo distante.Un mondo che ti passa accanto e che neppur ti vede, perché non esisti per nessuno, tranne, per chi l'ha pronunciato, e per il tuo tormento.Addio, sono le lenzuola bianche di un letto di dolore.E' quella fiammella che vedi spegnersi lenta, per poi andar ad accendersi, la, dove c'è sempre luce.Addio, è il viaggio che ti porta indietro nel passato, per poi scaraventarti in un futuro fatto solo di ricordi.Non dirmi mai addio perché io non te lo dirò.Se vuoi andare vai e non ti fermerò, puoi anche non dir nulla, puoi anche dirmi tutto, e poi ancor di più, ma non mi dire addio. Non dirmi addio perché, intanto, io mai ti scorderò.Sarai accanto a me, benché lontana e, se non si dice addio, mai nulla finirà, anche se tutto potrà sembrar finito.