Bellezza e squallore

Un giocattolo.


Sarà successo a molti di voi personalmente o, anche se non siete stati coinvolti in prima persona, sarete a conoscenza della situazione che qui vorrei proporvi.Se, in una stanza con tanti giocattoli disponibili, sono presenti due bambini e, uno dei due va a prendersene uno, subito, l'altro, va a contenderglielo.Probabilmente, è un meccanismo mentale insito nell'uomo, probabilmente, prescinde dalla ragione e dalla razionalità, probabilmente è un comportamento che non è solo infantile e che, difficilmente, si può correggere neppure in età adulta.Ma, detto questo, possiamo trovare una ragione, più ragionata?Appare evidente che, fino al punto in cui i due bambini, sono disinteressati ai giocattoli a disposizione, questi ultimi, son tutti uguali, nessuno, dei tanti, assume alcuna rilevanza.Solo dopo esser stato scelto, il giocattolo assume una valenza diversa e da quel preciso istante, comincia ad essere considerato.Tale considerazione, non gli è stata attribuita, come parrebbe logico supporre, dalla scelta del solo bambino che l'ha effettuata ma, anche dell'altro che, invece di sceglierne un altro tutto per se, vuole impossessarsi proprio di quello, adesso, posseduto dall'altro.Sicuramente, il giocattolo conteso, non è il più bello di tutti, certamente, non è quello che attrae in modo particolare, è semplicemente un balocco, un qualcosa di nessuna importanza un attimo prima, diventato importante, solo un attimo dopo.Non è tanto interessante discutere circa i motivi della scelta primaria; poco importa stabilire se un giocattolo viene opzionato per un mero fatto emotivo o per un ragionamento, se è frutto del caso o del momento, intanto, potremmo ipotizzare qualunque cosa senza mai venirne a capo.E' molto più affascinante, invece, addentrarci in una riflessione che, porti a comprendere, cosa scatti nella mente, di chi desidera un qualcosa, solo a fronte, e al momento, dell'appagamento di un altrui desiderio.A mio parere succede per emulazione, per una deduzione mentale che porta a pensare che, se qualcuno ha effettuata una scelta, quella, probabilmente, è la scelta migliore o, quantomeno è ritenuta tale.Diciamo che, potrebbe trattarsi di pigrizia intellettiva, dell'apatia che induce a fidarsi dell'altrui istinto e non del proprio, della poca fiducia in se stessi e della troppa fiducia nelle scelte di altri.Potremmo paragonare il tutto alla moda del momento; tutti la seguono, per il solo fatto che qualcuno l'abbia lanciata, prescindendo da cosa essa sia e dalle attitudini proprie.I bambini si accapigliano per un trastullo, per un qualcosa che non importa più dopo averlo avuto; i grandi, che bambini son rimasti, perdendo però le squisite doti infantili, arrivano a commettere atti di violenza inaudita per contendersi un bene materiale o affettivo.Però, non è soltanto questo.In un bambino, scatta anche un'illogica gelosia in quanto, non possiede il giocattolo, non può avanzare alcun diritto su di esso, eppure lo rivendica in nome, persino, di un ipotetico diritto futuro.E' una forma di egoismo che gli fa pensare che, ogni giocattolo presente nella stanza, sia virtualmente suo e non accetta che nessun altro, al di fuori di lui possa servirsene.Per questo sostengo che un tale atteggiamento prescinda dalle doti dell'oggetto, il bimbo non ne fa una questione di qualità ma di assoluta totalità dell'ipotetico privilegio.E' possessivo, il giocattolo è “suo” e deve rimanere “suo” fino a quando persiste l'interessamento dell'altro, quando questo verrà a scemare, e conseguentemente, si rivolgerà su un altro oggetto, la guerra non finirà, ma si sposterà su un nuovo fronte.Non fa differenza se la disputa è per un pallone, una macchinina o dei soldatini, lo scontro è tra chi dei due deve prevalere sull'altro, l'oggetto conteso è soltanto il pretesto per conquistare una posizione di predominio.Mentre scrivo, mi viene in mente un'ulteriore riflessione: Che cos'è un giocattolo?E' un oggetto con il quale si gioca.Se estendiamo il concetto alla definizione: “Oggetto del desiderio”, ci appare in tutta la sua nitidezza, la sconfortante tristezza di chi, umano, si trovi nella condizione di giocattolo conteso.Una persona “giocattolo” da soggetto diventa automaticamente oggetto.L'umano, a differenza di una cosa inanimata, però, è perfettamente cosciente di ciò; una persona sa benissimo che, se altre persone hanno nei suoi riguardi un interesse, tale situazione equivale a quella che vede per protagonisti due bambini.Non può sfuggirgli/le che è l'oggetto del contendere, del momento e, soprattutto, sa che non farebbe alcuna differenza se un'altra persona si trovasse al suo posto.Solo per un caso fortuito del destino si trova a vivere tale condizione ed è perfettamente conscio/a  che mai si sarebbe verificata in un contesto diverso.Una persona, sa che il suo ruolo finirà nel momento in cui finirà la disputa e, come un giocattolo, verrà accantonato/a perché non ha più senso giocare con qualcosa che, a quel punto, non interessa più a nessuno.Penso che non sia un vanto per nessuno essere oggetto di una contesa, perché il verbo “contendere” mal si coniuga col verbo “amare” e la parola “oggetto” toglie la dignità alla parola “soggetto”.