Archivio messaggi
Lu | Ma | Me | Gi | Ve | Sa | Do |
|
|
|
|
|
|
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
Chi può scrivere sul blog
Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti possono pubblicare commenti.
C'era una volta il west- Il mio sogno
Eravamo nel 1968 ed io dodicenne mi guardavo intorno per capire cosa stessi cercando, cosa volessi ma soprattutto, chi fossi. Un adolescente che vedeva intorno a sè un mondo cambiare, forse in maniera troppo rapida per capire, forse in maniera troppo lenta per i sogni che si hanno in mente a quell'età. Un mondo nuovo arrivato addosso, che portava con sè nuove parole, nuove mode, nuova musica. Ascoltavo come tutti in quegli anni la prima radio "libera", quella Radio Montecarlo che si faceva preferire ai canali Rai a cui per forza di cose eravamo legati. Ricordo tutte le canzonette dell'epoca e non mi vergogno nel dire che molte non mi dispiacciono neppure ora. Arrivavano i primi complessi stranieri di una certa importanza e i compagni di scuola si buttavano a comprare i loro dischi. Io continuavo ad ascoltare tutto ciò ma li ascoltavo solo, non li sentivo, non mi riconoscevo, nulla era ciò che stavo cercando, ero solo sballottato da sonorità che non mi prendevano e poco mi appassionavano. Un giorno mi capita di ascoltare questo tema, per caso arrivato fino a me, una musica che mi ha attirato a sè o per meglio dire mi ha attirato a me, una musica che è stata lo specchio della mia anima, una musica che è diventata mia proprio come io diventavo suo. Non sapevo da dove venisse, non immaginavo neppure fosse una colonna sonora, non sapevo dove andarla a ritrovare. L'ho cercata, l'ho scovata ed è con me da quarant'anni, non potrei fare a meno di lei perchè perderei la parte migliore di me, sarebbe come specchiarsi e non vedersi, sarebbe come mangiare e non nutrirsi, sarebbe come vivere senza pensare. Io per mia natura non sono geloso, perchè penso che la gelosia, in fondo, non sia che la nostra insicurezza che ci fà credere di non esser all'altezza di sostenere una comparazione con qualcuno che, diamo già per scontato, esser meglio di noi. Lo sono però verso questa musica che sento mia e solo mia e non mi fà molto piacere se altri mi dicono di riconoscersi in lei, sarebbe come vedere all'improvviso spuntare un nostro replicante mentre fino ad oggi credevamo di essere unici. La capisco e lei mi capisce, mi prende per mano e mi porta in posti tranquilli, mi asciuga gli occhi dalle lacrime dopo averli bagnati, così senza neppure un perchè, mi stringe forte la gola togliendomi quasi il respiro, facendomi male ma riportandomi in vita. Chi mi vede quando sto con lei mi dice che cambio espressione, che mi perdo in un mondo lontano, che trattengo, senza riuscirci, un'emozione che raramente mi capita di avere. E' vero, e non chiedetemi perchè, non saprei rispondere, non si motivano le sensazioni, non si riescono a spiegare i tumulti del cuore, non si sà nulla degli sconvolgimenti dell'anima, non si razionalizza l'amore. Una dolcezza infinita che mi prende la mente e se la porta con sè e non sono più io, proprio quando sono più io che mai, mentre io divento lei e lei diventa me, uniti in un sogno che finirà solo quando non avrò più la forza per sognare.
|
Messaggi di Giugno 2019
Post n°372 pubblicato il 15 Giugno 2019 da lontano.lontano
Credènte agg. e s. m. e f. [part. pres. di credere]. -1. Che o chi professa una fede religiosa, in partic. la religione cattolica: le persone c.; è c. ma non praticante; tutti i c.; la moltitudine dei c.; è un sincero, un fervido c., è una c. Convinta. Non credente, chiunque rifiuti consapevolmente Dio e ogni religione considerati come l'ostacolo principale all'affermazione dell'uomo o come il risultato di una superstizione; il termine comprende quindi, spec. al plur., non soltanto chi non professa la vera fede, ma in genere gli atei, gli agnostici, gli indifferenti verso qualsiasi fede e credenza religiosa.2. estens. Che o chi ha fede in un'idea, in una dottrina sociale, politica e sim.
Questo è quello che ho trovato sui vocabolari cercando detta parola. A mio parere, hanno significato solo le definizioni che dicono di una forma verbale e quella di un aggettivo. Sostantivarlo, sempre a mio parere, ha una valenza interpretativa del tutto fuori luogo. Credente è colui il quale crede, e la cosa finisce, o dovrebbe, finire li; fare riferimenti a divinità di qualsivoglia specie o fedi religiose è una forzatura subdola e sospetta. Si dovrebbe sempre specificare ciò in cui si crede per fornire a chi ci ascolta un riferimento esatto e certo, non si è solo credenti e basta ma, si crede in qualcosa e, pertanto, la materia dovrebbe esser precisata. Non sono attualmente credente e non sono "un" credente, tanto per allinearmi al comune pensare, perché è da quando hanno capito che potevano riempire il mio cervello di qualcosa che era nell'interesse altrui e non nel mio, che mi hanno indotto a credere ma, quel tempo ormai è finito. Mi hanno costretto a credere alle cose più assurde, a falsità talmente grossolane che ritengo tutto ciò una grande offesa alla mia modesta intelligenza. Mi hanno preso in giro facendomi diventare un "credente" e non un "pensante". Mi hanno fatto credere a tutto senza esclusione di colpi, senza pietà e senza vergogna, hanno fatto di me, per quel poco tempo, anche se sempre troppo, senza mia colpa alcuna, ho concesso loro, un cervello automatico. Come dico dal giorno in cui ho la piena facoltà mentale, "Non voglio credere, voglio pensare, riflettere e, semmai appoggiare o avversare una tesi". Che sia un dio o un uomo, la scienza o la presunzione dogmatica di chi la rappresenta, che sia un'autorità imposta dall'alto o dei canali mediatici asserviti, nessuno riuscirà a farmi recedere da questa mia posizione. Posso credere in alcuni valori, posso anche avere una fede come quella di tifoso e posso ammettere che ognuno possa avere la propria, a patto che questa, abbia una valenza psicologica che consenta, a chi la professa, di trarne dei benefici a quel livello. Non ritengo però accettabile avere una fede derivante da falsità perché credere in qualcosa di falso non procura benefici ma solo drammatiche illusioni. Credente è una forma verbale, è colui che crede in qualcosa, qualsiasi cosa, Dio non c'entra e se non c'entra, non venga nominato invano.
Post n°373 pubblicato il 22 Giugno 2019 da lontano.lontano
Va di moda l'espressione: "Essere cittadino del mondo" Come moltissime, se non tutte le mode, si tratta di cosa che non ha né logica, né ragione. Lo affermo alla luce di un ragionamento a base giuridica. Cosa significa la parola cittadino e cosa da essa consegue? Facciamoci aiutare dall'enciclopedia di internet per riuscire a capirne qualcosa di più. Un cittadino è un abitante o residente in uno Stato del quale possiede la cittadinanza avendone i conseguenti diritti e i doveri . Possiamo accettare l'idea che una persona sia abitante di questo mondo ma esserne residenti è cosa del tutto diversa. Infatti la residenza, secondo il diritto italiano, è il luogo in cui la persona ha la dimora abituale (art. 43, II comma c.c.). Mi pare poco verosimile che qualcuno disponga della dimora abituale in ogni parte del mondo. Vediamo ora se l'altro requisito essenziale: La cittadinanza, viene soddisfatto oppure no. Secondo il diritto, la cittadinanza è il legame della persona con lo Stato di appartenenza: lo stato di cittadinanza è l'insieme dei diritti e dei doveri civili e politici, nei riguardi dello Stato, spettanti al cittadino. La cittadinanza è, quindi, la condizione giuridica di quanti appartengono ad uno Stato in virtù di un particolare collegamento al suo territorio e da essa discende il godimento dei diritti civili (e politici) e l'assolvimento dei corrispondenti doveri. La cittadinanza, quindi, può essere vista sia come uno status del cittadino ma anche come un rapporto giuridico tra cittadino e Stato. Le persone che non hanno la cittadinanza di uno Stato sono stranieri se hanno quella di un altro Stato, apolidi se, invece, non hanno alcuna cittadinanza. Se interpreto correttamente l'ultima frase, chi afferma di esser cittadino del mondo, non sa che invece, ed a tutti gli effetti, è nella condizione di straniero nel mondo o, cosa magari più comoda o per lo stesso auspicabile, un turista del mondo. Che poi qualcuno eccepisca che lo Stato non sia il mondo, lo considero un modo di usare la dialettica per nascondere l'evidenza. Sempre sull'enciclopedia, in relazione alla cittadinanza trovo: " Tra i diritti ci sono quelli civili come la libertà personale o l'uguaglianza di fronte alla legge, quelli politici come il diritto di voto o la possibilità di ottenere incarichi pubblici, e quelli sociali come il diritto alla salute e al lavoro. Tra i doveri c'è la fedeltà allo stato, che in certi paesi può tradursi nel servizio militare obbligatorio." C'è qualche "cittadino del mondo" che ha prestato servizio militare per un Paese coinvolto in una guerra? Secondo i doveri che dovrebbe avere verso lo stesso, penso che avrebbe dovuto farlo ma, essendo un cittadino del mondo, paritariamente, avrebbe dovuto anche vestire l'uniforme dell'altro Paese belligerante. E quando si parla di diritto alla salute, il cittadino del mondo, può esercitarlo in modo del tutto gratuito in ogni stato del mondo? Non è che in alcuni Paesi occorra pagare o avere a garanzia qualche forma assicurativa per fruire dell'assistenza sanitaria? Quando si parla di diritti si dovrebbe parlare anche di gratuità perché non è logico pensare che qualcuno possa esercitare un diritto a fronte di spese che non possa effettivamente sostenere. Altra osservazione che non è cosa da poco, il "cittadino del mondo" esercita il diritto politico di voto in ogni zona della terra? Si reca, a fronte di ciò, alle urne quante volte in un anno? E dove il voto non è previsto può considerarsi un "cittadino"? Ed ancora, essendo una cittadina del mondo, in quanti paesi non può esercitare il diritto di voto a causa di un divieto causato dalla differenza di genere? Ma per farla, non breve ma brevissima, se uno si sente cittadino del mondo, lo hanno messo al corrente che, per esserlo a tutti gli effetti, dovrebbe fare domanda formale presso gli uffici preposti di ogni singolo Paese? E qualora volesse effettivamente farlo, è legalmente consentito dalla legislazione di ogni singolo Stato la cittadinanza plurima? Di questo non sono a conoscenza e mi annoia perder tempo per informarmi perché a me basta esser cittadino italiano, di esserlo del mondo nulla me ne può fregare. Ci sono frasi ad effetto utili soltanto a mettersi in evidenza ma nel loro contenuto, contengono il nulla. A parole si può esser cittadini del mondo ma non nei fatti, esattamente come, a parole, si può esser cittadini di Venere, cosa che a me non sarebbe affatto sgradita se, come può far immaginare il nome del pianeta fosse popolato da delle gran belle figliole.
|
Inviato da: Faitù
il 09/03/2024 alle 17:43
Inviato da: Faitù
il 09/03/2024 alle 13:22
Inviato da: lontano.lontano
il 23/01/2024 alle 11:36
Inviato da: cassetta2
il 23/01/2024 alle 09:24
Inviato da: Faitù
il 13/01/2024 alle 14:41