LIBRI PENSIERI

L'ALTRA SCELTA «HO UNA MALATTIA TERRIBILE MA VIVRO' FINO ALL'ULTIMO»


aura si alzava presto la mattina. Sorseggiava il primo di una lunga serie di caffè stando in piedi nella sua cucina, «nel silenzio e nel buio della casa». beveva lentamente, «per non farlo finire», e poi era pronta. Svegliava i suoi bambini, salutava suo marito Franco, usciva per andare a scuola: «Adoravo quei bimbi, forse troppo per essere la loro maestra». Poi tornava da scuola, e viveva la sua vita, con un gruppo di amici così unito da abitare nello stesso condominio, un bel palazzo ai bordi di Monza. Parlando con loro della sua passione per l'Africa, cantando nel coro della parrocchia di San Biagio. Una notte di cinque anni fa Laura fece un sogno strano. «Vidi, osservandola dall'alto, la testa di una persona che non mi fu difficile riconoscere: ero io». Ricorda che prese quel cranio, lo scoperchiò e ci guardò dentro. Vide qualcosa che non andava nel suo cervello: «Mi sembrò di notare un movimento nella massa bianca...». Enormi pidocchi candidi, con tante orrende zampette, che in quella massa bianca si muovevano e si mimetizzavano. «Oggi, ripensandoci, ne sono certa: fu allora che "lei" entrò nella mia vita». Con un brutto sogno, come un brutto sogno: «E' arrivata senza fare rumore, senza farsi riconoscere, per rubare indisturbata. Poi, senza preavviso, si è tolta la maschera, maledetta bastarda. Ha aspettato il momento migliore per farci più male, il momento più felice per una famiglia: l'attesa di un nuovo bambino». E' arrivato, il bambino, e poi, devastante, è arrivata anche "lei". La ringrazia anche, "la bastarda": «Mi costa molto doverlo ammettere, ma devo dire grazie proprio a "lei", per aver scrollato la vita con tanta violenza da far cadere tutto ciò che non conta, perché adesso io posso vedere con chiarezza quello per cui vale la pena di investire: gli affetti, le persone». La maestra elementare Laura Tangorra, quarant'anni, che una volta si alzava presto la mattina, adesso non si alza più. Adesso non può più muovere le mani con le quali faceva i bellissimi disegni che ornano il suo piccolo libro dal quale sono tratte quelle frasi che Laura non può più pronunciare. Perché "lei" si chiama sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ed è veramente «una bastarda». Laura sa perfettamente come l'ha ridotta: «Devo ammettere che era veramente in gamba: mi stava conciando per le feste»Suo marito la chiama "bradipo", niente male - scrive Laura - per una donna che era soprannominata "schizzo" per la sua rapidità. Racconta delle sue mani («Due inutili pezzi di corpo, imploravo le mie dita di muoversi, ma era come se non mi appartenessero più»), osserva stupita la disinvoltura con cui gli altri muovono le labbra per parlare. Eppure questa donna coniuga i verbi al futuro. Fa capire che non vuole dargliela vinta. L'ha scritto quando ancora poteva farlo in un libro bello e semplice, che si chiama "Solo una parentesi". L'ha pubblicato la Oropuro, che è la casa editrice fondata da don Maurizio Rolla, il prete della parrocchia dove Laura andava a cantare. Sono centosei pagine piene di luce, l'amore per i figli e per il marito, lo stupore per le notti passate in Africa, per le piccole emozioni. E sopra ogni cosa, il rapporto con "lei". I soldi ricavati dalla vendita serviranno a finanziare una casa di accoglienza per orfani in Kenya. Dice don Maurizio: «Non ha vissuto la sua malattia come una persecuzione, ma addirittura l'ha usata come uno strumento per fare del bene». Nella casa di Laura non si piange. Arrivano le voci dei ragazzi, che giocano e ridono. Dice Franco, che da un anno ha ottenuto il part time dalla banca dove lavora per starle più vicino: «L'ultima cosa nella testa di mia moglie è l'eutanasia. E' convinta di guarire, e anch'io la penso così. Perché una speranza in fondo al cuore ci deve essere, sempre. Noi abbiamo la speranza ma anche la convinzione». Sarà la forza della fede. «Aiuta, ma non credo sia quello. Io e Laura siamo cattolici, ma ci consideriamo moderni, non abbiamo una visione confessionale della chiesa». Non è neppure incoscienza. «Sappiamo perfettamente cosa ci è capitato e cosa ci aspetta. Ma pensiamo che sia nello spirito dell'animo umano pensare che una via d'uscita ci possa essere, sempre». Laura ha presentato il suo libro agli amici con una paginetta scritta al computer. Parole semplici: «Questa pagine raccontano una vita normale, una storia come tante, che l'incontro con la malattia fa risplendere di una luce nuova, di nuovi riflessi. Quando la propria vita scivola tra le mani, niente di ciò che abbiamo sembra scontato ed ogni cosa acquista più valore. E' strano. Qualche volta la luce si spegne all'improvviso e ci si accorge che gli occhi vedono più di prima». Poi Laura scrive ancora: «Mi piacerebbe poter lasciare un alone di emozioni positive a chi mi leggerà... in realtà sono felice».