Creato da andreacasas il 09/10/2009

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Claudio Quartarone Calling Any Station

Post n°16 pubblicato il 26 Febbraio 2014 da andreacasas
 
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Calling Any Station è l’album  che il chitarrista e compositore Claudio Quartarone ha riservato per i propri fans. L’album sarà disponibile a partire dal prossimo 21 aprile ma è disponibile in pre-order su Amazon già a partire da adesso, martedì 25 febbraio.

Claudio Quartarone Calling Any Station

Questo ultimo lavoro del musicista siciliano rappresenta una importante tappa da un punto di vista compositivo ed espressivo , è infatti a mio avviso uno degli album piu belli di musica elettronica / suonata in circolazione. 

L’album avrà in totale otto brani.

questa è la tracklist dell’album:

1. Birds 
2. Cartoon 
3. Dna 
4. Felipe 
5. Fire Work 
6. Jaxx [Explicit
7. Main Stream 
8. One and Everything 

 
 
 

Keith Jarrett,poesia e musica.

Post n°15 pubblicato il 20 Dicembre 2011 da andreacasas
Foto di andreacasas

Sono quasi trascorsi ventanni da quando, nel gennaio 1983, Keith Jarrett, Gary Peacock e Jack DeJohnnette entrarono negli studi Power Station di New York per incidere i cinque pezzi che compongonoStandards, Vol.1, pubblicato poi dall'etichetta tedesca ECM nel 1985.

L'incisione fu storica per diversi motivi, non ultimo quello che la formula del trio piano-contrabbasso e batteria riprese e rilanciò una struttura già cara a Bill Evans, il pianista che aveva portato nel jazz la poetica di Debussy e atmosfere risalenti al pianismo classico del primo Novecento.
A risentirlo ora, dopo un bel po', devo dire che le mie impressioni non sono mutate.

 
 
 

Enrico Rava,il maestro del jazz

Post n°10 pubblicato il 12 Marzo 2011 da andreacasas
 

Enrico Rava,il maestro intramontabile del jazz...

È nato a Trieste nel 1939 per caso, come ha raccontato egli stesso[1]; di famiglia piemontese da generazioni, è cresciuto a Torino dove ha cominciato a suonare da autodidatta il trombone in bandedixieland. Trasferitosi a Roma nei primi anni sessanta, ha avuto modo di collaborare con importanti musicisti, in particolare con Gato Barbieri e con Steve Lacy. Con il primo ha registrato nel 1962 la colonna sonora del film di Giuliano Montaldo Una bella grinta. Con Steve Lacy ha suonato in un quartetto e si è trasferito in Argentina per qualche tempo, dove ha registrato nel 1966 The Forest and the Zoo, considerato uno dei dieci dischi essenziali del free jazz

 

 
 
 

Stefano Bollani,il talento inarrestabile

Post n°9 pubblicato il 07 Marzo 2011 da andreacasas
 

 

Stefano Bollani è oggi il piu grande pianista italiano.

A sei anni vuole diventare cantante e così per accompagnare la sua voce, Stefano Bollani inizia a suonare la tastiera che è in casa. Pochi anni dopo incide una cassetta in cui canta e suona, la invia al suo mito, Renato Carosone, e la accompagna con una lettera in cui spiega il suo sogno. Carosone gli risponde consigliandogli di ascoltare tanto blues e jazz e così Bollani fa. 

Compra il suo primo disco: il secondo volume dell'enciclopedia del jazz della Fratelli Fabbri. Ad 11 anni s'iscrive al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, dove si diplomerà nel 1993, in pianoforte. 

A 15 anni calca i palcoscenici come professionista, suonando soprattutto pop, e contemporaneamente studia con Luca Flores, Mauro Grossi, Franco D'Andrea di cui segue i seminari a Siena Jazz. 

Nel 1996 incontra Enrico Rava al Teatro Metastasio di Prato che lo invita subito a suonare con lui a Parigi e gli dice:"Sei giovane, non hai famiglia. Rischia, lascia il pop e dedicati a tempo pieno alla musica che ami" . Bollani segue il consiglio di Rava, non parte in tournèe con Jovanotti e si tuffa nel jazz, linguaggio d'improvvisazione e libertà.Rapide sono le tappe della sua ascesa: dall'importante collaborazione, tuttora attiva, con il suo mentore Enrico Rava, all' affermazione nel referendum della rivista Musica Jazz (miglior nuovo talento 1998); dalla direzione della sua Orchestra del Titanic (all' attivo numerosi concerti e due dischi per l' etichetta Via Veneto) alla realizzazione di dischi e spettacoli-omaggio alla musica leggera del passato (Abbassa la tua radio con, tra gli altri, Peppe Servillo, Irene Grandi, Marco Parente, Elio delle storie tese....e Guarda che luna! con Gianmaria Testa, la Banda Osiris....) fino alla consegna, nel settembre 2003 a Napoli, del Premio Carosone, solitamente destinato a cantanti. 

Persino in Giappone si sono accorti di Stefano Bollani e Swing Journal, la più autorevole pubblicazione jazz di quel paese, gli ha conferito, sempre nel 2003, il New Star award, la prima volta per un musicista europeo. Innumerevoli le sue collaborazioni oltre a quella "storica" con Rava: Richard Galliano, Gato Barbieri, Pat Metheny, Michel Portal, Phil Woods, Lee Konitz, Han Bennink, Paolo Fresu e le sue presenze sui palchi più prestigiosi del mondo (da Umbria Jazz al festival di Montreal, dalla Town Hall di New York alla Scala di Milano).La sua musica vive spesso all'insegna dell'ironia, caratteristica evidente in tutti i suoi lavori, alcuni particolarmente bizzarri e fuori dai canoni come la Gnosi delle fanfole, disco nel quale ha messo in musica, insieme al cantautore Massimo Altomare, le surreali poesie di Fosco Maraini (1998), e la Cantata dei pastori immobili, sorta di oratorio musicale per quattro voci, narratore e pianoforte, realizzato su testi di David Riondino, pubblicato in un cofanetto (libro cd) dall' editore Donzelli (2004) Ha realizzato quattro dischi per l'etichetta francese Label Bleu: Les fleures bleues, 2002, un omaggio allo scrittore Raymond Queneau, realizzato con gli americani Scott Colley al basso e Clarence Penn alla batteria, un disco in solitudine Smat smat, 2003; Concertone, 2004,composizione per trio jazz e orchestra sinfonica, con arrangiamenti e direzione di Paolo Silvestri, ed infine I Visionari, primo disco con il suo nuovo quintetto con Mirko Guerrini al sax, Nico Gori al clarinetto, Ferruccio Spinetti al contrabbasso e Cristiano Calcagnile alla batteria.Nel 2003 inizia la collaborazione con i due danesi Jesper Bodilsen e Morten Lund con cui incide per la Stunt Records Mi ritorni in mente e nel 2005 Gleda, songs from Scandinavia. 

Per la collana "Racconti di canzoni" ha pubblicato (editore Elleu, 2004), omaggio alla storia dello swing e del jazz nel nostro paese e soprattutto al suo mito Carosone. Nel maggio scorso nella collana dedicata al Jazz del settimanale L'Espresso, esce il primo disco italiano del suo trio con Ares Tavolazzi e Walter Paoli. I dischi precedenti erano usciti unicamente per l'etichetta giapponese Venus Records.Per il suo carattere estroso e divertente e per le sue doti naturali di entertainer, Stefano Bollani si guadagna la copertina del settimanale (sempre nel maggio di quest'anno), unico jazzista italiano a confrontarsi con Paperoga! 

A settembre 2006 sono usciti in contemporanea Piano Solo primo cd a suo nome per ECM,che conquista subito le prime posizioni nella classifica delle vendite jazz ed entra nella classifica di Sorrisi&Canzoni al 31°posto; ed il suo primo romanzo La sindrome di Brontolo per i tipi di Baldini Castoldi, Dalai ed.

 
 
 

Francesco Bearzatti, un tenore da urlo...

Post n°8 pubblicato il 20 Dicembre 2010 da andreacasas
 
Foto di andreacasas

Oggi mi occupo di Francesco Bearzatti ,un grandissimo talento del sax tenore.
Narratore innamorato delle parole e capace di prodigiose innovazioni, straniero sempre e ovunque eppure profondamente italiano, musicista all'eterna ricerca dell’altro, attirato irresistibilmente dai processi rivoluzionari purché liberi e mutevoli e non rigidi, Francesco Bearzatti ha trascorso l’infanzia nella provincia friulana. Con i coetanei ha condiviso i primi amori musicali, ascolti da rockettaro vero: Led Zeppelin, Deep Purple, poi è arrivato il punk, Ramones, Sex Pistols e tutti gli altri. Diplomato in clarinetto al conservatorio di Udine, Francesco approfondisce gli studi a New York, dove ha modo di incontrare anche George Coleman. 
Per molti anni si dedica alla musica rock e pop, per diverso tempo si esibisce nelle discoteche locali anche nelle vesti di dj e incide alcuni progetti di musica elettronica che segnano profondamente la sua corsa musicale: “Ho suonato molta musica pop specie quando ero molto giovane. Ho suonato per cinque anni in discoteca, più o meno tutte le sere, lavorando con vari dj e come dj, e mi è capitato di registrare anche molta musica elettronica. Questo tipo di situazioni rappresenta un’influenza ancora oggi molto evidente: fa parte del mio background e quando penso ai miei progetti, mi viene naturale andare a pescare anche nel mio passato extra-jazzistico”. Tra le prime e più importanti esperienze formative è certamente il disco “Live At Vartan” – e conseguente tournée negli Stati Uniti – a nome del trombettista russo Valery Ponomarev nel quale si ritrova a suonare con il batterista Ben Riley, storico partner di Thelonious Monk. Forma nel 1994 il Kaiser Lupowitz Trio, formazione legata al periodo veronese e composta da Enrico Terragnoli alla chitarra e Zeno De Rossi alla batteria, che prende il nome da un investigatore privatore, personaggio inventato da Woody Allen per una short story, cui viene dato l’incarico di trovare Dio. Di chiara ispirazione newyorkese, specie per quell’avanguardia che si stava consumando all’interno della Knitting Factory, il trio si contraddistingue per una profonda spinta folk, con mescolamenti vari con il klezmer e la musica indiana. Insieme registrano un paio di dischi: “Dommage” gode anche della partecipazione di Kurt Rosenwinkel alla chitarra; “You Don’t!”, inciso al Systems Two Studio di Brooklyn, vede affacciarsi Josh Roseman. 
Il primo disco da leader è intitolato “Suspended Steps”, inciso per la Caligola in quartetto con Paolo Birro al pianoforte, Marc Abrams al contrabbasso e Max Chiarella alla batteria. Il disco, pubblicato nel ’98 e formato da repertorio quasi totalmente originale, gode di un buon consenso di pubblico e della critica specializzata (in particolare sul magazine francese JazzMan). Tuttavia il periodo seguente, gli anni trascorsi in Francia, a Parigi, segnano per Francesco l’apice della sua corsa artistica. Stringe un’ottima amicizia con Aldo Romano e partecipa alle registrazioni di “Because of Bechet”. Proprio in quell’occasione incontra Emmanuel Bex, virtuoso suonatore di organo. I tre formano il Bizart Trio capeggiato da Francesco e registrano “Virus” per l’Auand di Marco Valente (2003) e replicano l’anno seguente con “Hope” nel quale compare anche Enrico Rava. Nel 2003 viene votato Miglior nuovo talento al Top jazz indetto dalla rivista specializzata Musica Jazz.
Tra le molte collaborazioni, sicuramente di rilievo è quella con Giovanni Mazzarino. Francesco prende parte a diverse incisioni sia del quartetto che del quintetto del pianista siciliano, da “Plays Ballads” del 1999 a “Live allo Spasimo” del 2003, il primo realizzato in quartetto, il secondo in quintetto.
Prende parte alle due incisioni di Gianluca Petrella per la Blue Note ed è tra i protagonisti del quintetto di Stefano Battaglia con il quale ha già inciso un disco-tributo a Pier Paolo Pasolini pubblicato dalla celebre casa discografica Ecm. Tra i progetti disponibili a suo nome, oltre al Bizart Trio (artefice dei due dischi per Auand), il premiato progetto “Stolen Days” sempre prodotto da Auand a nome del Sax Pistols (formazione nella quale lo affiancano Stomu Takeishi al basso elettrico e Dan Weiss alla batteria o, in alternativa Danilo Gallo e John Arnold). Inoltre è protagonista di un libero adattamento per voce recitante e sassofoni di “Natura morta con custodia di sax” di Geoff Dyer; il duo con i fiati di Sclavis; con il pianoforte di Claudio Cojaniz e quello di Jean-Pierre Como e un progetto in solitario su Duke Ellington, intitolato Duke Ellington Sounds of Love che sarà a breve disponibile anche su cd per la Parco della Musica Records, registrato da Francesco alla fine di marzo 2009.
Dopo aver partecipato al secondo disco dell’Indigo 4, nel febbraio del 2008 viene pubblicato dalla Parco della musica Records il disco “Tinissima”, lavoro interamente dedicato alla figura di Tina Modotti e concepito con la tromba di Giovanni Falzone e la ritmica formata da Danilo Gallo e Zeno De Rossi. Lo spettacolo è anche proposto con l’accompagnamento di video (videoproject) che sono il risultato del lavoro fotografico di Antonio Vanni.
E’ inoltre tra i protagonisti del progetto “About a Silent Way” di Maurizio Martusciello con Fabrizio Bosso, Eivind Aarset e Aldo Vigorito, in uscita in allegato a Musica Jazz per celebrare i 40 anni dell’opera di Miles Davis.
 
 
 
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