ANIMA...

L'indiviuo nei rapporti con i simili (interscambio)...


Questo post nasce dal commento del mio amico Prezzo... L'individuo inteso come persona.... La mia opinione...
  Osserviamo un ambiente all’interno del quale si muovono diversi individui, ciascuno con una sua rete neurale, un suo corpo ed un suo DNA. Questi individui devono trovare e raccogliere cibo per poter sopravvivere e riprodursi; il loro comportamento di approvvigionamento è codificato nei pesi della loro rete neurale. Stagionalmente il cibo presente nell’ambiente ricresce, arrivando a compensare quello raccolto. Ciascun individuo raccoglie la quantità di cibo necessaria a soddisfare i suoi bisogni energetici immediati ed eventualmente quelli dei suoi figli, se questi sono in un’età in cui non sono ancora in grado di procurarsene da soli.Con il passare del tempo, gli individui che vivono nell’ambiente arrivano a sviluppare l’agricoltura e l’allevamento degli animali. Ora, essi possono procurarsi una quantità maggiore di cibo rispetto a quella di cui hanno bisogno. Tale eccedenza può essere immagazzinata (in quel “magazzino individuale” ) e vi si può attingere nei momenti di scarsità e di bisogno.Se non prendiamo in considerazione i rapporti padre-figlio, le strategie di sopravvivenza della popolazione viste in questi due ambienti sono di tipo puramente “individuale”: le probabilità di sopravvivere e di riprodursi di ogni individuo dipendono soltanto dall’individuo stesso ed in particolare dalla sua abilità/fortuna nel procurarsi il cibo. Modifichiamo leggermente la simulazione, facendo sì che ogni individuo sia disposto a cedere una parte del proprio cibo ad un altro individuò che si trovi in difficoltà.Ciò a cui assistiamo ora è l’emergere di una strategia “sociale” di sopravvivenza. Le probabilità di sopravvivere e di riprodursi non dipendono più soltanto dal singolo individuo, ma anche dalla capacità di procurarsi cibo degli altri individui e soprattutto dalla loro disponibilità a cederne una parte ad un individuo in difficoltà.Da un punto di vista evolutivo, i geni che stanno dietro ai comportamenti altruistici (com’è quello di cedere il proprio cibo ad un individuo in difficoltà) dovrebbero scomparire dal pool genetico della popolazione, in quanto provocano una diminuzione delle chances di sopravvivenza/riproduzione dell’individuo che ne é portatore. Nelle società umane, tuttavia, accade spesso che un individuo ceda una parte delle proprie risorse ad altri, anche quando questi non sono suoi parenti (e dunque non prendano parte al processo di diffusione del suo genoma). La stessa evoluzione delle società umane verso le forme complesse che conosciamo oggi é stata trainata da queste forme di circolazione sociale.La condivisione di risorse senza una contropartita immediata, ma con una futura possibilità di reciprocazione, tende ad avvenire all’interno di gruppi sociali di piccole dimensioni, dove tutti gli individui si conoscono e dove vi è scarsità di risorse (e dove, quindi, la fortuna è spesso più determinante dell’abilità nel garantire o meno la sopravvivenza di un individuo). Questo per il semplice fatto che, in un ambiente di questo genere, la probabilità di reciprocazione del comportamento altruista è piuttosto elevata.In un gruppo umano, cedere ad altri le proprie risorse può servire allo scopo di affermare e/o mantenere una propria immagine di generosità, utile nell’ipotesi inconscia che, in caso di bisogno, si riceva dagli altri in funzione di quanto si è dato loro. Gli esseri umani sono avvantaggiati in questo processo sociale, in quanto dotati di linguaggio, in grado di far rivivere nel tempo e rendere noti a tutti i comportamenti altruistici adottati da un certo individuo.Il trasferimento di risorse tra individui può avvenire in maniera spontanea, ma anche attraverso la violenza: un individuo si impossessa delle risorse altrui, sfruttando il fatto che la vittima non è in grado di opporsi oppure, il farlo, comporterebbe ad essa la perdita di un quantitativo di risorse maggiore rispetto a quello che gli verrebbe sottratto se decidesse di accettare passivamente l’accadimento. Terza possibilità è quella del trasferimento di risorse nel contesto di una società fondata sullo scambio: un individuo cede una sua risorsa ad un altro e ne riceve immediatamente in cambio un’altra, di valore commisurato a quello della prima.Vediamo ora un’altra simulazione. La società che ci troviamo di fronte è uno “stato”, basata su di un meccanismo che funziona come una sorta di “magazzino centrale”, al quale gli individui cedono una parte delle proprie risorse (sottoforma di tasse, forza lavoro, capacità di combattere, ecc…). Il magazzino centrale amministra le risorse raccolte, ridistribuendole in maniera equa tra tutti i membri del gruppo, oppure utilizzandole per produrre “risorse collettive”, che nessun individuo sarebbe in grado di produrre da solo (strade, sistemi di irrigazione, capacità di muovere guerre offensive per impadronirsi delle risorse di altri gruppi, ecc…).Il magazzino centrale tende ad essere gestito da un “capo” (un individuo singolo o un gruppo di individui), che lo amministra da un punto di vista organizzativo (quante e quali risorse deve cedere ogni individuo, quante e quali deve poter attingere, come deve essere strutturata la produzione “collettiva”, ecc…), ma che ha soprattutto il compito di garantire che ciascun individuo della società ceda effettivamente la parte prevista delle sue risorse al magazzino centrale. I comportamenti individuali, tendono infatti ad essere egoistici (cedere meno del dovuto ed attingere in misura maggiore rispetto a quanto previsto); ciò fa sì che buona parte dell’organizzazione socio-politica delle società umane sia finalizzata proprio a “convincere” i membri del gruppo sociale a comportarsi nel modo previsto nei confronti del magazzino centrale. Il capo, in cambio del suo lavoro di amministrazione, viene lautamente ricompensato (con risorse attinte dal magazzino centrale) ed ha quindi tutto l’interesse nel preservare il funzionamento di questo “magazzino centrale”.Ma chi è che diventa capo? Ad un primo livello di approssimazione possiamo identificare due tipi distinti di “capi”: i capi “assoluti”, che diventano tali perché eredi del capo precedente, appartenenti a famiglie ricche o potenti o semplicemente perché si impossessano del potere con la forza; i capi “democratici”, scelti (eletti) e controllati dal corpo sociale previa dimostrazione delle loro abilità personali.Le simulazioni che abbiamo visto fino ad ora sono piuttosto semplici: il comportamento è determinato dal DNA e, sia esso sia le organizzazioni sociali, si mantengono solo se hanno un’influenza positiva sulla probabilità di sopravvivenza e di riproduzione degli individui. La realtà, come sempre, è più complessa. Spesso gli individui si comportano semplicemente in maniera tale da accrescere il proprio benessere psico-mentale, il quale è soltanto lontanamente connesso con i fattori biologici della sopravvivenza e della riproduzione. I comportamenti, poi, non sono determinati dal patrimonio genetico, ma sono piuttosto frutto dell’ambiente e delle esperienze maturate all’interno di questo ambiente. Da quest’ultima considerazione emerge lampante il fatto che, affinché la Vita Artificiale possa essere estesa al comportamento degli esseri umani, è necessario riuscire a simulare i fenomeni della trasmissione e dell’evoluzione culturale........Spero di essere stata esaustiva....Almares74