sbagliando

Post N° 42


Appunti distratti di viaggioOggi è un giorno imprecisato, di un mese imprecisato, di un anno qualunque. Ho la mia età da portare a spasso in questa città, in questo pezzo di mondo a forma di crocevia. I miei impegni segnano l’ora, le mie priorità vanno a zonzo come i pensieri e le scarpe che si affrettano. La gru è in mezzo alla mia vista, mi fermo, mi schermo gli occhi dal sole per vedere meglio ed esclamo: “ Ecco una nota stonata della giornata”. Ci vuole passione per rovinare così rovinosamente il paesaggio, la chiesa accanto dissente con i suoi marmi secolari. Gente che aspetta ed è spettatrice alla mia sinistra, poi mi volto e tutto si inverte. C’è il mare nella mia città ed un marinaio attende il mare e mi commuovo. Quante insegne e amori che nascono come fiori e stagioni. Un peccatore in attesa del perdono, una canzone in lontananza, mentre una radio langue e infrange il tempo. L’azzurro ha un mestiere impegnativo e feroce, coprire il suono di un’ambulanza stonata, mentre mi giro rapita dal suono sgraziato e dalla preoccupazione momentanea. Gli sguardi cadono come pioggia altrove, tutto passa e si ricompone il flusso. I cartelli e la mia ignoranza stesa ai balconi di un palazzo.  Ascoltare Puccini per dimenticarsi della sinfonia del traffico e sporgersi sul parapetto di un marciapiede come a cercare l’abisso. Il prato di mozziconi abbandonati da chissà quanto tempo, come un santuario di baci rubati. L’attesa è incredibile e vorrei ballare e non pensare al mio appuntamento delle tre spaccate. Vorrei fuggire dall’idea di un giudizio universale,essere sorda al rintocco della campana, alla pietà di un canto leggero, all’uomo nero che passa con le sue borse di plastica e i suoi denti rotti. Con le mani piene di fuliggine si muove uno straniero, mentre aspetta un numero ed una carrozza. Puccini sfuma nei tre minuti concessi e mi ricompongo da un pensiero elegante e velocissimo: la fuga come l’urlo di un matto.