Pensieri e parolacce

L'intelligenza del nobel


"Com'è che diceva quel tipo? quello rimasto famoso nel ... mah... nel 2007 deve essere stato ...  ma pensa un pò, che cosa si va ad inventare la gente" così pensava Marco correndo sotto il sole cocente all'interno del suo spolverino e sotto al cappuccio che gli proteggeva il viso."Già"pensava"E' rimasto famoso ed è stato il promotore delle teorie che ci hanno portato a questo schifo..."Il riferimento era a colui che aveva riportato in auge le teorie razziali, il  Premio nobel per la medicina nel 1962, pioniere dello studio sul dna, James Watson. e mentre pensava questo Marco saltava con agilità sorprendente tra le rovine dei giganteschi palazzi.Tutto ciò che una volta era contenuto in quei palazzi era stato trasportato nell'Aldisotto dove la gente viveva per sfuggire al sole bruciante da quando lo strato di Ozono non proteggeva più dai suoi raggi.Marco conosceva bene gli antichi ideogrammi fonetici e riusciva perfettamente a capirne il significato, il nonno gli aveva insegnato tutto sulla lettura e sul Vecchio Mondo, ed egli utilizzava quelle antiche scritture per orientarsi tra le macerie.Marco era uno di migliori cacciatori ed esploratori della sua tribù, ed egli sapeva sempre dove cercare la selvaggina nell'Aldisopra.Tenendo stretto il fucile a canne mozze ripensavo a quei ragionamenti ridicoli e alle storie che il nonno gli raccontava, di come le cose erano degenerate e di come gli uomini erano tornati ad uccidersi per quelle schiocche idee, fino ad arrivare al suo tempo. Un tempo nel quale bisognava lottare costantemente per procurarsi il cibo e sopravvivere.