Pensieri e parolacce

L'intelligenza del nobel 2


Ad un certo punto si fermò di scatto acquattandosi dietro ad un muretto di mattoni sbrecciati, aveva percepito un rumore proveniente dalla sua destra. Valutò che poteva essere una preda. Sicuramente anche lei lo aveva sentito, a causa del rumore e dell'odore.Marco riguardò la culatta del fucile e si assicurò che i proiettili fossero inseriti, e pregò che il fulminante non facesse cilecca. Non sprecò altro tempo si alzò di scatto e con due balzi sopra i cumuli di mattoni si avvicinò incurante del rumore che faceva verso il punto in cui la preda avrebbe dovuto trovarsi. Il fucile era spianato in avanti e gli occhi erano socchiusi a registrare ogni minimo dettaglio.Guaendo la preda uscì da sotto il suo riparo e si mise a correre zigzagando verso un edificio le cui vestigia resistevano agli attacchi del tempo. marco non stettè nemmeno a provare a sparare, sapeva che il colpo in lontanaza esprimeva una rosa di pallini che avevano poco potere penetrativo. Per essere efficace doveva correre ed avvicinarsi all'animale. Ed era una cosa che Marco adorava.Sentendosi inseguito l'animale scattò accellerando, la pelle era cosparsa di gocce di sudore che venivano espulse dasi pori mentre tutto il corpo si accaldava sotto sforzo. L'adrenalina veniva pompata nel sangue di cui tutte le  vene e le arterie erano gonfie così come i muscoli erano tesi.