tra magia e mistero

LA NECROMANZIA part II


I negromanti babilonesi erano chiamati Manzazuu o Sha'etemmu, e gli spiriti che essi invocavano erano detti Etemmu.Erroneamente viene considerato una sorta di manuale di evocazione negromantica anche il Libro dei Morti egizio che in realtà non ha lo scopo di richiamare un defunto ma bensì quello di agevolarne il passaggio verso l’aldilà.Il tema dell’eroe che va fino agli inferi per ottenere la conoscenza dai defunti è presente nella Odissea e nell’Eneide. Nella mitologia norrena Odino evoca una veggente morta per chiederle informazioni su eventi futuri e nella lettura ottocentesca per esempio nel Faust. Anche la Bibbia fa numerosi riferimenti alla negromanzia con cui tenta di mettere in guardia gli uomini da questa pratica.Anche nella nostra epoca vengono praticate tecniche di divinazione collegate alla negromanzia. Anche il voodoo (praticato ancora oggi ad Haiti e in altri luoghi) si può ricondurre a una forma di negromanzia.La divinazione attraverso il contatto con i morti è una cosa molto seria e per questo motivo non andrebbe affrontata con leggerezza. Il dolore per la perdita di una persona cara può tentarci, può farci venire la tentazione di evocare i loro spiriti ma è un errore.Se i morti hanno la necessità di mettersi in contatto con noi lo faranno volontariamente senza bisogno di evocazioni. E’ il caso per esempio delle presenze che avvertiamo nitidamente accanto a noi in determinati momenti della nostra vita o in determinati luoghi. Disturbare i morti, evocarli dallo stato di benessere nel quale si trovano può poi rendere difficile il loro percorso di evoluzione spirituale.Non è inoltre da sottovalutare che può capitare che spiriti maligni si spaccino per lo spirito invocato e che poi sia difficile interrompere il “contatto”. Lo spiritismo come tutte le discipline magiche deve essere praticato con grande giudizio e rispetto.