Creato da mystical_BLACK_DEMON il 25/06/2007

tra magia e mistero

fantasy

 

 

PEGASO

Post n°50 pubblicato il 28 Settembre 2008 da mystical_BLACK_DEMON

Il cavallo alato si trova gia sulle tavolette della valle dell'Eufrate e sulle monete greche del IV secolo a.C. Secondo la leggenda greca, Pegaso era figlio di Medusa. La Gorgone, famosa in gioventù per la sua bellezza, in particolare per le chiome fluenti, ebbe molti pretendenti, tra cui Poseidone (Tritone), dio del mare e dei cavalli.

Sfortunatamente, i due si amarono nel tempio di Atena (Minerva) che, per l'oltraggio subito, trasformò la giovane in un mostro ed i suoi lunghi capelli in serpenti. Ogni volta che il suo sguardo si posava su un essere umano, questi si tramutava in pietra.

Pegaso prese corpo dal sangue di Medusa quando questa fu decapitata da Perseo. A questo punto, le versioni mitologiche appaiono confuse e numerose, ed il cavallo prende parte in numerose spedizioni per portare aiuto.

Già appena nato, per alcuni scrittori antichi, il cavallo volò in cielo e fu donato ad Atena. Per altri, fu invece portato sul Monte Elicona, sotto la protezione delle muse di Apollo. Il calcio di un suo zoccolo fece sgorgare il fiume Ippocrene, fonte d'ispirazione dei poeti. Si racconta che Perseo cavalcò Pegaso, per liberare Andromeda dalle fauci del mostro marino.

In seguito, Atena aiutò Bellerofonte a catturare e domare il cavallo alato. Inviato dal re della Licia a combattere la Chimera, l'eroe riuscì, grazie all'aiuto dell'animale, a vincerla e ucciderla. Dopo numerose imprese, in cui uscì sempre vincitore, inorgoglito da tanti trionfi, Bellerofonte perse la testa e tentò con il cavallo alato di raggiungere la dimora degli dei. Zeus (Giove), allora, per punire la sua temerarietà. inviò un tafano a pungere Pegaso, e il cavallo, imbizzarritosi, lo precipitò nel vuoto. Pegaso continuò la sua ascesa finchè, giunto in cielo, fu mutato in costellazione.

 
 
 

LA LANCIA DEL DESTINO

Post n°49 pubblicato il 16 Luglio 2008 da mystical_BLACK_DEMON

La tradizione narra che uno degli esemplari custoditi dalla Santa Sede venne realizzato da Fineas, nipote di Aronne e gelosamente custodito da Giovanni Crisostomo (Antiochia 344 - Cumana, Cappadocia 407), uno dei "Padri della Chiesa". In seguito la lancia venne trasferita da Gerusalemme ad Antiochia, dove fu ritrovata nel 1098 e grazie ad essa, secondo la leggenda, gli abitanti tolsero la città dall’assedio dei Saraceni.
Nel XIII secolo re Baldovino II (Costantinopoli 1217 - forse Trani 1274), imperatore di Costantinopoli, consegnò l’arma a Luigi IX (San Luigi; forse Poissy 1215 - presso Tunisi 1270), il quale la collocò nella Sainte-Chapelle a Parigi, dopodiché, nel 1492, venne acquistata da Papa Innocenzo VIII (Genova 1432 - Roma 1492).
La lancia conosciuta come Heilige Lance (Lancia Sacra) ed esposta nella Weltliche Schatzkammer (la Stanza del Tesoro) del palazzo dell’Hofburg a Vienna, sarebbe giunta nelle mani di Maurizio
(3) (III secolo), comandante di un distaccamento dell’esercito romano noto come la Legione Tebana.
Nel 285 d.C, i 6666 soldati di Maurizio si rifiutarono di prendere parte ad una cerimonia pagana e senza opporre la minima resistenza, si lasciarono trucidare dal generale Massimiano (240-50 - 310), il quale, poco dopo, venne proclamato co-imperatore da Diocleziano (forse Salona o Spalato 243 c. - ivi 313).
La Lancia di Longino passò a Costanzo Cloro (m. 306) e quindi a Costantino il Grande, suo figlio, il quale, abbandonato il paganesimo per abbracciare la fede cristiana, la brandì in occasione della celebre battaglia di Ponte Milvio, durante la quale, nel 312 d.C., sbaragliò le truppe di Massenzio (278 - 312) riportando una schiacciante vittoria.
Con il trascorrere dei secoli la Lancia Sacra passò di mano in mano, da imperatore ad imperatore e fu grazie ad essa che, secondo la leggenda, nel 385 d. C Teodosio (Cauca, Spagna 347 - Milano 395) sconfisse i Goti, nel 425 d. C. il generale Flavio Ezio (390 - 453) respinse Attila e Carlo Martello (689 - 741), nel 733 d. C., sconfisse gli arabi a Poitiers. La Heilige Lance, in seguito, passò da Carlo Magno (742 - Aquisgrana 814) agli imperatori Sassoni, tra cui Ottone I il Grande (912 - Memleben 973), agli Hohenstaufen, nella persona di Federico Barbarossa (1115 - 1190) ed infine agli Asburgo, che la collocarono nella Stanza del Tesoro del palazzo dell’Hofburg a Vienna. Una volta posta all’Hofburg, venne aperta una fenditura nella lama della lancia, all’interno della quale venne introdotto un chiodo ritenuto essere uno di quelli impiegati per crocifiggere Gesù.
Nel 1909 Adolf Hitler (Braunau, Alta Austria, 1889 - Berlino 1945), allora ventenne, si recò in visita al palazzo dell’Hofburg per ammirare il tesoro degli Asburgo, esposto nella Stanza del Tesoro. L’attenzione del futuro dittatore venne attirata dalla Lancia di Longino e ne rimase talmente affascinato, quasi stregato, che sostò a lungo di fronte alla teca di cristallo che la custodiva. Ciò che affascinò Hitler fu, in particolare, il chiodo assicurato all’asta, che la tradizione ritiene appartenere al gruppo di tre o quattro chiodi impiegati dai romani per crocifiggere Gesù.
Walter Johannes Stein
, in gioventù amico personale di Hitler, riferì che la passione del gerarca nazista per l’occultismo ed i manufatti sacri ed esoterici nacque a seguito della bizzarra esperienza vissuta nella Stanza del Tesoro del palazzo dell’Hofburg, esperienza che lo indusse a documentarsi sulla storia della reliquia viennese. Sempre più travolto da una delirante e morbosa passione per le scienze occulte e l’esoterismo, arrivò persino a convincersi di essere la reincarnazione di Landolfo II di Capua (m. 961), sanguinario e crudele principe longobardo e che i poteri miracolosi della lancia lo avrebbero aiutato ad uscire vincitore dalla Seconda Guerra Mondiale ed a conquistare il mondo.
Una notte di Marzo del 1938, a seguito dell’Anschluss, ossia dell’annessione forzata dell’Austria alla Germania, Hitler diede ordine di trasferire la Lancia Sacra a Norimberga, dove venne provvisoriamente collocata nella chiesa di S. Caterina che diventò ben presto un luogo di culto, un vero e proprio santuario mistico-esoterico nazista, sorvegliato e protetto a vista giorno e notte. Fu in questa chiesa, peraltro, che il celebre compositore Richard Wagner (Lipsia, 1813 - Venezia 1883), affiliato ad alcune Società Segrete Esoteriche tedesche come Adolf Hitler
(5), ambientò uno dei brani più suggestivi dei Maestri Cantori.
Dopo la disfatta di Stalingrado, Hitler ritenne che la Lancia di Longino dovesse essere trasferita in un luogo più sicuro ed ordinò che fosse portata in un nascondiglio segreto a prova di bomba, in una galleria situata sotto l’antica fortezza di Norimberga che venne adeguatamente attrezzata come una camera blindata.
Il 13 Ottobre 1944 i bombardieri alleati rasero al suolo Norimberga e la Oberen Schmied Gasse (Vicolo Superiore dei Fabbri), la strada in cui si trovava l’accesso al tunnel con la camera blindata, venne completamente distrutta.
Il 20 Aprile 1945 gli alleati occuparono la città ed alcuni individui che erano a conoscenza dell’esatta ubicazione del nascondiglio segreto della Lancia Sacra si suicidarono prima di venire fatti prigionieri dagli anglo-americani; tra questi vi era anche il borgomastro di Norimberga, Willy Lebel, il cui appartamento venne meticolosamente perquisito da ignoti per assicurarsi che non vi fossero indizi che avrebbero potuto condurre gli alleati al bunker segreto.
Il 30 Aprile 1945, alle 14:10, poche ore prima che Adolf Hitler si suicidasse nel bunker corazzato della cancelleria a Berlino, gli uomini dell’O.S.S.
(6), su ordine dello statista inglese, Sir Winston Leonard Spencer Churchill (Blenheim Palace, Oxford, 1874 - Londra 1965), che tempo prima aveva sottolineato "l’importante necessità strategica" di trovare l’arma, penetrarono nella camera blindata e recuperarono la Lancia Sacra.
Il generale Patton, che diresse le operazioni di recupero della lancia, confessò ai giornali di essere stato tentato, per qualche istante, di tenere per sé l’arma, essendo convinto, come Hitler, che essa avesse poteri miracolosi, tuttavia, prevalse il buon senso e la lancia venne restituita all’Austria dove è tuttora possibile ammirarla all’Hofburg di Vienna.
Nel saggio intitolato "Adolf Hitler and the secrets of the Holy Lance", pubblicato a tiratura limitatissima da una misconosciuta casa editrice della cittadina di Stelle
, in Illinois (U.S.A.), gli autori, il Colonnello Howard A. Buechner ed il Capitano Wilhelm Bernhardt, sostengono che Heinrich Himmler (Monaco di Baviera 1900 - Luneburgo 1945), il numero tre del Terzo Reich nonché fondatore del corpo speciale d’assalto delle SS, ordinò ad un abilissimo artigiano giapponese di realizzare una copia della Lancia di Longino che fosse identica all’originale.
Nel 1943, secondo gli autori del testo, la falsa reliquia venne portata a Norimberga mentre l’originale venne trasferito, a bordo di un sottomarino, l’U-Boot 530, in un nascondiglio segretissimo da qualche parte tra le montagne innevate del ghiacciaio Muhlig Hiffman, in Antartide.
Il manufatto sacro, successivamente, venne recuperato da alcuni membri di una fantomatica, misteriosa e a quanto pare anche molto ben organizzata Società Segreta Esoterica conosciuta come l’"Ordine dei Cavalieri della Lancia Sacra" e sarebbe attualmente custodito da un gruppo di fidati iniziati in una località segreta.
Secondo una diversa versione della vicenda la "Heilige Lance" non fu mai recuperata dal nascondiglio segreto in Antartide ma si trova ancora in loco, sorvegliata da alcuni membri dell’Ordine dei Cavalieri della Lancia Sacra al fine di mantenere la giustizia, la pace e l’ordine nel mondo.

 
 
 

HIGHLANDS

Post n°48 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

Ecco una vecchia leggenda delle Highlands, nella quale compaiono intrecciati i temi caratteristici della tradizione celtica e di quella norvegese dalla cui fusione ha origine il complesso panteon fantastico dell'estremo nordovest della Scozia.


I figli del Vento del Nord

Dunque il Vento del Nord aveva tre splendidi figli, luminosi e candidi come il mondo di ghiaccio che abitavano, da quando il gelido vortice del padre li aveva generati. Come tutti i giovani essi desideravano viaggiare e misurare il creato con il loro passo; chiesero allora al Vento del Nord che li lasciasse visitare la terra degli uomini.
Il Padre acconsentì, ma li mise in guardia:
- Siete troppo diversi da ciò che la mente umana è abituata a figurarsi, da ciò che i loro occhi possono percepire. Badate che gli uomini 
non potranno sostenere la vostra bellezza.- 
I tre giovani si avventurarono sulle isole estreme della terra di Alba, trovandole belle e degne del loro passaggio e pure gli uomini che le abitavano parvero loro creature gentili. E si addolorarono, i figli del Vento del Nord per la sorte degli umani che cadevano a terra abbacinati, quando contemplavano il loro puro splendore.
Tornarono al mondo dei ghiacci, allora, chiedendo aiuto al padre, poiché desideravano ancora viaggiare per la terra degli uomini, ma senza reca loro danno. E il Vento del Nord accolse le loro preghiere e li mutò, soltanto un poco, dando loro un'apparenza sempre colma di bianco splendore, ma tollerabile per gli uomini che si fossero trovati a guardarla. Così ecco, d'inverno che i figli del Vento del Nord tornano sulle estreme isole di Alba e sono candida spuma del mare e neve bianca e ghiaccio ai nostri occhi.

 
 
 

PRESAGI DI GUERRA

Post n°47 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

E FU COSì CHE IMPERIUM, IL RE DELL'ESERCITO DEI NON MORTI, SCESE DA CAVALLO, IMPUGNò LA SUA SPADA A DUE MANI LEGATA DIETRO ALLA SCHIENA E SI AVVICINò AL GIGANTE DEI GHIACCI, LO GUARDò NEGLI OCCHI E DAL SUO CUORE ARRIVARONO LE PAROLE:

"DOMANI AL SORGERE DEL SOLE, SU QUESTA TERRA, CI SARà UN NUOVO LAGO. NON SARà ACQUA QUELLA CHE BAGNERà LE COSTE, MA SARà IL TUO SANGUE MALEDETTO, GIGANTE!"

 
 
 

AMICI

Post n°46 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

Se voi mi chiedeste che cos'è un amico?

vi risponderei che è una persona che è alla pari di me..

 
 
 

IO 

Post n°45 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

Un crudele Destino

gioca con il mio fragile cuore…

Prova piacere nel creare disordini,

nel regalare effimeri momenti di gioia

seguiti da cupe giornate di tristezza…

Il Dolore,

Suo fedele compagno,

mi avvolge nel suo gelido manto

facendomi soffocare…

 La Notte,

 La sua consorte,

 tra le sue braccia non mi culla

ma con

 sempre gli stessi sogni...

 sempre gli stessi INCUBI...

l'anima mi turba,

dimmi dove, e io sarò presente....

dimmi cosa, e io lo eseguirò....

dimmi chi, e io te lo porterò....

il mio Destino è scritto ma io non riesco a leggerlo

 
 
 

L'ARABA FENICE part III

Post n°44 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

Comparsa in tutte le civiltà anche se con nomi o aspetti diversi, le Fenici pongono un quesito interessante tanto quello sull’esistenza dei Draghi.Di Fenici se ne parla anche se con diverse rielaborazioni del mito nel Fisiologo ( che ne evidenzia l’amore per gli aromi spesso sacri e indispensabili al suo rito di rinnovazione) o negli scritti di Erodoto («Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poichè è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sè i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila.»), o ancora con Ovidio nelle Metamorphoses.Si parla di Fenici anche in Cina ( FENG, uno dei quattro mistici protettori dell’impero di cui emblema solo i reli se ne potevano ornare), , Ho-ho per i giapponesi, milcham per gli Ebrei.Paralleli alla sua leggenda sono il Quetzacoatl, il Serpente-piumato Atzeco con capacità rigeneratrici pari alla nostra Fenice o il Waconda fra gli indiani Dakota, l’uccello del tuono, accompagnatore delle anime nei campi dei moti come in Egitto lo era la Fenice associata ad Osiride.Perciò le Fenici pongono un quesito interessante quanto a quello sui draghi sulla propria esistenza e il mistero di queste creature continua a persistere nel mondo odierno.

 
 
 

L'ARABA FENICE part II

Post n°43 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

La Fenice egizia: 

Bello come un fuoco imperituro, il sacro uccello Fenice si presenta come un aquila vigorosa il cui purpureo e dorato manto del corpo e delle ali lasciano il posto ai riflessi lucenti della coda e alle due piume ritte in capo,l’una azzurro tenue l’altra rosa.

Considerato da sempre il Re degli Uccelli, è un esemplare unico nel vero senso della parola: non esistono due fenici che possano mai solcare i cieli insieme. La Fenice è infatti un animale immortale, che circa ogni 500 anni si rinnova, ardendo in un aromatico fuoco ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo, mirra e le più pregiate piante balsamiche, per poi risorgere in un pulcino che dopo tre giorni troverà il vigore dell’uccello adulto e cantando con il suo canto arcano e sovrannaturale spiccherà il volo verso i limpidi cieli del mondo o secondo la leggenda verso l’albero sacro di Heliopolis, la città del sole a lei sacra.

La leggenda dell’araba Fenice ha inizio in Egitto, dove con il nome di BENU (“risplendere,sorgere o volare”), si presenta come mistico emblema del dio Ra e in alcuni miti come sua forma fisica nel mondo.BENU era molto simile all’odierna concezione dell’animale adulto, incoronato però con l’Atef (corona dell’ Alto Egitto con due piume di struzzo) o con il disco solare.

Spesso “scambiato” con altri animali in parte ad esso simili da molti popoli dell’antichità ( il fagiano per i Romani o l’Ibis per gli Ebrei ad esempio), solo gli antichi Egizi avevano l’abitudine di “rappresentare” e non identificare la  Fenice con l’airone cinereo nei riti di Heliopolis, il cui passaggio era segno di buon auspicio.

Sempre nell’antico Egitto ha origine la leggendaria immortalità della Fenice, spiegata qui come in un dono del risorto Osiride al BENU, a cui svela il segreto della risurrezione , e ad Osiride oltre a Ra è anticamente legata qui come simbolo del rinnovamento spirituale e della rinascita e soprattutto come forza vitale che sia per prima nata nel caos originale prima dell’opera del Dio Ptah, nascendo dal sacro fuoco di Heliopolis, unica e insostituibile, “sempre eadem”.

 
 
 

L'ARABA FENICE  part I 

Post n°42 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

E' uno dei "mostri" più conosciuti di tutti i tempi. E' l'uccello Sacro del fuoco e secondo la tradizione è originario dell'Arabia. Vive più di cinquecento anni e quando si accorge di stare per morire prepara una pira funeraria con dei rami di erbe aromatiche fra cui la Mirra e al tramonto, rivolta verso il sole calante con le ali aperte, da fuoco alla pira, lasciandosi consumare dalle fiamme.


Ma nove giorni dopo l'uccello risorge dalle sue stesse ceneri.
 

Mitologia Classica: la Fenice è sicuramente l’essere più spettacolare predente nei bestiari fantasy: è un uccello mitico, in grado di rinascere dalle proprie ceneri! La sua origine è oscura: sappiamo che il suo culto era vivo anche ai tempi degli Egiziani e degli Assiri, ma nulla conosciamo sulla loro concezione di quest’essere, se era considerato una creatura buona o malvagia…
In seguito, molti scrittori dell’età classica, come Ovidio, e molti storici e naturalisti latini e greci, come Erodono e Plinio, hanno sottolineato la singolare capacità della fenice di risorgere dalle sue ceneri.

In particolare, una descrizione molto suggestiva la ritroviamo nelle “Metamorfosi” di Ovidio:


“... ma vi è un unico uccello, che si rinnova e da sé si rigenera: gli Assiri lo chiamano Fenice; non di frumento né di erbe, bensì vive di lagrime di incenso e di stille di amomo. Quand'esso ha compiuto cinque secoli di vita, con le unghie e con il puro rostro si costruisce un nido fra i rami di un leccio o nella sommità di una flessibile palma. E non appena qui vi ha cosparso spighe di delicato nardo e trito cinnamomo e fulva mirra, sopra vi si adagia e fra gli aromi conclude il suo tempo. Ma da qui, come si tramanda, dal corpo paterno nuovamente nasce una piccola Fenice, destinata a vivere altrettanti anni” .

 
 
 

LA CHIMERA

Post n°41 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

Nel Manuale dei Mostri viene descritta come “un bizzarro predatore a tre teste che caccia sia sul suolo che in aria”. Io la definirei in molti modi, ma di sicuro non userei il termine ‘bizzarro’. Dalla descrizione che viene fornita la si può immaginare come una bestia orribile, un incrocio tra una capra nera, un drago e un leone, dotata di ali, tre teste e la coda. Dicono anche che attacca preferibilmente scendendo in picchiata dal cielo e ghermendo la vittima con i suoi artigli per poi farla a pezzi.
Ma quanto di questo è frutto della rielaborazione di idee preformate e quanto proviene, invece, dal mito?
Nei più antichi miti la chimera indicava semplicemente la fusione di varie creature unite da un unico corpo. Le chimere più famose sono senza dubbio la sfinge (testa umana e corpo leonino), l’arpia (con corpo piumato), la sirena, il centauro e il satiro. Un discorso a parte va fatto per quei mostri che hanno assunto una caratterizzazione particolare come il Minotauro e l’Echidna
E proprio Echidna, la Vipera (per metà una bellissima donna e per metà un serpente maculato) ha generato Chimera dall’unione con Tifone, che aveva cento teste di serpente. Chimera nacque, quindi, come mostro dotato di una testa di capra, una di leone e una di serpente. I suoi fratelli, Cerbero, Ortro e Idra, presentavano tratti intermedi dei genitori ma solo Chimera aveva anche tratti da capra e questo divenne una peculiarità fondamentale. Il suo stesso nome, Chimera, deriva dal greco Khimaira, che significa letteralmente capra, “... il più selvatico tra i domestici e il più domestico tra gli animali selvatici."
Storicamente le prime testimonianze vengono fatte risalire a Omero (II. VI, 181-182) e a Esiodo Secondo Omero la Chimera era un leone nella parte anteriore, un serpente in quella posteriore e una capra nel mezzo. Esiodo usa le stesse parole puntualizzando, però, che tale mostro aveva tre teste. Le caratteristiche su cui entrambi concordano sono la sua capacità di sputare fuoco e che si tratta di una femmina. Secondo il mito greco è stata uccisa da Bellerofonte che ha sfruttato il soffio di fuoco per fondere il piombo della lancia e ucciderla. Il mito si riscontra anche tra gli Etruschi, ai quali si deve l’affascinante scultura Chimera di Arezzo, la più famosa rappresentazione di questa creatura mostruosa.
Verso il IV sec d.C. Servius Honoratus, scrive riguardo al significato del mito relazionando, grazie al soffio di fuoco, la creatura a un vulcano della Lycia chiamato, appunto, "Chimaera". Ma ci sono molte altre interpretazioni: secondo Plutarco, Chimera era il nome di una nave, secondo altri scrittori faceva riferimento a una donna Signore della Guerra.
Negli ultimi 100 anni l’interpretazione è cambiata radicalmente ed ha assunto un significato astronomico relazionato alla costellazione del leone e all’avvicendarsi delle stagioni. È semplice, quindi, risalire al simbolismo: il leone è la forza, il calore e quindi l´estate; il serpente è la terra, l´oscurità e quindi l´inverno, la vecchiaia; la capra è il passaggio, la transizione e quindi autunno e primavera.
Una delle prime cose che saltano agli occhi è l’assurdità dell’accostamento del leone e del serpente con la capra. Nessuno ha paura delle capre. E quindi Anne Roes ha studiato e analizzato fino a giungere alla conclusione che la componente caprina ha sostituito quelle che, in origine, erano delle ali. Da quello che si sa il leone alato deriva dalla mitologia babilonese e sumera. Come si sia giunti all’associazione con la capra e il serpente non è ancora chiaro, ma è possibile che il Cristianesimo, che ha influenzato notevolmente la cultura Europea, abbia avuto un ruolo fondamentale. Sia il serpente che la capra sono, generalmente, associati al Diavolo e a creature malvagie quindi è possibile che la Chimera, già carica di orrori, abbia dovuto subire un’ulteriore aggiunta e sia trasformata in un mostro da distruggere.
Da questo punto sono partiti gli ideatori della Chimera presente sui manuali di Dungeons&Dragons. A seconda del colore della componente draconica, infatti, l’arma a soffio della Chimera varia in relazione al tipo di drago da considerare.

Ovviamente, per brevità, in questo breve articolo non sono state trattate altre testimonianze storiche che vedono la Chimera (intesa come leone alato) anche tra le popolazioni mesopotamiche, in Egitto e in molte altre culture. Tuttavia mi sembra interessante far notare che in numerose raffigurazioni delle culture mesopotamiche è stato possibili identificare una strana creatura leonina alata, dotata di 2 teste. Tale creatura, definita dagli studiosi come Chimera, soprattutto nelle raffigurazioni più antiche, era legata alla natura e al susseguirsi delle stagioni e non al male.

 
 
 

I VICHINGHI

Post n°40 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

La popolazione vichinga viene identificata negli abitanti della Danimarca, della Norvegia, della Svezia settentrionale. Si trattava di tre popolazioni distinte, identificate in una. Avevano influenze germaniche e celtiche.

I vichinghi sono detti anche runii o runici, perchè utilizzavano le Rune. Si tratta di testi che richiamano le incisioni usate dagli Germani. Runa significa sussurrare. Si tratta dunque di massime che contengono dei significati di guida e di esempio per la popolazione vichinga.

Un antico detto nordico dice:

"Un uomo non dovrebbe incidere le Rune se non è in grado di leggerle correttamente, perché più di un uomo è caduto su un'asta runica poco chiara. Ho visto 10 aste runiche intagliate su un osso di balena raschiato che prolungavano ulteriormente una lunga malattia".

Queste popolazioni fecero la loro comparsa attorno al 700 d.C. e furono il risultato di una fusione tra indoeuropei, celti e popoli orientali.

Nella Svezia meridionale abitavano i Gauti (Goti), di origine germanica-slava. La Finlandia era abitata dai Finni, mentre i paesi baltici dai Balti, di origine slava. A sud della Danimarca è presente la Sassonia, abitata dai Sassoni, la Frisia (Belgio e Olanda), il regno Franco, la regione degli Slavi (Polonia); più a sud si identificano i Bulgari .

La prima presenza vichinga registrata nei documenti storici è datata nel 795, quando alcuni soldati vichinghi assalirono il monastero di Lindisfarne, nella Gran Bretagna settentrionale, saccheggiandolo ed uccidendo alcuni monaci.

Circa l'etimologia della parola "vichingo" vi sono varie ipotesi, nessuna delle quali ha trovato riscontro. Il termine anglossassone wic e quello franco wik significano mercato e richiamano l'attività prevalente di questo popolo. Vik è anche il nome di una provincia norvegese, mentre con il termine vik si identifica la baia. Spesso compare la parola viking, termine riferito ad un'attività di pirateria.

I vari popoli chiamavano i vichinghi in vario modo: per i franchi, erano i normanni; per gli irlandesi erano i lochlannach; per i germani erano gli ascomanni; per gli slavi erano i ruotsi; gli arabi gli avevano dato l'appellativo di madjus.
 

 
 
 

AL DIO CORNUTO

Post n°39 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

Le stelle estinte contemplano
dall'alto i secoli del Dio Cornuto.
Dagli oscuri recessi
della Caverna dei Trois Frères nell'Ariège,
al cornuto Mosè di Michelangelo a Roma,
dal Toro di Minosse coi suoi danzatori saltellanti
in equilibrio sulle corna del dilemma…
Dal dio Pan che ride e fotte
e si fa gioco di tutti i demoni,
al Demonio in persona,
l'Uomo in Nero, evocato dalle voglie dei cristiani…
Da Osiride del basso e alto Egitto,
al Minotauro dell'azzurra Creta col suo labirinto sperduto…
Da Cernunno a Satana - Dio degli oscuri desideri -
che declino, oh cornuti e bramosi Dei!
Oh, un caprone con cui danzare!
Oh, un girotondo di streghe vestite di cielo
sotto le corna della luna!
Sotto la mia finestra i cacciatori sparano ai cervi.
Ecco com'è finito il tuo culto.
Oh, Dio con le corna, ritorna.
Oh, unicorno prigioniero,
conducici fuori dalla nostra caparbia oscurità!
Infilza il sole con le tue corna appuntite,
e fai della caverna, del teschio,
dell'arco pelvico un luogo di luce, come una volta.

 
 
 

I BARDI

Post n°38 pubblicato il 07 Gennaio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

In una società senza scrittura ove la memoria storica, il sapere tecnico e la genealogia (così importante per i popoli celtici), erano riportati esclusivamente dalla tradizione orale, Bardi e Ovadi godettero di una particolare importanza e considerazione sociale; rappresentanti dei due rami inferiori della scuola druìdica, a essi erano demandati la Poesia e il Canto.

La struttura ritmica del verso allitterativo rende più semplice la memorizzazione e grazie alla letteratura irlandese, vero fossile storico per il particolare isolamento di cui godette sino al Medio Evo, disponiamo con gli antichi poemi epici irlandesi, di un ottimo esempio di come dovessero essere quelli dei loro cugini continentali. Grazie all'opera dei Bardi, il sapere orale e la memoria storica di un popolo di guerrieri si poté perpetuare con relativa facilità.

In Irlanda, il poeta di rango minore si chiamava Filid. Il rango maggiore, equivalente del Pen Bard continentale, era l'Ollav di primo rango che, per prepararsi al suo compito, doveva dimostrare di conoscere a memoria almeno 350 poemi. A un apprendista, l'Ollav di dodicesimo rango, ne erano richiesti solo sette.

In Galles c'erano i bard con a capo un bard telù (o filé), il cosiddetto "bardo della casa", che era anche il bardo personale del Signore del Clan.

Nelle altre società europee, la stessa funzione era completamente ricoperta da scaldi, menestrelli e rapsodi. Durante il Romanticismo, quando la conoscenza della cultura celtica fu accresciuta da leggende e miti, il termine bardo fu reintrodotto nella lingua germanica occidentale, questa volta direttamente dalla lingua inglese, nel senso di "poeta lirico".

 
 
 

I DRUIDI part II

Post n°37 pubblicato il 05 Gennaio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

I Druidi rappresentano dunque un caso unico nella storia dei popoli originatisi dal comune ceppo indoeuropeo. Espressione profonda e rappresentativa di uno spirito libero, legato alla natura, nel tempo si dimostrarono ad un tempo il principale e il più profondo legame tra le innumerevoli tribù celtiche, finendo inevitabilmente per scomparire quando questo tessuto sociale venne a mancare: in Europa continentale, con la perdita dell'indipendenza e con la progressiva romanizzazione delle principali nazioni celtiche, in Irlanda, molto più tardi con l'avvento del Cristianesimo.Ovviamente, le loro conoscenze non andarono perse in un colpo solo, ma sbiadirono progressivamente. Con la scomparsa del suo ruolo centrale nella società, il potere del Druido si scisse progressivamente nei due aspetti di semplice cantore e poeta, più o meno accettato dal potere cristianizzato, e in quello di mago dei boschi, ultimo custode di reminiscenze del sapere tradizionale, isolato ai confini della società.Ai tempi dello splendore della civiltà celtica, invece, ai Druidi corrispondeva una ben precisa connotazione di prestigio religioso e sociale simile a quella di altri popoli di origine indoeuropea. Tali ad esempio sono ancor oggi i Bramini tra gli indù, la cui figura risale ancora alle invasioni ariane dell'India, verso il secondo millennio avanti Cristo.Al duplice ruolo sociale e religioso che li accomuna ai Druidi, i Bramini hanno però aggiunto una diversificazione trasformando il loro ruolo in una casta ereditaria chiusa, mentre presso i Celti non esistevano caste, bensì ruoli funzionali, che permettevano pur sempre una certa libertà di mobilità sociale da una funzione all'altra. Questo aspetto era ancora più accentuato presso i Druidi, che pur essendo principalmente gli insegnanti dei figli delle classi nobili, accettavano alle loro scuole itineranti qualsiasi ragazzo realmente dotato che desiderasse istruirsi.

 
 
 

I DRUIDI part I

Post n°36 pubblicato il 05 Gennaio 2008 da mystical_BLACK_DEMON
 

Poco ci resta delle conoscenze dei Druidi, e quel poco è stato offuscato da secoli di mistero e mistificazione. A quest'opera di occultamento hanno senz'altro contribuito storici e commentatori degli ultimi due secoli portati più a descrivere, come la definisce Piggott, la storia come vorremmo che fosse piuttosto che non la storia come è stata.Quello che effettivamente conosciamo sui Druidi si ricava dalle fonti dei contemporanei, storici e geografi greci e latini, dalla letteratura irlandese e gallese giunta sino a noi attraverso il filtro e la trascrizione dei monaci tra il IX° e il XIII° secolo della nostra era; dalle tracce scoperte in varie fonti circa l'antica religione celtica, e non ultimo dai reperti archeologici sulla civiltà celtica nel suo insieme.Le prove archeologiche provenienti da scavi di oppida, tombe e luoghi di culto, ci parlano di credenze, cerimonie religiose, rituali e raffigurazioni artistiche di Dei, di cui è possibile dedurre delle ricostruzioni, tanto più attendibili quanto più suffragate da un attento esame delle fonti contemporanee prima, e poi dal corpus mitologico leggendario giunto sino a noi attraverso le saghe epiche irlandesi e gallesi.

 Per capire realmente l'unicità del Druidismo bisogna prima comprendere la società celtica, la sua struttura e la sua mitologia.

I Druidi furono al tempo stesso molto di più e qualcosa di meno dei sacerdoti di una religione "druidica" o "celtica" come alcuni storici moderni li hanno dipinti.Officianti, sacrificatori, e aruspici durante le cerimonie sacre, essi furono anche giudici, medici, maghi, poeti, rappresentando la vera memoria storica di un popolo che non utilizzava di fatto la scrittura.I Druidi erano un'espressione viva e vitale della società celtica primitiva, legati a filo doppio con quella particolare struttura sociale, e con lo spegnersi degli stati celtici indipendenti furono condannati a scomparire.Per meglio capire questo concetto fondamentale bisogna rifarsi alla "ideologia tripartita" degli indoeuropei come sviluppata e mirabilmente analizzata da George Dumézil.Tutte le società indoeuropee, all'inizio della loro storia, sono accomunate da una tripartizione della società in tre funzioni. La prima, è la funzione sacrale della sovranità, del sacerdozio e della giustizia. La seconda è la funzione guerriera, propria dei nobili e dei possidenti di terre o di bestiame. Nella terza, la funzione produttiva di beni materiali o spirituali, sono compresi i contadini, gli allevatori, gli artigiani e gli artisti.Questo vale per gli Achei e i per Dori della Grecia, come per i Latini che fondarono Roma, per i Germani delle pianure del Nord come per i primi regni dell'Iran. Inoltre questa tripartizione delle tre funzioni principali, dalle società si riflette anche nella mitologia e nelle religioni di tutti i popoli indoeuropei.La maggior parte di questi popoli possiede una letteratura mitologica che descrive un pantheon di cinque divinità, suddivise nelle stesse tre divisioni funzionali: Regalità, Guerra, Produzione.Nell'India antica dei Veda, Mithra e Varuna incarnano la sovranità nelle sue due manifestazioni di "terribile potere giudicatore" e "paterno potere protettore". Indra rappresenta invece la forza guerriera, mentre due gemelli Ashvin rappresentano la proprietà e la ricchezza.Presso gli antichi Latini troviamo la triade Giove, Marte e Quirino rappresentante le stesse tre funzioni.In Grecia, Giove Athena e Apollo rivestono lo stesso ruolo e, nei tempi più antichi, si sacrificava tre volte nel nome di Athena: come Sovrana, come Vittoriosa, come Dispensatrice di salute e prosperità, riportando così a cinque il numero delle divinità principali.Presso i Celti sotto vari nomi di divinità tribali, si ritrovano le stesse funzioni. Taranis-Omigos-Dagda, simbolo della regalità simbolizzato dalla ruota e dall'arpa. Belenos-Teutates sono due aspetti guerrieri cui si affianca Brigit dai molti aspetti (Morrigan la guerriera, Epona portatrice di fertilità e protettrice degli animali, Brigit-Belisana protettrice di poeti e artisti). E infine Lug-Lev, dio delle arti e dei Mestieri, Signore dei Tuatha De Danann nella mitologia irlandese, diviene sul finire della civiltà celtica, il dio globale: artista medico e guerriero.

Tale fu dunque anche la struttura iniziale delle società proto celtiche che si amalgamarono con i popoli di cultura megalitica già residenti in Europa ai tempi del loro arrivo.Da questa fusione nacque una diversificazione del tutto originale che marcò la differenza dei Celti dagli altri popoli di ceppi indoeuropeo.

 
 
 

YULE

Post n°35 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da mystical_BLACK_DEMON
 

Yule è una festività solare e cade nel primo giorno d'inverno, molto piu' conosciuta come la notte del Solstizio Invernale.
Questo periodo, caratterizzato dalle feste dedicate al dio sole, veniva già festeggiato dagli antichi Egizi e nell'antica Roma, con i Saturnali, feste queste ultime che videro l'introduzione nelle celebrazioni di candele, canti ed orge.
La celebrazione del solstizio d'inverno si diffuse rapidamente in tutta Europa e nacque così nelle campagne la festività di Yule, legata alla celebrazione del sole e della madre terra che si prepara, riscaldata dai primi raggi, alla futura semina.
Tra i vari temi legati a Yule il principale è quello della battaglia tra il vecchio Re dell'Agrifoglio, simbolo di oscurità e di vecchiaia, e il giovane Re della Quercia che simboleggia la luce del nuovo anno.
Il vecchio sovrano viene simbolicamente ucciso e il giovane Re prende il suo posto sul trono per governare.
Con il rito del ceppo di Yule si perpetua ogni anno, oltre alla tradizione di stringersi tutti attorno al fuoco, anche questa antica e ripetuta battaglia.

Da tutto questo e dalle pratiche che seguono, è facile arrivare alla conclusione ed alla comprensione del perchè la chiesa cristiana avesse scelto questo periodo per festeggiare la natività del Cristo (nato in realtà dopo la primavera) e perchè avesse fatto sue anche queste celebrazioni inglobandole gran parte nei suoi festeggiamenti.
Troppo radicata era la festa del solstizio invernale, troppo sentiti i festeggiamenti e le antiche tradizioni legati alla rinascita del dio sole e al risveglio della terra da parte dei popoli, per non sovrapporsi ad esse, con la speranza di sradicarle dalla mente delle genti.
Il Cristo viene comunque associato al Sole come simbolo di luce vivificante e quindi entrambe le festività possono fondersi tranquillamente tra loro senza contrasti; chi conosce la Magia Bianca lo sa.
I festeggiamenti del Solstizio si protraggono quindi per tutto il periodo Natalizio (Sol Invictis), con il quale, come abbiamo detto, coincidono; ed è in questa notte che molte streghe si tramandano per tradizione i segreti dell'Arte.

Il Solstizio d'Inverno è il passaggio dalle Tenebre alla Luce, è da questo giorno che il sole resta progressivamente sempre più a lungo nel cielo allungando così le nostre giornate. Questa è una festa di luce, dai profondi messaggi iniziatici ed esoterici legati al risveglio interiore.
Si passa dallo stadio alchemico della NIGREDO per raggiungere l'oro filosofico.
Questo è l'inizio della fase "SOLVE ET  COAGULA" morte e rinascita, purificazione ed elevazione.
Le porte Sostiziali sono controllate dai due Giovanni; il Battista al solstizio estivo e l'Evangelista a quello invernale.
Il solstizio stesso è chiamato "la porta", un tempo custodita dal guardiano Giano Bifronte (con l'avvento del cristianesimo il  romano Giano dai due volti ha ceduto il posto ai due Giovanni) che sono il simbolo di una contemporanea esistenza di due dimensioni, che durante i solstizi si congiungono e le porte sono aperte ed è permesso il varco; è il tempo della morte simbolica dell'adepto che si avvicina al rito iniziatico.

"IO SONO LA PORTA , da una entrano gli uomini, dall'altra escono gli Dei". 

Questa è la raffigurazione allegorica del cammino iniziatico.
Il Solstizio invernale è la prima ricorrenza della ruota dell'anno che comprende le feste e magiche, da qui ha inizio il nostro cammino esoterico che si snoda attraverso le altre e successive festività che ci purificano e ci arricchiscono, sino all'elevazione del nostro spirito che ha luogo con il passaggio della seconda porta sostiziale, quella estiva.
Sono le fasi alchemiche, il risveglio della terra che prepariamo per il prossimo raccolto.
Autocontemplazione, morte simbolica e risveglio al nuovo stadio. Lo specchio è il suo simbolo espresso magistralmente nella frase: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Ocuitum Lapidem. Il V.I.T.R.I.O.L. alchemico che ci da la sintesi del processo: Visita 'l’interno della terra" cioè la profondità dei tuo essere e purificando, troverai la Pietra nascosta.
E' la "Cauda Pavonis", l'avvicinamento ai quattro Elementi: Acqua, Aria, Terra e Fuoco, che formano l'impalcatura del Sé, che va ora incontro ad un processo di purificazione, camminando verso la Luce bianca (Albedo, Candiemas).
GIOVANNI REGGE UN CALICE AL CUI INTERNO VI E' UN SERPENTE. BEVI DA QUESTO CALICE, CHE RICORDA IL GRAAL CON TUTTI I SUOI SIGNIFICATI SIMBOLICI ED ERMETICI, SUBLIMA IL SERPENTE INGERITO, RENDI INNOFFENSIVO IL VELENO DA CUI ESTRAI UN ELISIR CHE DONERA' GIOVINEZZA ED ELEVAZIONE, POTENZA E NUTRIMENTO PER IL CORPO E PER LO SPIRITO.

 
 
 

ATTIMI DI VITA

Post n°34 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da mystical_BLACK_DEMON
 

E' difficile ricostruire le sensazioni che si avvertono in quegli attimi terribili.
Forse il condannato ode il colpo secco della lama che gli trancia il collo, ha appena il tempo di sentire l'odore del proprio sangue guardando il mondo girare intorno a sé mentre la sua testa cade.
Quando la testa impatta col suolo, avverte il colpo e tenta di gridare ma non ha più aria da poter cacciare fuori dai polmoni per far vibrare le corde vocali.
Egli è impossibilitato a controllare la dilatazione dei polmoni come è impossibilitato a muovere gli arti.
Il suo corpo giace lontano dalla sua testa ed egli non può più controllarlo con la propria volontà.
Osserva per pochi attimi il mondo dalla posizione inconsueta che la sua testa assume.
Realizza di vivere le ultime sensazioni della sua vita e la sua mente resta così, attonita, nell'orribile limbo sospeso tra la impotenza e la morte.
Velocemente il trauma del taglio netto della sua spina dorsale e la deprivazione di ossigeno che soffoca il suo cervello, lo riducono alla incoscienza e velocemente alla morte.

 
 
 

IO

Post n°33 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da mystical_BLACK_DEMON
 

Fossi umile
vaso di terracotta
per custodire tutta
la scienza del mondo.
Fossi semplice
soffio di tramontana
per sussurrare amore
all'orecchio degli uomini.
Sagge e pure
sarebbero le mie parole.
Ma ho bevuto
alla sacra fonte
nel buio della foresta.
Ho attraversato il fuoco
senza bruciarmi.
Con uno sguardo
ho dominato il drago.
Della natura l'ordine
ho sovvertito
seminando orrore sulla terra.
Sono
la faccia scura
della luna.
Solo
attraverso
la notte.

 
 
 

MEZZANOTTE

Post n°32 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da mystical_BLACK_DEMON
 

E' Mezzanotte...
Ora consacrata delle Streghe,
momento eterno di riti oscuri,
di pulsioni notturne senza fine...

E' Mezzanotte,
l'ora in cui le Nera Danza del Sabba infuria,
in antichi cerchi di pietre, in foreste sussurranti,
in templi senza nome, mai dimenticati da coloro che sanno...

E' Mezzanotte,
l'ora oscura in cui i sogni degli umani prendono vita,
in cui gli incubi assumono reale consistenza,
l'ora in cui i Vampiri, la Stirpe di Caino, sono a caccia...

E' Mezzanotte...
le imposte sono sbarrate al canto del Lupo e dello Sciacallo,
al richiamo del Gufo e del Corvo,
al lamento degli spettri e dei Mannari...
i cuori degli umani tremano a Mezzanotte...
mentre strane luci illuminano il buio e strane voci parlano nel vento...

E' Mezzanotte,
strane ed arcane porte si aprono su mondi stregati...
e Coloro che abitano il buio tornano alla vita.
Allo scoccare della Mezzanotte.

 
 
 

PICCOLE RIFLESSIONI

Post n°31 pubblicato il 14 Dicembre 2007 da mystical_BLACK_DEMON
 

Ero solo nelle tenebre e divenni affamato,

ero solo nelle tenebre e divenni infreddolito,

ero solo nelle tenebre e piansi,

ero solo nelle tenebre!

Ed ecco giungere a me una dolce voce, come miele.

Parole di conforto, parole di dolcezza,

Una donna oscura ed amabile, con occhi che penetrano le tenebre venne a me.

Eccoti!

Un tempo ebbi freddo non c'era calore per me,

un tempo ebbi fame, non c'era cibo per me,

mi accolse mi nutrì,

mi vestì e tra le sue braccia, trovai conforto.

Piansi finchè sangue non scese dai miei occhi e lei lo tolse con un bacio

 
 
 
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