Memorie

ventitrè luglio 19


se avessi la percezione della distanza tra noi e la galassia di Andromeda o la nebulosa di Orione mi sbarazzerei di ogni telescopio o binocolo, per fortuna le vedo soltanto un po' più lontane del mio braccio proteso, tutto qui. questione di centimetri. la distanza che detesto, che amplifica i pensieri come le chiese con la musica,  rendendo cupe tutte le note, anche quelle che cupe non vogliono sembrare. note che scivolano via alla velocità della luce.perchè da piccolo la febbre produceva incubi, e il peggiore era osservare matido di terrore il soffitto della stanza allontanarsi da me, per poi accorgermi che la mia stessa pelle si allontanava insieme alle pareti della stanza. mi espandevo in ogni direzione e  l'orrore di perdere il controllo e smembrarmi riempiva lo spazio vuoto che restava. è quasi ripeto quasi affascinante notare come anche oggi che gli incubi sono solo minuscoli insignificanti ricordi, lontani nel tempo e nello spazio, anche ora...sentire ancora oggi la mascella leggermente serrarsi, contrarsi in un spasmo di leggera paura. affascinante sì, dentro di me non si muore, si resuscita al momento opportuno. o meno opportuno. distanze che io non so azzerare per pigrizia o per codardia. o forse perchè è sempre un po' troppo tardi. teneramente illudendomi che certe distanze in fondo servano a proteggere me e la mia vita fatta di comode certezze, quando invece questo immobilismo mi distrugge come l'espandersi insiema alla stanza da letto. e mia madre non c'era allora come nessuno è con me ora. a fermare le pareti di questa fottuta stanzanon saprò mai se quell'incubo era ed è la soluzione ultima per raggiungere tutto e tutti