Memorie

venticinque luglio 19


ho incontrato per strada questa immagine dolce di mio padre, sorrido mentre scrivo dolceperchè mettere insieme, nella stessa frase, le parole "dolce" e "mio padre",  è una impresa di cui andare fieri. ma appena salvato lo scritto, correrò a  cancellare dalla mia mente tutta questa storia e questi patetici pensieril'ho visto per quanto si possa vedere una persona defunta da una ventinna di anni o quasi, minuscolo in grandezza e in spessore nella sua Fiat 126 gialla, anch'essa piccola, che andava bene per imparare a guidare, e riaccompagnare la tua ragazza la sera a casa dopo aver inseguito le sue labbra per tutta la giornata. lui aveva la solita giacca in renna che tanto amava, da non levarsela neppure sul divano per guardare la tv, forse pensando che, in caso di fuga, sarebbe tornata utile. o sperando di dover fuggire. c'era sempre un fazzoletto bianco a righine nelle tasche di quella giacca, lo stesso che al pronto soccorso conteneva quello che rimaneva di lui.un orologio di cui non ricordo la marca, e gli occhiali tipici dei bancari anni 80sul sedile del passeggero della Fiat 126 gialla nella mia immagine c'era la classica  borsa di pelle che forniscono  in dotazione standard ai commercialisti, meno piena di quella  degli avvocati, e più consumata. colpa delle tante scrivanie su cui era  sbattuta. lo sguardo dritto davanti a sè, un sè dilagante. esisteva poco altro, e quel poco non faceva testo. ho inseguito per un po' quella immagine come si fa con gli uccelli in volo, poi ho violentemente ruotato la manopola del gas, e la moto mi ha scaraventato avanti portandomi via.ho scritto di te, ma non mi manchi e non mi sei mai mancato. dopo.dopo c'era la moto che accellerava sempre di più, il mondo che si faceva da parte scorrendo via. più complicato levarsi dalla mente quel tanfo di fumo, ma è bastato aprire la visiera del casco. e respirare l'asfalto caldo di luglio.sono venuto al mondo per tue sottrazioni