La città delle donne

LA MASCHERA E IL VOLTO


                                          
 Il carnevale come metafora della vita,l'ineffabilità dell'autentica realtà dell'essere.Così scriveva Eugenio Montale (1977) "Chissà se un giorno butteremo le maschereche portiamo sul volto senza saperlo.Per questo è tanto difficile identificaregli uomini che incontriamo.Forse fra i tanti, fra i milioni c’èquello in cui viso e maschera coincidonoe lui solo potrebbe dirci la parolache attendiamo da sempre. Ma è probabileche egli stesso non sappia il suo privilegio.Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,pagò il suo dono con balbuzie o peggio.Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nomefu sempre impronunciabile per causenon solo di fonetica. La scienzaha ben altro da fare o da non fare."Vagando tra i blog ho trovato un post di EMMA01  sui saturnali,così le ho chiesto di pubblicare sul mio blog quello che aveva scritto. "blocco sul notes

epimeteus incerta sulla mascherati domandi quale togliere.la musica arriva stonata e il 
perdono anche.la piacevolezza di correre
in discesa si fa brivido
zuccherino.
l'aroma dolce dell'aria e
le voci invischiano il paltò,
sono una preda catturata.magnifico baccano.
il servo si fa padrone
mai il padrone è servo.contraddicimi se puoi.
il turbinare di lustrini a buon mercatostanca anche le vecchie gazze ladre.la poesia dei colori
è magnificamente 
confusa.cammino sull'orlo logorato
di una tela destinata.piccole macchie residue 
imbrattano
frange spiritate dell'anima.abbi
cura di un grazie,
lontano." Inevitabilmente ho pensato alla maschera  che portiamo nella vita,per difendere lenostre fragilità,per convenienza o per mille altri motivi e il passaggio successivo è statoalle maschere che portiamo nella vita virtuale per vivere ciò che non siamo(certo per alcuni non per tutti).