La città delle donne

LE BUGIE NEL CARRELLO 2


Come hanno scritto W. e Luna,l’uomo ha sempre manipolato le sementi da quando da raccoglitore si è fatto contadino.Le carote erano nere e violacee sottili e legnose,l’uomo le ha rese commestibili ,sono diventate arancioni a causa di una modificazione genetica avvenuta casualmente.I pomodori erano grandi come bacche ,proprio di pomodori volevo parlare.I pomodori di Pachino,prodotto IGP…….in realtà sono opera di una azienda sementiera israeliana (Hazera Genetics).Nella zona di Pachino già nel lontano 1925 la coltivazione di pomodori soppianta gradualmente quella della vite.Sono pomodori a frutto grosso,poi nel 1982 vengono introdotte due nuove varietà:il Naomi e il Rita a grappolo,pomodori a frutto piccolo.Inizialmente l’introduzione trova forti ostacoli da parte dei produttori e dei consumatori.L’italiano è abituato all’insalataro e non vuole novità nel carrello della spesa.Poi con adeguate campagne pubblicitarie nel giro di pochi anni questi prodotti hanno raggiunto un’enorme popolarità e sono entrati nelle case di tutti gli italiani.Ricordo che la prima volta che ho visto un pomodoro ciliegino ero a fare la settimana bianca in Alto Adige nei lontanissimi primi anni ‘90Comunque determinante per il successo di questi pomodori è stata l’introduzione,da parte delle aziende sementiere,di due geni che permettono di mantenere inalterate le caratteristiche del prodotto per un periodo di 2 o 3 settimane.I semi di questi pomodori sono ibridi (NO transgenico),questo significa che ogni anno gli agricoltori devono ricomperare i semi ibridi registrati per non perdere le caratteristiche agronomiche desiderate.“Questa è la vera storia del pomodoro Pachino creato in Israele e poi trapiantato in Sicilia.La cosa buffa è che a posteriori si sia costruita,o per meglio dire inventata,una tradizione per attribuire a quei pomodorini un’origine siciliana anziché israeliana” (Dario Bressanini). PUNTO 4 Diffondere le pratiche agricole le nuove conoscenze tecniche e scientifiche,ma anche quelle delle comunità rurali tradizionali,con l’obiettivo di estendere su grande scala le tecniche di agricoltura sostenibile finora sperimentate soltanto su piccole superfici PUNTO 5 Rallentare l’urbanizzazione dando opportunità di lavoro a chi resta nelle campagne,per esempio preservando il terreno agricolo intorno alle città in espansione,per rifornirle di alimenti “a Km 0”.