Allora sì

La Vespa


Leggendo un post sul blog di Carnival Town mi è tornato alla mente un episodio della mia infanzia.Primi anni '80. Mio fratello, da buon sedicenne, comincia a martellare mattina, mezzogiorno, sera e notte mio padre per avere la tanto agognata Vespa 50. "Buongiorno papà. Mi compri la vespa? Dai! Ce l'hanno tutti i miei amici!". Moltiplicato 35 volte al giorno. Gioco forza mio padre cede e gli compra il Vespino 50 rosso fiammante. Prima guida. Tutti presenti per assistere all'evento. Mio fratello inforca il mezzo di locomozione a due ruote, tira su un piede, si posiziona per partire manco fosse Valentino Rossi e alza anche l'altro piede. Peccato che non dia gas e ne consegue che per una strana legge di gravità si ribalta su un lato come una tartaruga agonizzante. Si rialza, mezzo scommato di sangue e afferma categorico: "No no. Non ci salgo più". Promessa mantenuta.Ora, visto e considerato che sarebbe stato davvero un peccato non utilizzare il vespino, mio padre decide, dopo mesi di polvere nel garage, di utilizzarlo lui. E decide di portare me, appena compiuti 10 anni, dietro si se. Chiaramente, da buon napoletano, senza manco avere idea di cosa possa essere un casco.Domenica pomeriggio. Si parte, non senza qualche difficoltà, ma comunque si parte. Lungo rettilineo. Vecchietto con bastone che attraversa la strada sulle strisce pedonali a circa 500 metri di distanza. Il dilemma di mio padre è: mi fermo per farlo passare e poi non riparto oppure lo avverto e tiro dritto? Scelta la seconda ipotesi. Peccato che invece di rallentare, mio padre, per una strana combinazione dei nervi della mano, cominci a usare il clacson. Risultato: sfioriamo il vecchietto ad una velocità stratosferica strombazzando come pazzi e bestemmiando perchè si è permesso di attraversare...Salto il passo in cui in uno spiazzale esagerato c'è solo un vaso enorme di fiori e noi lo becchiamo in pieno per raccontare direttamente il ritorno a casa.Siamo a circa 100 metri dal garage e dalla salvezza, quando mio padre, sempre con me dietro, fa decidere alla vespa, che ormai è diventata un cavallo imbizzarrito, che è giunto il momento di disarcionarmi. Per cui, curva a gomito, impennata, e mi ritrovo culo a terra e gambe all'aria. E mio padre cerca di domare la vespa rossa che continua a sgommare, in posizione verticale, contro la saracinesca chiusa di  un bar e non riesce a fermare l'animale che, suppongo, voglia entrare a prendersi qualcosa da bere.Un gruppo di ragazzi, fermi a chiacchierare, guardano stupiti e divertiti la scena. Dopo circa un paio di minuti, quando ormai si è affacciato tutto il rione, uno di questi ragazzi, senza scomporsi, si avvicina a mio padre, gli da un paio di colpetti sulla spalla e sentenzia: "Oh zio! Guarda che se vuoi salire al secondo piano puoi anche prendere l'ascensore!".  E con un magico gesto ferma la bestia e la doma.Morale della favola. Dopo 1 settimana ci siamo venduti la vespa.