Creato da pulci_lella il 08/01/2008

Napoletana Doc

cosa sta succedendo alla mia città

 

 

Il vulcano munnezza!

Post n°4 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da pulci_lella

Interessante per capire:
Il vulcano Munnezza è tornato a tremare. Non ha mai smesso, in verità, ma è come se negli ultimi sei mesi tg e giornali avessero staccato la spina al sismografo. I media pretendono sviluppi e qui è sempre la stessa solfa, da 14 anni ormai. L'emergenza più lunga nella storia dell'umanità, quella dei rifiuti campani. Come un'indolente lingua di fuoco la lava del pattume ha già travolto cinque commissari straordinari e bruciato oltre 2 miliardi di euro (tra le voci più fantasiose 10 milioni per un call center con 34 dipendenti che riceveva 4 telefonate al giorno). Ma, come un Efesto magnanimo, il dio del pericolo cronico ha anche creato 2316 posti di lavoro nella raccolta differenziata.
Peccato che con quasi 4 volte gli addetti pro capite rispetto a Roma o Milano, a Napoli riescano a mettere nel sacco giusto per il riciclo solo il 10 per cento della spazzatura. Contro il 38 medio del Nord. E che la regione sia rimasta l'unica - assieme alla Sicilia - a non avere ancora un termovalorizzatore. "Trase munnezza e esci oro" sibilano i maliziosi. Perché così la Camorra può speculare sui terreni di stoccaggio, comprandoli a niente dai contadini e rivendendoli a prezzi decuplicati, e affittare prima i mezzi di rinforzo ai comuni quando annegano nella lordura e poi i camion che allungano il giro dal cassonetto alla discarica. Affare sporco, enorme affare.
Con i cumuli di rifiuti, oscurati da quest'estate quando furoreggiavano sulle prime pagine, più maleodoranti che mai. Come dimostrano le 100 mila tonnellate per le strade della regione nella settimana prima di Natale. Per il combinato disposto di uno sciopero di tre giorni degli utotrasportatori, il breve blocco di un impianto di smaltimento, qualche grado in meno e goccia in più del solito. Perché i problemi vecchi sono quasi intonsi e quelli nuovi figliano come bufale del Casertano.
L'iter dovrebbe essere più o meno questo. La differenziata va ai rispettivi riciclatori (alluminio, vetro, carta), il resto agli impianti Cdr (per combustibile da rifiuti). Questi, con filtri meccanici, separano la parte umida (cibo) da quella secca. E producono tre cose: il Fos, la "frazione organica stabilizzata" da usare come fertilizzante; il sovvallo, lo scarto degli scarti destinato alla discarica; le ecoballe, cubi incelofanati da oltre una tonnellata da mettere al rogo nei termovalorizzatori per ottenere energia.
Però non c'è una sola tessera di questo puzzle che vada al posto suo. "In tre anni il Comune ha spiegato in quattro modi diversi ai cittadini napoletani come fare la differenziata. E nessuno ci ha capito più nulla" sbotta Michele Buonomo, presidente della Legambiente regionale. Racconta che sarebbe possibile, di un paesino di nome Atena Lucana con un record svedese del 96 per cento. Ma a Napoli città non ha mai funzionato. Perché la gente vede i sacchetti per terra e si deprime: "Chi me lo fa fare?". Credendo che siano problemi diversi.
"E anche perché il contratto con cui la regione affidò la gestione alla Fibe, gruppo impregilo, prevede che venga pagata per tonnellate trattate. Dovrebbe autoridursi la bolletta?" ironizza l'onorevole Paolo Russo, ex presidente della commissione parlamentare sui rifiuti. Già, la famigerata Impregilo. Il colosso che nel '94 ha vinto, in una gara che su tutto puntava meno che sull'eccellenza tecnologica, l'appalto per i rifiuti campani. E alla quale i magistrati hanno bloccato quest'estate beni per 750 milioni di euro, oltre all'interdizione per un anno dai rapporti con la pubblica amministrazione, per una strepitosa serie di inadempienze.
"A Lo Uttaro, nel casertano" schiuma Nunzia Lombardi, una fisica trentenne che organizza per i giornalisti tournée tra la monnezza, "le pareti dell'impianto sono state costruite verticali anziché spioventi. È l'abc per non far filtrare il percolato". In effetti, come i pm campani hanno certificato, non c'è neppure un Cdr tra i sette edificati capace di sfornare un'ecoballa a norma. In quella poltiglia c'è troppa umidità. E ciò complicherebbe la combustione. Oltre che pneumatici, sacche di sangue, infinite schifezze che dovevano finire altrove. Ancora Russo: "Un fallimento dovuto a cattiva progettazione e al fatto che è arrivata roba totalmente indifferenziata e assai più del previsto".
Risultato: 5 milioni di ecoballe accumulate nei vari centri di stoccaggio. "Piramidi azteche" le chiamano. Che ogni giorno diventano più alte di 2200 mattoni. Che farne? Il penultimo commissario, Guido Bertolaso, voleva ricostituirci le cave, una sorta di chirurgia estetica per montagne sventrate. "Ma perché fare un regalo a chi le aveva sfruttate, spesso nomi vicini alla criminalità?" si indigna l'ingegner Giambattista dè Medici. L'Assise di Palazzo Marigliano, il gruppo di cui fa parte, boccia il piano del prefetto Alessandro Pansa. "Se davvero costruiranno le 31 centrali a biomasse di cui si parla, capaci di bruciare sino a 4 milioni di tonnellate l'anno, la Campania diverrà l'inceneritrice d'Italia, magari anche dei rifiuti tossici del resto del Paese" denuncia Nicola Capone, trentatreenne coordinatore dell'Assise. La sua ricostruzione ha il pregio della coerenza e il rischio dell'ideologia. Bassolino avrebbe affidato i rifiuti alla Fibe che non solo si è rivelata inefficiente ma ha anche comprato le terre per le discariche dai prestanome della Camorra. E ora i suoi resti se li spartiranno i cementifici. Perché l'ultima della creatività monnezzara è di fare grandi punturoni di gesso e cemento alle ecoballe bagnate per farle asciugare. Se non fosse che così il peso aumenta del 50 per cento e la zavorra da smaltire cresce. "È incredibile" commenta il professor Umberto Arena, "nell'emergenza fioriscono le idee più strane. C'è anche chi ha proposto un marchingegno pomposamente chiamato dissociatore molecolare, vi rendete conto? Quando basterebbe copiare quel che fa il resto del mondo civile". Ovvero differenziata, inceneritori hi-tech, discariche.
Insegna scienze ambientali, quest'ingegnere che rischia ogni giorno la sedizione familiare per la sua intransigente politica del bidone nella bella casa al Vomero. "I termovalorizzatori potrebbero bruciare anche i rifiuti "tal quali", figurarsi le ecoballe difettose.
E il loro impatto ambientale è minimo. La Germania ne ha 66 e la quota di diossina è stata ridotta del 99%. Idem per Danimarca e Svezia". Ma le balle sono della Fibe che le ha date in pegno alle banche.
Un caos totale. Lo sversatoio di Taverna del Re, dove ne viene parcheggiata la maggior parte, ha i giorni contati. "Lo dobbiamo alla popolazione" assicura Gianfrancesco Raiano, portavoce di Pansa. C'è puzza, il percolato infiltra il terreno. Ci sono già stati picchetti, gli abitanti non ne possono più. "Ma il commissario ha individuato i cinque siti alternativi puntando a caso sulla mappa" accusano gli ecologisti. Nell'avellinese, a Chianche, tra i vitigni del Greco di Tufo. Con l'imprenditore Mastroberardino già pronto a dare battaglia.
Nel casertano, a Pignataro Maggiore, terra di succulente mozzarelle da esportazione. Al punto che il celebre caseificio Iemma ha scritto a Pansa: "Se ha deciso di premere il grilletto contro la nostra terra lo faccia, ma ci spieghi perché ha escluso 35 siti alternativi". La gara per chi dovrà succedere alla Fibe, completare il termovalorizzatore di Acerra e gestire i rifiuti per i prossimi 25 anni, è durata solo sedici giorni. In gioco 800 milioni di euro, forse l'appalto pubblico più grande d'Europa. Si è fatta avanti la francese Veolia e l'Asm di Brescia. Non è detto che finisca qui.
I napoletani si sono preparati al Natale zigzagando tra 3.000 tonnellate di immondizia. A San Gregorio Armeno, via dei presepi, si scherza su decorazioni fatte di rifiuti. Va peggio a Ercolano, dove il sindaco Nino Daniele ha chiesto, per liberare il centro dai sacchi neri, l'intervento dell'esercito. Ieri lo preoccupava il Vesuvio, oggi teme eruzioni dal basso.

 
 
 

Cosa fare? ecco una proposta!

Post n°3 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da pulci_lella

Lo scorso dicembre la fotografia dell'Italia scattata dall'Annuario Apat 2007 presentava molte ombre e poche luci. Nell'annuario l'agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente e del territorio ha messo nero su bianco i dati di un paese sempre più inquinato, sempre più schiavo dell'automobile, sempre più incapace di ridurre i consumi energetici e la produzione di rifiuti. Tutti indicatori negativi non solo in assoluto, ma anche nella grande sfida per la riduzione delle emissioni di gas serra e la lotta ai cambiamenti climatici.
Sul fronte della produzione e dello smaltimento dei rifiuti la situazione è peggiorata in quelle zone che da troppo tempo soffrono la mancanza di una politica concreta atta a risolvere questi problemi, e quando si parla di zone sofferenti a cusa dei rifiuti inevitabilmente si deve parlare della Campania.

E' una situazione drammatica, per esempio, quella che si sta vivendo in questi giorni, e ancora in queste ore, nella regione partenopea. Nella provincia di Napoli da stamattina si sono infatti contati ben 12 roghi appiccati negli enormi cumuli di immondizia che sommergono le vie cittadine; sei pompieri feriti dallo scoppio di alcuni petardi mischiati ai rifiuti; un bus bruciato nel quartiere Pianura dai contestatori che non voglioni che si riapra l'ex discrica del luogo; sit-in davanti ai cancelli della discarica di Cercola; altri gruppi di contestatori hanno bloccato l'ingresso della superstrada a Pozzuoli. E oggi, a Napoli si prevedono oltre 2.000 tonnellate di spazzatura non rimossa.
Insomma, una situazione che per molti aspetti ricorda la pericolosa tensione sociale scoppiata nelle banlieue francesi due anni fa.

Qualcuno ieri ha detto che ''il puzzo della monnezza di Napoli è arrivata fino a Bruxelles'', e infatti di fronte ad una tale emergenza dall'Unione europea è arrivato un severo monito. "Seguiamo molto da vicino la situazione in Campania e nei prossimi giorni valuteremo se prendere nuove decisioni e adottare nuove misure". Questo l'avvertimento di Barbara Helfferich, portavoce del commissario Ue all'ambiente Stavros Dimas, che ha anche ricordato come l'esecutivo europeo, nello scorso giugno, abbia già aperto una procedura di infrazione contro l'Italia, responsabile di non aver seguito le indicazioni comunitarie in materia di smaltimento dei rifiuti. Col rischio di dover pagare nuove multe salatissime e perdere i finanziamenti comunitari. A giugno, infatti, la Commissione si disse "scioccata" dalle immagini televisive che mostravano le strade di Napoli invase dall'immondizia e i cittadini disperati che davano fuoco a cumuli di rifiuti. Di qui l'accusa all'Italia di non fare abbastanza per risolvere "un problema che crea rischi di diffusione di malattie e di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo e che dunque desta gravi preoccupazioni per la salute umana e per l'ambiente".
Per Bruxelles, in particolare, "gli impianti regionali per lo smaltimento dei rifiuti sono inadeguati, in palese violazione degli obblighi comunitari previsti nella direttiva quadro sui rifiuti". Per questo all'Italia si era chiesto di "agire prontamente per adeguarsi e rimettere in efficienza gli impianti". A distanza di sei mesi, però - si lamenta negli uffici della Commissione Ue - Bruxelles è ancora in attesa di una risposta da parte del governo italiano. Mentre è ormai scaduto il termine del 24 dicembre fissato per l'attuazione del decreto varato lo scorso giugno che prevede un piano per l'apertura di nuove discariche.

L'emergenza rifiuti sarà sul tavolo della Commissione Ue già lunedì 7 gennaio quando riprenderanno i lavori dell'esecutivo europeo dopo la pausa festiva. La cosa più probabile, almeno per il momento - spiegano fonti della Commissione - è che Bruxelles decida di andare avanti con la procedura di infrazione già aperta nel giugno scorso, passando alla seconda fase., portavoce del commissario Ue all'Ambiente. L'Unione aveva già avviato nel giugno scorso l'iter per una procedura di infrazione a carico dell'Italia, inosservante delle direttive comunitarie sullo smaltimento rifiuti. Il 7 gennaio, data in cui si riunirà l'esecutivo europeo, potrebbe partire alle volte di Roma una sorta di ultimatum prima del ricorso davanti alla Corte di giustizia europea, organismo deputato eventualmente a comminare sanzioni nei confronti dell'Italia.

 
 
 

Il perché del blog  

Post n°2 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da pulci_lella
 
Tag: Perché

Il perché del blog Questo blog nasce per documentare quello che sta accadendo nella mia città. BAsta affacciarsi lla finestar per capire che qualcosa non va non è mai andato e forse purtroppo non andrà mai.
ecco alcune delle imamgini che stiamo vivendo ogni giorno. alcuni si vergognano ma io no perché è la mia città e solo chi ci vive sa cosa vuol dire essere napoletana doc.






altri video



ancora uno



un altro



e per fortuna c'è anche chi scherza

 
 
 

Primo post    

Post n°1 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da pulci_lella

Prima di tutto voglio annunciare che toglierò la foto del colosseo quanto prima possibile. finche' non torverò una foto adeguata pero' tengo quelsta... 

 
 
 

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