Naradém’ a tùnisi

P0 AS ANIMAS


  SA   DIE   DE   'AS   ANIMAS 
 Così si chiama a Baunei il giorno di commemorazione dei defunti che ricorre il 2 di novembre.In tutto il mondo e in tutte le religioni si festeggia questa ricorrenza nel periodo che va dal 31 ottobre al 2 di novembre, periodo in cui cade anche la festività di "Ognissanti", "Dogniassantu" così chiamata a Baunei.In questo periodo sono evidentmente raggruppate le feste per tutte le categorie di anime, quelle dei morti e quelle dei santi.  
 La festa dei morti ha probabilmente origini pagane, ma è stata accreditata tra le feste cattoliche solo nel 998, da Odilo, abate di Cluny, che, per soddisfare l 'aspirazione generale dei fedeli ad avere un giorno dedicato alla commemorazione dei morti, aggiungeva questa festa a quella di Tutti i Santi già fissata al primo di novembre dal Papa Gregorio IV, nell'anno 835.Nutrire, come è evidente, è il primo atto di amore che si può esercitare anche verso i defunti e nutrirli....perchè no? magari nutrendo se stessi ,Tutto questo forse per appagare quella necessità di raccogliersi e meditare, talvolta anche in modo trasgressivo e beffardo,davanti al grande mistero della morte.Per questa festa quindi, come per tutte le feste del mondo, non si prescinde dalla preparazione dei dolci tipici del luogo per questo periodo.La peculiarità di questa ricorrenza, comune a molti paesi, consiste nel donare dolci o frutti ai bambini che passano per le case a fare la loro questua pronunciando la formula di rito:"Cosa daggeis a's animas?" a Baunei,"Dolcetto o scherzetto?" più cinicamente detto dai bambini ricattatori di New York.Noi, (timidi bambini di sessant'anni fa), ci preparavamo a questa festa con i nostri piccoli cestini e passavano di casa in casa chiedendo unqualcosa per le anime. I cestini venivano così riempiti di quello che all'epoca era considerato ogni ben di Dio: noci, mandorle, fichi secchie qualche fetta di paniscedda....., nei casi più fortunati qualche pabassino o delle ambitissime anguleddas.A Baunei tutt'ora i bambini girano ancora per le case, anche se in numero inferiore rispetto al passato.Sempre moltissimi anni fa, (sig sig)la sera prima della festa dei morti, appena buio, anche i meno giovani usavano fare la loro questua, bussando alle porte delle case del paese, alla ricerca di cibi più corposi: pane, prosciutto, formaggio e vino. Io lo ricordo bene perchè ero terrorizzata nel vederli comparire mascherati alla porta di casa di mio nonno, alcuni indossavano dei giubotti fatti con le pelli di agnello, altri portavano dei campanacci al collo, evidentemente sottratti per una notteai loro animali.Iniziavano a bere da subito durante il giroe dopo le prime porte, e i primi "cumbidus",  proseguivano "alligrittus",cantando e schiamazzando nelle vie del paese. Era così che, all'adunata finale in piazza di chiesa,aggiungevano la famosa goccia all'altrettanto famoso vaso, e, cantando e ballando, consumavano molto allegramente il resto delle cibarie ricevute in regalo.Per questa loro usanza, che con le anime sembrava avere un fare poco riverente, venivano chiamate con molta ironia "AS ANIMAS DE CAMPANILE". 
_________________________________________________________________________Forse questo delle "animas de campanile" è qualcosa di più simile all'attuale HALLOWEEN.Perchè....si..., a volte..... ritornano!Diciamolo pure a commento dell'assurdo ritorno (e, poveri noi!, "miserinus"....., anche a BAUNEI......!!!!!) della festa di HALLOWEN!Che ci piaccia o no, HALLOWEN, indisturbata, imperversa, a mortificazione di quanto finora interiorizzato dalla nostra cultura. Nulla di statico nella cultura e nella società su questo mondo, si sa, ma......Halloween, questo mix di degradati spezzoni culturali, gira come un qualsiasi prodotto consumistico che, ricco di suggestioni a pronta presa, passa leggero dentro di noi attraverso vetrine e televisioni.Mi interrogo spesso sulla qualità delle abitudini che attecchiscono meglio e quale sia la loro risonanza sul nostro piccolo vivere sia personale che sociale. RICETTA DELLA PANISCEDDALa paniscedda era un dolce prelibato, tipico di questa ricorrenza, la cui ricetta si è modificata di recente con l'aggiunta di altri ingredienti come ad esempio i grassi, prima non contemplati, ma che originariamente era un pane condito con mandorle e uva passa e addolcito con la SAPA (SABA in baunese o BINU COTTU, nient'altro che mosto, cotto fino a ridurlo ad un dolcissimo e aromatico fluido) .Ecco la ricetta più antica della paniscedda, antica, si, sebbene recuperata attraverso il nostro avanguardistico strumento internet "narademiatunisi@libero.it" (col contributo collettivo di molti baunesi che non posso nominare tutti ma che ringrazio).Ingredienti:1 kg. Farinagr. 300 Zuccheroun panetto di lievito di birragr. 200 Uva passagr. 250 Mielegr. 250 vino cottosemi di finocchio (matafalua)Noci e (o) Mandorle a piacereun po' di acqua se serve.Si lavorano prima la farina con gli ingredienti liquidi, poi si aggiungono gli altri ingredienti, si impasta bene in una "impastera" e si fanno le pagnotte che si lasciano lievitare per una giornata intera.Si cuociono poi in forno caldo come per il pane, meglio se fornotradizionale a legna.Quando si vede che si sollevano un bel po' vuol dire che sono cotte. Per dare alle pagnotte quell’aspetto lucido, si tuffano in acqua calda e si rinfornano per qualche istante.