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LACRIME

Post n°126 pubblicato il 10 Novembre 2011 da fittavolo

Ho accettato il suo invito solo per chiarire la mia posizione, pensavo che fosse stato meglio così: guardarlo negli occhi ed esprimergli tutta la mia simpatia, null’altro. Invece mi ritrovo ad affrontare una situazione completamente diversa, perché credevo che le sue coccole, le sue attenzioni e le sue manifestazione d’affetto fossero solo uno scherzo. Un modo burlesco di portare avanti il nostro rapporto. Rapporto? Se così si possa chiamare una relazione nata nel mondo del web.
Trema mentre mi tiene la mano. Sento le sue vibrazioni scuotermi il braccio e perdersi lungo il corpo. Sa che fra qualche minuto ognuno sarà sulla propria strada, immerso nella propria vita, con solo un ricordo in più: quest’ora trascorsa insieme. Questa certezza mi fa sbandare, in fondo sono stata bene con lui. Mi trattiene ancora la mano nelle sue, non la molla, come se tutte le parole spese non avessero più nessun valore. Capisco che il momento del distacco è quello più brutto, più doloroso, soprattutto se il rivedersi è appeso a un filo sottile. A una promessa senza scadenza. M’imbarazza un po’ esser qui davanti a lui, in questo parcheggio a un passo dalla mia vita, con il suo sguardo triste e supplichevole che mi sfiora.
Alcune persone passano incuranti della nostra presenza.
Bisogna che vada, ho la piccola da prendere a scuola. Ma non voglio lasciarlo così, non voglio che mi guardi andar via. Tento di tirar via la mano per farglielo capire, ma è inutile, lui l’ha imprigionata tra le sue e non la molla. Sorrido. Non è un sorriso di piacere, è un contrarsi delle labbra per un disappunto coercitivo. Non voglio andare via, ma devo. È strano come a volte il tempo riesce ad espandersi, questi pochi minuti sembrano interminabili, mentre l’ora scorsa, è passata in un attimo. Continuiamo a guardarci senza dir nulla, aspettando che succeda qualcosa. Vorrei rassicurarlo con un abbraccio, un bacio sulla guancia, fargli capire che io ci sono, nonostante la mia vita ci sono. Però ho paura che fraintenda, un cuore innamorato non ragiona: spera sempre.
“Ciao” dice, ma non mi libera.
“Ciao” dico sfilando via la mano.
Le sue braccia cadono lungo il corpo, sembrano inerti, private dalla linfa vitale.
“Posso…” accenna a dire.
“Cosa?…” chiedo.
“Posso darti un bacio?” lo dice tutto d’un botto, come se questa ingenua richiesta gli fosse esplosa dentro dopo anni di prigionia.
Sospiro.
“Un bacio sulla guancia, certo che puoi darmelo” rispondo.
Come un bambino timido mi si avvicina lentamente e mi chiude in un forte abbraccio. Sento le sue labbra sul collo. Mi tiro indietro e tutto quello che riesco a fare è muovere la testa. Lui scivola velocemente sul mio collo e approda sulle mie labbra. Il tepore che provo mi blocca e non riesco a dir nulla. Comprendo che è l’unica reazione permessomi. Il mio corpo non vuole reagire è completamente soggiogato da una forte emozione. Qualcosa di primordiale riaffiora da chissà dove e mi fa fremere. Lui lo capisce, la sua sensibilità è straordinaria, allora cerca di farsi spazio tra le mie labbra. L’umido della sua lingua mi desta, mi fa sentire non pronta a questa intimità. Tiro indietro la testa e gli prendo il suo viso tra le mani. Glielo dico ancora.
“No Ale', non posso”
Abbassa lo sguardo come se si vergognasse del gesto e mi libera dall’abbraccio.
“Scusami”
Ripenso a qualche momento fa, a quando eravamo seduti al bar a bere un caffè uno di fronte all’altra, all’emozione di sentirmi corteggiata, al modo che aveva di farlo, al modo in cui ho bruciato le sue parole pensando che scherzasse, alla consapevolezza sopravvenuta e ai silenzi successivi.
Comprendo la sconforto di quest’uomo, la sua disperazione per essere arrivato in ritardo nella mia vita, insieme alla certezza che sarebbe stato accettato e me ne rattristo. Cerco di trattenere le lacrime, non devo piangere, non è colpa mia. Giro la testa per guardare altrove, per distarmi. La sua carezza sul mio viso è irresistibile, non riesco più a contenermi. Allora abbasso la testa perché lui non noti. Ma siamo troppo vicini e troppo immersi nelle stesse emozioni per poter nascondere le lacrime che affiorano dai miei occhi. Mi tira su la testa e mi bacia sulla fronte, sulla bocca e sulla guancia.
“Non piangere” mi supplica e appoggia la sua fronte sulla mia.
“Mi basta restare amici, anche se…non riesco più…ho un vuoto dentro che mi uccide” dice contro la mia faccia.
“Restiamo amici, non preoccuparti, non rinuncio a questo” dico e penso a quel che è successo pochi istanti fa.
Credo nell’amicizia tra un uomo e una donna, ma se uno dei due è innamorato, ho qualche dubbio che possa funzionare. Tuttavia voglio lo stesso provare, gli ho detto che non rinuncio a questo, ma e quello che voglio veramente o mi sono fatta coinvolgere più del necessario? Il mio timore è un altro: ho paura d’innamorarmi. Questa esperienza sta facendo vacillare alcune certezze che ho. Non parlo dei sentimenti verso Enzo, quelli sono saldi altrimenti prima, mi sarei lasciata andare, parlo dell’amore in senso assoluto. Penso che nella vita l’amore t’incontri e ti faccia delle proposte, ti spinga a fare una scelta, che innamorarsi sia indipendente dalla nostra volontà e che accada con il classico colpo di fulmine. Incontri e conosci una persona e ne sei già innamorata prima ancora di rendertene conto. È stato così con Enzo, è stato così anche per mia sorella, pure per mia cugina e anche per Elisa una mia amica. L’amore ti propone una persona e t’invita a sceglierla. Questa è una mia convinzione che sta per crollare, infatti Ale' l’ho conosciuto tre anni fa, mi è stato presentato da degli amici. Allora mi risultava del tutto indifferente, e anche tutte le altre volte che l’ho rivisto, per lo più in occasioni straordinarie e casuali. Avevamo ballato e scambiato qualche parola, ma niente di più. Forse non ha mai osato andare oltre perché con me c’era sempre Enzo. Ma pochi mesi fa l’ho visto chiedermi l’amicizia in uno dei tanti social network e dal quel clic fatto con il mouse sul tasto accetta, è cominciato il nostro vero rapporto. Dapprima molto distante, poi via via che si usava la chat sempre più confidenziale, fino a scambiarci i numeri di cellulare per sentirci anche durante il giorno. Le prime volte che mi ha scritto che ero bella e gli piacevo, ho riso, ho riso sul serio, facevo addirittura fatica a rispondergli per il troppo ghignare. I suoi tentativi di corteggiamento venivano puntualmente scherniti. Però una cosa è leggerlo e un’altra e sentirselo dire “sei bella”. Quante volte me la avrà detto, un milione di volte, forse più. L’ultima volta questo pomeriggio, poco fa, e non è stata la stessa cosa. Sentirselo dire guardandosi negli occhi, è diverso e anche quello che mi ha lasciato è diverso. Per un attimo mi sono sentita libera, era come se me lo sentissi dire per la prima volta nella mia vita. Una strana sensazione che ha aperto un piccolo varco nel mio cuore e mi ha permesso di sentire Ale' più vicino e sincero. Ero lusingata quando aggiunse che gli piacevo, e a dirla tutta ne ero felice. Quella stessa felicità che provai quando me lo disse Enzo. È bello sapere che qualcuno prova qualcosa per me. Quando mi ha preso la mano e l’ha stretta, mi sono spaventata e questo mi ha riportato alla realtà: il varco nel cuore si è richiuso lasciando Enzo come unico inquilino. Però per un attimo Ale' c’è stato dentro, e a me, è piaciuto. Ora sono qui che piango e non sono più certa che è solo per il suo dispiacere. Sono confusa e voglio andare via, anzi devo andare assolutamente, la scuola sta per terminare e la piccola per uscire.
“Al prossimo caffè allora!” dico aprendo la portiera dell’auto.
“Al prossimo caffè” dice scostandosi per farmi salire.
Metto in moto e scappo via, come se fossi una criminale inseguita dalla polizia. Prima di svoltare verso la provinciale guardo lo specchietto retrovisore. Lui è ancora lì, fermo con le mani nelle tasche e guarda verso di me. Quando sente accelerare tira fuori una mano e la sventola nell’aria, poi svolto e si perde nel bordo dello specchietto, scacciato dal rettilineo che prende il suo posto. Accendo la radio, una canzone si diffonde nell’abitacolo, ma non la sento la mia testa è piena di pensieri. Un’altra certezza sta per andare a farsi fottere. Si può amare due uomini? Si può provare gli stessi sentimenti per due maschi diversi? Fino a pochi minuti fa, avrei avuto una risposta certa e indiscutibile e avrei considerato un folle chiunque l’avesse messa in dubbio. Ora sono io la folle che sto a pensarci. Amo Enzo, lo adoro. Ma Ale' si sta accendendo in me prepotentemente e non scaccia Enzo, è lì al suo fianco. Com’è possibile tutto ciò? Non mi capacito. Allora non basta fare una scelta, portarla avanti, difenderla dagli attacchi della noia, non basta tenerla sempre viva, perché l’abitudine agli odori, ai colori e alle parole di un rapporto, cancella l’emozione della prima volta. L’assuefazione alle cose non ha rimedio. La novità accende il sistema ricettivo e fa esplodere le emozioni. È questo quello che è successo?
Il suono del cellulare mi annuncia che è arrivato un sms. Fermo al lato della la strada l’auto, mentre tiro il freno a mano sento di nuovo la musica, un altro sms. Il primo arrivato è quello di Ale': è stato bellissimo trascorrere un’ora con te, fantastico parlare con te, stupendo rubarti un bacio. Ora so che sapore hai e non sarà facile rinunciarci. A presto frutto proibito. Ale'.
Resto immobile con il cellulare in mano, fissando l’ultima pagina di quel sms. Poi sorrido e a stento trattengo le lacrime. Un’automobile sfreccia veloce, la mia viene scossa al suo passaggio. Vedo una macchia rossa sfuocata allontanarsi, appoggio il capo al poggiatesta e mi asciugo le lacrime.
Il secondo sms è di Enzo: Ciao Gabri sto tornando a casa, ti desidero alla follia: stasera voglio portarti fuori a mangiare e stanotte morire di piacere fra le tue braccia. Ti amo. Enzo.
“Non vedo l’ora, amore” dico a me stessa, mentre cancello il messaggio di Ale'.

 
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