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« Le mezze verità della Fa...Messaggio #50 »

Post N° 49

Post n°49 pubblicato il 25 Marzo 2007 da nature.alive
 

Negli ultimi 50 anni, gli ecosistemi d'acqua dolce hanno subito alterazioni più profonde che in qualunque altro periodo storico: vertiginosa crescita demografica, sviluppo economico e industriale hanno causato trasformazioni che non hanno precedenti. In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, indetta dalla Naizoni Unite, il WWF ha pubblicato il report "World's top rivers at risk".

I 10 grandi bacini identificati dal WWF come più a rischio sono il Nilo in Africa, il Gange, l’Indo, lo Yangtze, il Mekong, il Salween in Asia, il Danubio in Europa, La Plata, il Rio Grande in America nord e sud e il Murray in Australia: se non si interverrà per mitigare l’impatto che deriva da cambiamenti climatici, infrastrutture (porti, dighe), eccessiva captazione delle acque, inquinamento, pesca eccessiva, specie invasive, la posta in gioco sarà la loro sopravvivenza e quella delle popolazioni che da essi traggono sostentamento.

Secondo il report WWF il 41% della popolazione mondiale vive in bacini fluviali sottoposti a profondo stress idrico, più del 20% delle 10.000 specie d’acqua dolce si sono estinte o sono gravemente minacciate come conseguenza di alterazioni e perdita di habitat, eccessiva captazione delle acque, inquinamento, aumento di specie invasive e sfruttamento non sostenibile delle risorse ittiche. I fiumi costituiscono l’insostituibile riserva d’acqua del Pianeta: una volta distrutti, saranno a rischio le risorse e la stessa sopravvivenza dell’uomo.

Indo e Nilo subiscono più di altri l’impatto dei cambiamenti climatici: il primo è per più del 30% in condizioni di siccità per la scomparsa dei ghiacciai da cui dipende e il secondo subisce in modo drammatico l’innalzamento della temperatura globale al punto che il fiume più lungo del mondo ha cessato di riversare nel Mediterraneo acque dolci, provocando un’alterazione nei livelli di salinità in corrispondenza del delta. Dallo stato di salute di questi due fiumi simbolo dipende una popolazione di oltre 500 milioni di abitanti.

Yangtze e Mekong in Cina e nel sud-est asiatico sono principalmente minacciati da inquinamento e sfruttamento e pesca eccessiva. Lo Yangtze rappresenta il 40% delle risorse idriche della Cina e da esso dipendono più del 70% della produzione nazionale di riso, il 50% di quella di grano e più del 70% delle risorse ittiche: in una cifra questo bacino rappresenta il 40% del PIL cinese. Negli ultimi 50 anni i livelli di inquinamento sono cresciuti del 73%, con un totale di 25 tonnellate tra acque reflue e scarichi industriali. Il Mekong – il più grande bacino fluviale del sud-est asiatico – è tra i più intatti e quindi tra i più pescosi con un valore commerciale dei prodotti ittici pari a più di 1,7 miliardi di dollari ma la pesca eccessiva e le pratiche illegale rischiano di privare 55 milioni di abitanti della loro principale fonte di sostentamento (l’80% delle proteine animali viene dal Mekong).

“La “fotografia” della situazione di questi grandi del mondo ci aiuta a capire quanto il diritto fondamentale e inalienabile dell’uomo all’acqua sia seriamente a rischio – ha detto Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – La parola d’ordine è la gestione integrata dei bacini fluviali, cioè una visione unitaria degli interi bacini idrici capace di rendere, come obiettivo fondamentale della loro gestione, il buono stato ecologico di salute degli stessi. E’ indispensabile una forte cooperazione internazionale, buona volontà e lungimiranza per ottenere questi risultati. La buona salute e la vitalità dei sistemi idrici è una vera garanzia del nostro benessere. La nostra priorità deve essere l’eliminazione delle minacce che oggi distruggono queste grandi “arterie” della Terra”.

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Commenti al Post:
bravoclub.av
bravoclub.av il 25/03/07 alle 21:44 via WEB
ciao :)
 
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Data di creazione: 14/11/2006
 
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