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SFILATE DI MODA PIENE DI PELLICCE. L’ENPA DICE BASTA, NON COMPRIAMO ABITI DA CHI UCCIDE ANIMALI
Sono onnipresenti le pellicce nelle nuove collezioni di moda e l’Enpa protesta per la sempre maggiore diffusione dell’utilizzo di pelli animali, in controtendenza con la crescente sensibilità degli italiani per i problemi e le sofferenze degli animali. La Protezione Animali critica duramente gli stilisti che hanno scelto di far sfilare capi realizzati con derivati animali, in un’epoca che offre soluzioni alternative migliori non solo sul piano etico, ma anche dal punto di vista estetico e pratico, visto che i tessuti tecnici tengono più caldo del manto rubato al legittimo proprietario.
Molte persone ignorano le terribili condizioni in cui gli animali destinati a questo scopo sono allevati o si giustificano mentre acquistano capi in pelle dicendo che gli esemplari italiani sono tenuti in condizioni accettabili e uccisi con metodi “pietosi”; ma visitare un allevamento di animali da pelliccia potrebbe far ricredere molti compratori e farli riflettere sull’opportunità di uno shopping in pellicceria.
Anche se il cappotto con il collo in lapin non pesa eccessivamente sulle tasche della signora che lo indossa, ha un costo elevatissimo in termini di vite sacrificate; e il sangue che non si vede all’esterno è stato comunque versato da un essere vivente senza altra colpa che essere morbido. Gli schiavi di questo giro di affari vengono spesso tenuti al freddo per far sviluppare un manto folto e uccisi con l’unico riguardo di l’evitare macchie di sangue sul pelo.
Per ottenere una pelliccia di visone gli esemplari abbattuti sono più di 30; per una di castoro muoiono fino a 20 animali; per la martora, si arriva a 50; ma un manto di ermellino chiede il sacrificio di circa 200 animali, data la dimensione ridotta. L’Enpa si chiede cosa ci sia di gradevole a sfoggiare i resti di questa strage sulla propria pelle e invita le signore ad astenersi dall’acquisto di moda sporca di sangue e anzi incita a disertare i negozi che vendono prodotti realizzati “con e sulla” pelle degli animali. Non c’è nulla di sensuale, conclude la Protezione Animali, nell’indossare la pelliccia che apparteneva di diritto a qualcuno che è stato abbattuto per produrla e l’unica via per far cessare questo business è smettere di comprare oggetti in pelle. (19 febbraio)
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