vitoantonioranieri

vi invito a leggere i primi capitoli del mio primo libro, anche se sono in cerca di un editore!


       e-mail: vitoantonioranieri@libero.it   Narratore In un lontano passato, il mondo viveva nel terrore e nel caos.  Il suo obiettivo, era quello di far sprofondare il mondo nell’eterno oblìo, facendo scomparire per sempre la luce. Nel lontano ed inaccessibile villaggio di Weackness si festeggiava un’insolita vittoria. Tutti gli abitanti si erano riuniti intorno ad una grande pira in fiamme. Essi ballavano, mangiavano, cantavano, ridevano e soprattutto bevevano, il “divino nèttare”, un intruglio liquoroso, che rendeva i loro volti più festanti e sorridenti di quanto in realtà non fossero. Alcuni abitanti, però, non partecipavano ai festeggiamenti. Essi erano intenti a parlottare tra loro in disparte. “Diciamo di sì. Sono riuscito a farlo giusto in tempo, prima che la casa crollasse”. “È vero, la nostra presenza è stata fondamentale”. La donna stava tremando tutta. Strofinò, ripetutamente ed inutilmente, le mani sul grembiule che aveva in vita. Era tutta impolverata, aveva dovuto scavare tra le macerie, per recuperare i corpi di sua sorella e del marito. Appena aveva ripensato a quei momenti i suoi occhi erano diventati lucidi. Bette stava iniziando a piangere e non voleva farsi vedere da nessuno, così si diresse verso casa. Stava iniziando a liberarsi del peso che la opprimeva. Non riusciva a capacitarsi di aver appena perso la sua unica ed amata sorella. “Sfiderei chiunque a non essere in preda allo sconforto. Vedere morire i propri cari, non è cosa da tutti i giorni. Sono sicuro che anche se così piccola, la bambina si sarà spaventata molto nel vedere così da vicino la morte”, sentenziò Cornelius, mentre continuava a lisciarsi la lunga e folta barba bianca. “Oh, non dirmelo Gerrard, se non fosse stato per il sacrificio di Edward Connors e di sua moglie Margaret McWire, saremmo tutti morti!”. “E pensare che quel maledetto voleva uccidere anche la loro piccola creatura! Come si fa ad inveire su un essere così piccolo ed indifeso?”. “Io proporrei di radunare tutti gli uomini ed organizzare una spedizione contro di lui”. “Così ci faremmo ammazzare tutti come degli stupidi. No! Dai retta a me. La vendetta è un piatto che va servito freddo!”. “Adesso è meglio che tu stia calmo. Ti ho già detto che ci vendicheremo al momento opportuno”. Gerrard stette un momento in silenzio senza proferire parola. Era un uomo abituato a pensare prima di aprire bocca, ma la rabbia era tanta che gli aveva completamente offuscato la mente, non permettendogli d’essere lucido. “Hai ragione tu, Cornelius. Per l’ennesima volta hai ragione. Aspetteremo”. “Per questo si fanno tante sciocchezze, quando si è giovani e pochissime quando si è anziani. L’esperienza porta a ragionare con la testa, e non con il cuore”, aggiunse sempre sorridendo.  “Faremo in modo che resteranno sempre nei nostri pensieri. Costruiremmo loro delle lapidi sulla collina in modo che ogni qualvolta volgeremo il nostro sguardo verso il sole, li ringrazieremo per averci salvato la vita…”. Un uomo li aveva interrotti. Era Stricker, il fabbro, un loro compaesano che mezzo ubriaco aveva letteralmente tirato a sé Gerrard, facendolo quasi cadere. “Va a divertirti!”. “Stupidi! Fate come volete. Non sapete cosa vi perdete!”. Alzò il boccale di quell’intruglio liquoroso, e l’ingollò quasi del tutto. Si pulì la bocca strofinandosi con il dorso della mano, poi si diresse verso quell’anello umano festante e barcollante che girava intorno al fuoco. Ne ruppe una catena, togliendo il braccio di un compaesano che teneva in vita al suo vicino e cominciò anch’egli a girare e a cantare. “Non dire così!”, lo aveva ammonito Cornelius. “Ognuno reagisce a modo proprio alle avversità della vita”. “Cercheremo di non far mancare nulla alla piccola. Le daremo una giusta istruzione. Faremo in modo di crescerla secondo gli ideali per cui sono morti i suoi genitori: la pace, la libertà e l’amore per gli altri”. “Aspettare cosa?”, gli chiese di botto il giovane. La scena che si presentò alla donna, era quella di un’ipotetica tranquilla vita familiare, solo che mancavano i due punti cardine. La zia corse verso il letto. Andò a mettersi vicino alla sua piccola nipotina. Con fare materno si sdraiò vicino a lei e si addormentò, dopo aver dato finalmente sfogo alle lacrime. Teneva tra le sue mani quelle piccole e morbide di Sara, che continuava a dormire il suo sonno profondo. Il capo villaggio, dopo aver messo la mano sul lato destro della bocca, abbassando la voce continuò: “Il piccolo drago si è salvato?”, chiese Gerrard. “Ora dov’è?”. “Sono sicuro che sarà un’ottima guida per lei. Si dice che i draghi siano molto saggi”. Il saggio Cornelius facendo come se non fosse accaduto nulla si rivolse a Gerrard sussurrando: “Oh, non badare a lui, è sempre stato un tipo solitario, anche se negli ultimi tempi è sembrato un po’ più strano del solito. Alcuni compaesani mi hanno detto che si è allontanato più volte dal villaggio, ritornando sempre a notte fonda”. “Cercherò di spiarlo”. Viper si era accorto che parlavano di lui, di scatto si voltò avvolgendosi nel suo mantello marrone scuro, e si allontanò.