Semplicemente Io...

Post N° 1199


Giornata quasi totalmente storta. Del resto, è cominciata con un mio gesto maldestro che mi ha fatto rovesciare sul pavimento il barattolo dello zucchero (ovviamente pieno). Non se n'è salvato neanche un granello ma, soprattutto, spazzare via lo zucchero da tutta la cucina ha fatto si che il pavimento diventasse tutto strisciato di nero! La giornata è andata avanti proprio così, storta al massimo, per aggiustarsi un pò solo verso sera. Poi quell'odiosissimo brufolo che mi dava il tormento da tre giorni, diventava sempre più enorme, impedendomi di sedermi, alzarmi, abbassarmi, insomma di fare qualsiasi movimento (potete immaginare dove mi sia spuntato!). Non ce l'ho più fatta e, prima di pensare sul serio di correre al Pronto Soccorso per farmelo incidere e drenare, ho approfittato del fatto che oggi finalmente si vedesse una microscopica puntina bianca, per bucarmelo con l'ago (naturalmente sterilizzato e disinfettato) di una siringa. Deo gratia, prude e brucia un pochetto, ma almeno si è sgonfiato e posso di nuovo sedermi senza urlare e piangere dal dolore! Insomma, complici il brufolo e il barattolo di zucchero, questo primo giorno di ricorrenze a me non gradite, è passato tra il nervoso e l'isterico. Ogni tre minuti ripensavo al cimitero, al fatto che non avessi voglia di andarci, con tutta quella gente, tutto quel casino, tutta quella speculazione, tutto quel falso perbenismo. Nei tre minuti intercorsi tra l'uno e l'altro di questi stessi ciclici pensieri, c'era l'instinto a correre lì per prendere a pugni le foto di mio padre e mia madre, quello di andarci per risistemare le tombe perchè la pioggia di sicuro le avrà rese di nuovo disordinate e poi il parentado mi avrebbe criticata per aver lasciato i miei genitori soli come dei cani in un giorno come questo e così via... Poi il pensiero che in fondo, il minimo l'ho fatto, ieri ci sono stata con mia sorella ed abbiamo sostituito alcuni fiori finti con fiori freschi e profumati. Mi pare già abbastanza per una che non ha alcuna voglia di andare in quel luogo che le ricorda continuamente il dolore provato nell'ultimo anno. Poi vorrei andarci per vedere un pò l'effetto che mi fa, per vedere se riesco almeno lì davanti a far crollare questo muro di finta forza che mi sono messa davanti ad ogni costo ma non con tutta quella gente che fa public relations. Poi ripenso a quanto mamma l'anno scorso si fosse prodigata perchè la tomba di papà fosse in ordine per questi giorni, anche se, da donna intelligente qual era non ha pensato neanche minimamente di trascorrere due intere giornate seduta accanto alla tomba di papà solo per accontentare il mero tradizionalismo dei suoi parenti che avrebbero voluto vedere in lei la vedova esemplare che piangeva accanto alla tomba del marito per due giorni di fila. Allora, solo per lei, solo perchè lei avrebbe fatto così, ieri sono andata appunto a sistemare un pò le loro casette, superando il mio rifiuto per quel posto e, solo per lei, perchè lei avrebbe fatto così, domani mattina (spero all'alba, così non incontro nessuno), passerò a dare un pò d'acqua ai fiori ed una ripulitina veloce al marmo. Ognuno fa quel che si sente, per carità, ma non è che condivida molto il pensiero di mia zia che mi ha detto che se non mi invitava a pranzo questa domenica era solo perchè sono giorni particolari e lei DEVE stare al cimitero. DEVE? Mica glielo ha prescritto il medico? Ha aggiunto che, essendo morta sua madre da pochi mesi, pareva brutto che lei non stesse al cimitero in questi giorni. Se lo fa perchè ne ha voglia è un discorso, ma se lo fa perchè deve accontentare gli altri che la taccerebbero di insensibilità, per me non ha senso. Del resto, i miei parenti, ci tengono proprio ai giorni "particolari". Ricordo ancora come fosse ieri, quel 24 dicembre 2007, mamma in ospedale, una diagnosi di leucemia mieloide acuta appena avuta, io con lei e le zie che mi dicevano al telefono: "Adesso, passano questi giorni un pò particolari, caotici, di festa e poi magari ti diamo il cambio in ospedale." Corse in ospedale, a farmi compagnia, quella sera, alle 23:45 esatte, un mio amico, con gli abiti ancora imrpegnati del profumo del cenone natalizio. Stessa storia il 31, quando lei era nel letto del reparto di neurochirurgia d'urgenza, col capo rasato, una benda intorno al capo ed un tubicino che le usciva dalla testa per drenare un ematoma per la quale era stata operata di corsa. Erano corsi tutti in ospedale il 30, il giorno dell'intervento. Tanta era la folla, che io fui l'unica che non riuscì a vederla sveglia dopo l'intervento. L'avevo vista scivolare pian paino nel coma la notte precedente, l'avevo vista entrare nella sala operatoria, l'avevo intravista in barella mentre ne usciva e poi, centocinquantamila parenti che entravano e uscivano dalla sua stanza. Me ne tornai a casa, distrutta, per riposarmi dopo non so quante notti di seguito in ospedale, sostituita per quella volta da mia sorella. Ricordo ancora che, al telefono, ho chiesto incredula a mia sorella se davvero fosse andato tutto bene, ho realizzato a distanza che mia madre si stesse riprendendo, ho gioito da sola, a casa, con Paola, dalla quale mi sono fatta ripetere sette volte che mia madre si fosse svegliata ed avesse parlato, perchè i parenti non mi avevano concesso un pò di spazio per vederla con gli occhi aperti dopo l'intervento. Gli stessi parenti che, mi hanno ripetuto, il giorno dopo la stessa litania: "E' il 31 dicembre, domani è Capodanno, adesso passano questi giorni 'particolari' e poi magari ti diamo il cambio in ospedale." Mi ricordo uno spettacolo pirotecnico stupendo, visto a Capodanno 2008, dall'immensa finestra della stanza dell'ospedale, e goduto pienamente, quando mamma ha provato a sollevare un pochino la testa per vedere i fuochi che le descrivevo. Già mi immagino i commenti dei parenti che sentirò la prossima settimana: "Non ho visto nessuno di voi (me, mia sorella e mio fratello) l'uno e il due al cimitero." Ed io, candidamente confesserò: "Non ci siamo stati, infatti, se non il giorno 31 e poi al volo il 2 per risistemare." Mi immagino già le loro facce sconvolte e poi, ancora di più quando mi diranno: "Vabbè, tanto ci vai spesso." ed io risponderò con un: "A dire il vero erano mesi che non ci andavo." Orrore, non onoro la loro sorella, mi sono dimenticata della loro cognata, mi sono dimenticata di mia madre. Come se, ogni giorno, non pensassi a lei e a mio padre, per buona parte della mia giornata...