Quando la luna snoda i suoi capelli e illumina d’argento le serali coseio indosso la mia rabbia e i miei gioiellie piano mi ripeto le tue fiabe, le più ascose.Da quel viaggio che ti ha visto solo andarelasciando me bambina innamoratain ogni uomo che nell’esistenza m’ha lambitaho inseguito orme di te, per forse amare ma non mi son legata.Mi spirava la carezza tua nel declino della serala tua voce roca e la tua chitarra che musicava l’insonnolita neniadella mia preghiera.Padre,mio fenicottero danzante nella zona eternain quest’aria fruttata che sa di primaverastruggente mi pervade la stanchezzaor che il tempo, sterrando di grinzela mia pelle e la mia menteha detto la parola fine alle mie notti insonninella ricerca vana di lucciole doratecon il tuo profilo.Quella figlia ai primordi reclinatavuol solo poggiar la testa sulla tua maschia spalla e dirtidolcemente appassionata che in nessun uomomaiha ritrovato l’eco allegro della tua risata.