Ti fisso, rimpicciolitonell’asola bianca del tuo lettosofferente, distante, estraneo.Avvinghiato al tuo doloretu non mi guardimentre frenetiche le tue manitormentano il telo.Danzano gli avvoltoi nel mare nerodelle tue allucinazioni.Notti eguali a giornigiorni eguali a notti.Ho visto le tue labbra sgretolate aprirsi ad un sorriso. No, non era per meinetta, sterile ombra era per lei tacita Signora.Si è distesa sul tuo letto e t’ha abbracciato.Fissando le sue orbite senz’occhihai ricambiato la sua stretta eternae t’ ho perduto.Dopo eterne clessidre di doloresono ancora qui a cercaretra pieghe della mia carne vivail perché del tuo giovane andare.