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Post N° 185


IL MASSACRO DI NOVI LIGURE Appello di Omar ai giudici: "AiutatemiNon voglio essere bollato per sempre"A 24 anni il complice di Erika De Nardo si racconta: "Di lei non m'importa più nulla. Ho combinato una cosa mostruosa ma ho pagato e voglio uscire per riscattarmi". Uscirà tra un anno e 8 mesi....  
Roma, 13 luglio 2008 - "Di Erika non mi importa nulla. È da tempo che ho deciso di pensare soltanto a me stesso, al mio percorso. È da tempo che non misuro la mia vita in funzione della sua. Qui dentro ho capito che tipo di errore abbia fatto. Lo so, ho combinato una cosa mostruosa. Ma so anche che ho pagato e che adesso voglio uscire per riscattarmi. Ora mi sento una persona nuova, migliore". Lo racconta a 'La Stampà Omar Favaro, 24 anni, rinchiuso nel carcere di Quarto (Asti) per aver ucciso a coltellate insieme a Erika De Nardo la madre e il fratello undicenne di lei il 21 febbraio 2001. "Questi anni di prigionia mi riscattano per il futuro, non per il passato - dice il ragazzo - Ma era giusto che pagassi. Chi sbaglia non può farla franca. È la prima cosa di cui mi sono reso conto" Alla domanda se si sia sentito solo in carcere, risponde: "Momenti difficili ce ne sono stati, non posso nasconderlo. Mi hanno aiutato molto i miei genitori. Non mi hanno mai abbandonato, non mi hanno lasciato solo mai. È guardando loro e tutto l'amore che mi danno che riesco a fare progetti per il futuro. Ho tante idee per la mia seconda vita. Per adesso riorganizzo l'archivio della biblioteca del carcere, ma in questi anni ho studiato. Mi sono diplomato in informatica. Quello che mi hanno insegnato mi servirà quando sarò libero". "Non ho paura di non farcela fuori dal carcere, ma ho bisogno di aiuto - aggiunge Favaro - Gli stessi giudici che mi hanno giustamente condannato mi devono aiutare a riscattarmi e a trovare lavoro. È a loro che mi rivolgo. Voglio che non mi abbandonino. È facile, dopo quello che ho combinato, essere bollati a vita come assassini. E io non voglio che vada a finire così. Non voglio che la gente mi releghi in un angolo con un solo sguardo. Voglio riprendermi la mia vita senza subire l'ombra di quella che mi sono lasciato alle spalle. Senza essere odiato nè compatito".Sulla vita in carcere Favaro spiega: "Qui mi sono trovato bene fin da subito. Tutti, dal direttore ai secondini, mi hanno trattato come speravo. Non mi hanno fatto mancare nulla. Posso dire di aver goduto tutti i privilegi possibili di un carcere. Ospitalità, innanzitutto. Cordialità. Mi sono sentito protetto fin dall'arrivo. Protetto, non viziato. Lo speravo. Quando sono arrivato qui dal Ferrante Aporti di Torino avevo paura che mi succedesse qualcosa, che gli altri detenuti mi prendessero di mira. So benissimo che la mia storia la conoscono tutti. Sarebbe stato facile diventare un bersaglio. Non è andata così". Alla domanda sul movente dell'omicidio Favaro risponde: "Mi chiedete perchè l'ho fatto. E io me l'aspettavo. Questa domanda me l'hanno posta in molti, ma ancora oggi non trovo una risposta. ci penso, ma non so spiegarmi che cosa sia scattato. Adesso anche i ricordi cominciano a sfuocarsi". E aggiunge, in riferimento al fatto che mancano ancora un anno e otto mesi alla scarcerazione: "Non c'è problema. Continuerò a contare i giorni che mi separano dalla libertà. Voglio un'altra occasione. Credo di essermela guadagnata. Solo io, da subito, ho detto la verità su quella maledetta sera".