Ambrosia e cicuta

Post N° 189


Oggi è una di quelle poche giornate in cui sono un po' in pace con me stessa.Mi guardavo al lavoro, stamattina.E' tutto difficile, nuovo. Tutto mi richiede uno sforzo e una concentrazione notevoli, che col passare del tempo diventeranno automatismi.E un po' sorrido.Perché sono passati tanti anni, ma sono ancora la stessa bambina. Quella bambina che sui banchi di scuola doveva sempre dare il meglio. Che soffriva di mal di testa allucinanti perché prendeva i compiti troppo a cuore. Quella che ad ogni nuova spiegazione di una formula matematica non la capiva, e pensava che non l'avrebbe capita mai. E che si addormentava col nodo al cuore crucciandosi per quello che non era.Marta non è mai abbastanza, per me. Ma poi, piano piano, passando le ore, quella formula diventava chiara, e lei era brava, la più brava di tutti. Agli occhi degli altri, ma non di se stessa.Quel senso di inadeguatezza e di paura del nuovo le restava addosso, sempre. Per tutta la vita.Ancora oggi davanti ai nuovi ostacoli mi si aggroviglia lo stomaco, mi viene mal di testa, e se sbaglio soffro e mi sento una cretina.Anche se mi dicono che è normale, che sono brava.Ho la smania di saper fare tutto subito. Di non potermi permettere l'errore. Pretendo tantissimo.In quei momenti vorrei mollare. Ci penso seriamente, giuro. Ma poi mi impongo un giorno in più.E così i giorni passano, come passavano allora, e affronto tutto, e mi alzo in piedi, e sono quella bambina così brava e intelligente che la maestra adorava. Quella che in molti hanno coccolato.Quella che in molti non hanno conosciuto.Quella che in troppi non sono riusciti a conoscere, fermandosi a quell'altra persona.In fondo amo questa mia fragilità. Lo dico dopo anni di psicoterapia, passati a sbatterci il muso.Lo dico oggi che ho trovato uno pseudoequilibrio, che forse prima o poi se ne andrà a farsi fottere.Ma oggi concedo un "brava" a quella bambina, perché nonostante il senso di inadeguatezza, l'autolesionismo, i limiti sempre più alti da raggiungere, oggi può guardarsi indietro e trovare un senso a tanto lavoro. A tanta fatica. Quella fatica di viversi e di vivere, che non tutti provano.La goccia scava la roccia.