Creato da Nereide_81 il 08/12/2006

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« Glasspensieri »

V.

Post n°221 pubblicato il 02 Luglio 2009 da Nereide_81

La frase che ripeto più spesso, ultimamente, è "non mi va di parlarne". Non mi va di parlare neanche con me stessa, dei miei problemi, di quest'anno di merda, di lui. Ho messo tra me e la mia vita un muro, e credo che vada bene così.

Non avrei mai pensato che avrei scritto un post su V.  Ma stamattina, non so come, m'è venuta in mente.

V. non è stata propriamente una mia amica. Lei aveva gli occhi azzurri azzurri, i capelli platinati e un viso abbastanza grossolano. Non che fosse brutta, ma non c'era in lei quella tenerezza di lineamenti che invece io avevo. Di sicuro accanto sembravamo io una ragazzetta e lei una  donna vissuta, nonostante avessimo la stessa età.

Non credo di aver mai nutrito invidia nei suoi confronti, piuttosto ne ero affascinata. Aveva i seni abbondanti e qualche chilo di troppo, vestiti poco ricercati e modi a volte maschili.

Mi sono sempre chiesta come potesse avere tanto successo con gli uomini, ma credo fosse proprio per questa sorta di fascino che esercitava anche su di me, qualcosa di inspiegabile.

Io, faccia innocente, magra, sempre iper-curata e accessoriata. Lei, mezza uomo con queste tette così e questi occhi azzurri azzurri.

Ci eravamo trovate. Avevamo in comune una cosa: per entrambe, gli uomini erano solo tacche da collezionare all'interno di un perverso gioco di seduzione. Lei sfrontata, io misteriosa. Lei sboccata, io silenziosa quanto basta. So che sembra strano, ma quando eravamo insieme sentivo una scia, un'affinità di intenti. A volte mi metteva anche in soggezione, come se per la prima volta qualcuno avesse scoperto i miei piani, i miei giochi.

Per me conquistare la preda era tutto. Il sesso arrivava più tardi, e non così di frequente. Per questo infinite volte mi prendevo della stronza, a posteriori.

V. invece adorava fare sesso. Lei se ne trovava uno (li sceglieva con cura, comunque, ne aveva la possibilità) e se lo portava letto. A casa di lui, sempre. Non amava i ragazzetti, gli piacevano quelli che avessero casa loro. Li adorava con la pancia. Poi, la mattina, prendeva le sue cose e se ne andava.

Li lasciava lì, imbambolati. Lei si prendeva della troia, a posteriori.

Ma tutti avevano uno strano brivido negli occhi.

V. aveva qualcosa di più, che andava oltre qualsiasi suo atteggiamento, qualsiasi scopata.

Li lasciava lì, innamorati. Non le importava di essere troia, tanto lo capiva, nei loro sguardi, che avrebbero dato qualsiasi cosa per averla ancora.

 

La nostra frequentazione finì in un bosco. Era notte, ci eravamo appartate con un gruppo di amici, le coperte e qualche birra. Si scherzava del più e del meno. Poi lei mi disse: "vado a pisciare, vieni?".

Andai con lei. Eravamo lì, accovacciate a terra, l'unico rumore era quello sottile dei nostri getti. Mi sentivo in intimità, io e lei, sole, a pisciare fianco a fianco nel buio.

"Sai" mi disse "ci sono andata a letto".

"Con chi?" 

"Col tuo ex.  Mi ha portata in montagna, siamo stati a letto un giorno intero".

Rideva. Come se fosse una barzelletta, una delle tante nostre avventure.

Invece mi aveva colpito come la lama di un coltello. Lì, in intimità, nel buio, in quel legame tra donne che avevo percepito.

Si bloccò tutto. La pipì, il bosco, il vento, i miei pensieri.

Non era solo un mio ex. Era IL mio ex. Quello che mi aveva detto di non buttarmi via, dopo di lui. Ed è chiaro cosa intendeva.

Si era buttato via lui.

Lo sapevo che non era amore. Era solo squallido sesso. Non poteva aver lasciato anche lui lì, imbambolato, innamorato. Lui no, pensavo.

In un attimo quello che mi aveva amata con tanta dolcezza era diventato un uomo, con quella cosa nei pantaloni che non poteva resistere, come tutti gli altri.

V. mi diceva queste cose ridendo.

Il giorno dopo andai a letto con qualcuno. Non mi ricordo nemmeno con chi. Ero rabbiosa, e lo feci con quelle parole che mi rimbombavano in testa:

"Non buttarti via"  

Ecco, avevo anch'io quella cosa nei pantaloni che non poteva resistere. O almeno così avrei voluto.

Non uscii mai più con V.
La disprezzavo.

Recentemente l'ho vista da lontano. E' ingrassata moltissimo, i capelli crespi, sfatta. So che si è messa con un coglione qualunque, che pende dalle sue labbra, e vivono insieme.

Sono convinta che non sia felice. Ho provato soddisfazione nel vederla così livida, sfiorita. Ed è assurdo che io ancora provi rancore dopo tutti questi anni.

Ora che siamo due donne.

  

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Commenti al Post:
senor11
senor11 il 02/07/09 alle 19:49 via WEB
In questo momento, più che commentare il tuo post, mi interessano le tue condizioni di salute. Come stai? Un sorriso, Eu
 
 
Nereide_81
Nereide_81 il 04/08/09 alle 10:08 via WEB
Potrei stare meglio, ma non è niente di irrisolvibile. Ci vuole soltanto tempo. Un bacio.
 
UomoDifficile
UomoDifficile il 02/07/09 alle 22:51 via WEB
Sento echi di solitudine da numeri primi... li senti anche tu ?
 
 
Nereide_81
Nereide_81 il 04/08/09 alle 10:09 via WEB
Non ho letto quel libro. So che ti ha colpito. E mi hai incuriosito, probabilmente lo leggerò a breve.
 
sirena_selena
sirena_selena il 15/07/09 alle 17:00 via WEB
il rancore è un'emozione strana, come le braci appena si crede sia spento, torna ad infiammare l'anima, anche solo per qualche istante, non appena ciò che l'ha generato ritorna...
 
 
Nereide_81
Nereide_81 il 04/08/09 alle 10:10 via WEB
Eppure non è da me. Sarà che certe cose nella mente restano tue per sempre.
 
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Mi dispiace, oltre ad essere socialfobica, sono fondamentalmente un'asociale. La diffidenza è una caratteristica pregnante della mia personalità. Non sono tipa da quattro chiacchiere, o frasi smielate. Scrivo perché mi fa bene, tutto qui. Non m'interessa di fare nuove amicizie. Sono una persona molto indipendente, ma fragile. Molto fragile. E forse anche molto forte. Mi piacciono le cose vere della vita. Le emozioni, la schiettezza, odio la formalità e le prese di posizione. Il virtuale è solo un modo per fare il punto della situazione.
 
 
 

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