Brain damage

Hate at first sight #2


"Lei è stata l'unica donna intelligente al mio pari, almeno quanto emozionalmente stupida. Perbenista, rigida, entusiasta, romantica, nevrotica, l'esatto opposto di quello che cercavo. Quel che cercavo per stare tranquillo. Non era una linea retta come le altre, io questo l'ho sempre saputo. Non era neanche una spirale soffocante, non correva accanto a me come una parallela, non cercava di intralciarmi come una perpendicolare, era una curva, una funzione continua definita su un intervallo reale. -Vi, allora? 'sto triangolo?--Boh, dai basta, saranno dieci anni che vai avanti così, le tue amichette l'hanno risolto 'sto quesito?--No, alle mie amichette non l'ho mai fatto--Che culo!--Che palle!--Dai, seriamente, lo sai, non ce la posso fare. E' un indovinello inutile che hai inventato tu per divertirti alle mie spalle-Non era esattamente così. Non era affatto così. E o faceva finta di non capire, ma questo non l'ho mai creduto, o non capiva davvero, e neppure questo ho mai creduto, oppure aveva paura della risposta, ma Vi non aveva paura di niente, per cui non capivo come potesse non arrivarci.-Allora, c'è 'sto triangolo. La base è la vita materiale, la tua, magni bevi dormi scopi e così via. I lati sono, a tua scelta, il lavoro e gli hobby. Quindi a destra, per esempio, c'hai colleghi, interviste, posti, notizie, drammi sociali, articoli, le poche battute, titoli...; a sinistra le tue tele, i colori, gli olii, la carta, i libri, quel che vuoi. Ai vertici, tre vertici, passato, presente, fantasia. Cosa c'è al centro del triangolo, Vi?--Il futuro?--No... mi tiri sempre fuori 'sto futuro e no, basta, fattene una ragione, non c'è nessun futuro!-Si guardava la punta delle scarpe con aria delusa e scanzonata allo stesso tempo. Dispiaciuta, credo.-Perché non lo capisco?--Perché non lo capisci?-Scesa dal muretto, di fronte a me, seria e con aria di sfida, come se fossi il nemico, che io per lei sono sempre stato il nemico, ruolo che mi piaceva e dispiaceva assai, di certo più di quanto qualunque essere umano possa riconoscere senza troppo scalfire l'orgoglio. -Mi hai sempre detto che quello è il mio triangolo. Dunque, pensi di esserci tu al centro? La risposta corretta è Luis o qualcosa di simile? Perché un po' di tempo fa ti ho detto che ero innamorata di te adesso pensi di essere nel mio centro? Anche così fosse, l'amore esiste tanto quanto il disamore: quindi il mio centro sarebbe Luis oggi, anzi ieri, e oggi avere un altro nome, e domani quello di chissà chi. Se è il tuo, al centro del mio triangolo, hai sbagliato proprio la costruzione!-Si era nuovamente sbottonata troppo. Mi aveva tirato fuori mezza frase detta anni addietro mentre era bronza, frase vera tra l'altro, sapevo bene da molto prima che lei lo confessasse che era innamorata. Ma dirlo era una caduta di stile. E no, non con me, di donne così ne avevo e avevo avute troppe. Quando faceva così mi scadeva, m'annoiavo, pensavo di perdere e di aver perso troppo tempo con lei, prendevo il telefono in mano e cercavo qualcos'altro da fare. -Immagino di non essere il tuo centro, sono sempre stato chiaro e corretto con te, ti voglio bene, davvero, te ne ho sempre dato dimostrazione, a te come ad altre persone. Nulla più. C'è solo una risposta corretta alla mia domanda, ed è chiaro che non sono io la risposta--Se come dici il triangolo è mio, posso dare la risposta che mi pare. Anche fossi tu--No, non puoi. Il triangolo è tuo ma tu non ne conosci la riposta, la conosco io!--Che cazzo di presuntuoso...-Si mise a sorridere. A ridere anzi. Anzi no, la via di mezzo tra le due. E quello mi disarmava.Quando sorrideva era una persona diversa. Cambiava tutto, occhi, naso, rughette d'espressione, zigomi, bocca.Quando sorrideva mi veniva voglia di raggiungerla a piedi nel suo mondo così diverso dal mio, ma per fortuna lei era anche un terremoto emotivo così devastante che desistevo, e stavo fermo. Quando sorrideva io alla fine andavo via e passavo la notte con qualcun'altra, qualcun'altra con cui svegliarmi, ringraziando il cielo che non fosse lei. -Tu una donna come me non puoi permettertela!- mi disse ad un suo compleanno, forse i 25 o i 26 anni.Ho capito molto dopo il senso di quel "permettersi". "