Brain damage

Miserunderqualcosacheppallelinglese


Quel nodo che propriodavveromancosecimpegnamoriusciamoasciogliere riguarda questo: quel che si prova. Che hai detto niente, poi. Che prima, del poi, te lo posso ripetere cento volte al giorno, ma quel che non posso è dimostrarlo. Esserci certo, ma per telefono, si sa, verba volant. E no, whatsapp non è scripta manent. Le uniche "scripta" sono le cose che si dimostrano faccia a faccia. Cioè poco, cioè ancor meno nel futuro prossimo. E anche lì, faccia a faccia, ho la sensazione che non arrivi tutto. Per quanto mi sforzi. Che non è lo sforzo di fare o dire, è lo sforzo della comunicazione. Quella cosa tanto complicata di dire ti amo senza aspettarsi niente in cambio se non di essere creduti, in maniera seria e non pesante, perché stavolta ci credo io per prima e, ma, se, non ho mai amato le congiunzioni, troppi pochi suoni e troppo significato caricato su un monosillabo.Quel nodo, dicevo, di me che dico cose e di te che ne dici altre, che forse sono la stessa cosa eppure sembrano così differenti, che si intrecciano e nessuno sa più spiegare niente se non disappunto.Quel nodo che, se tu levassi tutti gli orpelli e le congiunzioni, scioglierei da sola senza troppe difficoltà. Invece passo un'altra notte in bianco dissociandomi e processandomi tra ragioni ostinate e sensi di colpa. Il tutto per dire che non ho mai creduto al fatto che due parole abbiano dietro chissà che ambiguità: le parole hanno uno e un solo significato, universalmente accettato, e sebbene questo sia un compromesso con il senso del mondo, interiore ed esteriore, questo patto è l'unica condizione necessaria per capirci. Forse il problema è che non è sufficiente.