Sogni di carta.

Primo romanzo:"Problemi di coppia"


Inizio con un romanzo che,per me,è il simbolo della mia nascita come scrittrice e che da il titolo al mio primo libro,composto da sei romanzi brevi,edito dalla Morlacchi editore ed uscito il 23-12-2012.Oggi,il primo capitolo.Spero vi piaccia. Problemi di coppia. 1°capitolo. Marcus Lowell camminava per la strada pensieroso:ancora due mesi e sarebbe diventato padre e … non si sentiva ancora pronto!! Quella gravidanza che la sua adorata Shaila stava vivendo in piena serenità, rimirando ogni mattina allo specchio la crescita del suo pancione, a lui metteva addosso un angoscia tremenda.Entrò nel solito bar, dove andava da un po' di tempo perché l'alcool gli toglieva di dosso quella sensazione di inadeguatezza."Bienvenido chico!!" Gli urlò il barista che, da tre anni, era anche il proprietario del locale. Era una venezuelano emigrato in America vent'anni prima. Era alto 1.72 cm, aveva una bella pancetta tonda, un ampio sorriso sempre stampato sul volto, una buona parola per tutti ed era svelto ed efficiente. Portava i capelli lunghi, pettinati alla maniera rasta, legati con una laccio blu, aveva la pelle color cioccolata e gli occhi neri. Sulla nuca aveva un tatuaggio che rappresentava la bandiera del suo paese e, sul braccio destro, aveva una vasta e profonda cicatrice causata da un'ustione che si era provocato quattro anni prima quando, mentre faceva il cuoco in un ristorante a Phoenix, gli era caduta addosso una padella piena di olio bollente. Per non spaventare i clienti, Chavez copriva l'ustione con una fascia rossa. Dopo quell'incidente, Chavez era stato licenziato ma, per fortuna, un anno dopo, aveva rilevato il bar dove, adesso, lavorava e ne era diventato il capo. Il bar era sempre pieno e, tra i tanti clienti che Chavez aveva, Marcus era il suo preferito perché pagava sempre in contanti lasciando, in più, una lauta mancia.Il barista si avvicinò al ragazzo e chiese: "Como estas Marcus?" Marcus lo guardò e gli disse: "Chavez, per favore, una birra!!" Chavez si allontanò velocemente: sapeva che, quando Marcus non rispondeva ai suoi saluti ed alle sue domande ma chiedeva da bere senza tanti preamboli, non era il caso di insistere perché, quella freddezza, significava che la giornata per il ragazzo era cominciata male.Chavez portò una pinta enorme di birra a Marcus ed il giovane lo ringraziò con un sorriso.Marcus spostò lo sguardo e rimase con il boccale a mezz'aria: sulla porta c'era una ragazza davvero favolosa. Chiamò il barista e, pensando che Chavez la conoscesse, gli chiese: "Chavez, chi è quella ragazza così bella che é appena entrata?" Chavez alzò le spalle e, scuotendo la testa, rispose: "Non lo so, chico."La ragazza di cui parlavano avanzò nel piccolo bar. Era davvero bellissima: trentacinque anni, capelli lunghissimi, neri e lisci, alta, occhi castani che brillavano trasmettendoti calore e fiducia, un cappotto nero che fasciava, in maniera armoniosa e sensuale, la sua esile figura ed un paio di sandali che mettevano in risalto i suoi piedi meravigliosi ed affusolati. Fino a tre anni prima aveva lavorato come modella ma poi, a causa di un’operazione all'occhio sinistro, aveva dovuto lasciare ed ora, la laurea che aveva preso sei anni prima in lingue le era tornata utile e lei lavorava come interprete.Marcus le si avvicinò e si rese conto che la ragazza aveva gli occhi lucidi ed un viso corrucciato. Le sorrise, le accarezzò dolcemente un braccio e le chiese: "Signorina, tutto bene? Posso fare qualcosa per lei?" La donna si voltò verso di lui e, agendo istintivamente, si rifugiò tra le sue braccia scoppiando in pianto. Marcus, stupito ma felice di essere utile, la strinse a sé, accarezzandola sui capelli e pensando che, da quando la sua Shaila era rimasta incinta, non lo aveva più abbracciato.La donna: si staccò da lui, si asciugò le lacrime e, arrossendo, disse: "Mi dispiace signore, non volevo essere così impulsiva e sfacciata, ma sono disperata ed avevo il bisogno di sentire un po' d'affetto e di sicurezza intorno a me." Marcus annuì e rispose: "Conosco questa sensazione, signorina. Ma, se non sono troppo indiscreto, che cosa le é successo?" La giovane donna abbassò il viso e disse: "Scusi, non mi va di parlarne." Marcus sorrise, annuì e, prendendo un pezzo di carta, ci scrisse sopra il suo numero di cellulare e le disse: "Questo é il mio numero. Se vuole e quando vuole, per lei ci sono. "La donna gli sorrise, Marcus le sfiorò il viso con una carezza delicata ed uscì dal bar:una dolce sensazione si era impossessata di lui e doveva assolutamente scacciarla.Decise di correre per vedere se, il venticello estivo, riusciva a guarirlo dall'attrazione che provava verso quella giovane sconosciuta ma, ben presto, si accorse che non serviva a nulla. Si fermò, sedendosi su una panchina e, lasciando che il vento gli accarezzasse il viso, si mese a pensare. "Non dovevo darle il mio numero" si disse arrossendo del suo gesto "ma non mi piace vedere le donne piangere!!" Marcus sentiva ancora quella scossa di adrenalina e quella dolcezza che aveva provato quando, quella giovane donna, si era rifugiata tra le sue braccia.Decise finalmente di muoversi e di andare a casa a farsi una doccia. Entrò in casa, si spogliò e, senza nemmeno regolare l'acqua, si gettò sotto il getto gelido, si fece una doccia rapida e poi, dopo essersi asciugato, si raggomitolò sotto le coperte e si addormentò subito.