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« L'ACCOUNTABILITY SCOLASTICADECISIONI INSIPIENTI »

LA RIVOLUZIONE DEL SISTEMA SCOLASTICO

Post n°613 pubblicato il 04 Aprile 2013 da PROF.PIER

Sir Ken Robinson è un signore inglese che vive negli Stati Uniti, si occupa di educazione e innovazione e sta denunciando la necessità improrogabile di una rivoluzione culturale che sconvolga i principi su cui un po’ in ogni parte del mondo si è abituati a concepire il percorso formativo scolastico, dall’asilo all’università.

Dato che da tempo sono convinto che il mondo va come va anche perché l’uomo non ha ancora imparato a educare sotto molti aspetti la propria discendenza, vi vorrei parlare un poco di questo filosofo dell’educazione.

Robinson nota che milioni di persone vivono mediocremente la propria esistenza, pensando di non avere talenti e tirando avanti senza trasporto per quello che fanno, aspettando di arrivare al fine settimana. Altre persone, invece, non riuscirebbero neanche a immaginare di fare qualcos’altro dal loro lavoro, perché vi s’identificano con grande passione. Per i primi, cinque minuti di lavoro sembrano un’ora, per i secondi, un’ora di lavoro passa come cinque minuti. Cosa differenzia questi due destini?

Per Robinson ciò accade poiché i percorsi scolastici allontanano il più  delle volte le persone dai propri talenti e passioni naturali.

Proprio in questi anni, molti Paesi cercano di riformare i propri sistemi educativi per aiutare i giovani a tenere viva e trasmettere la propria identità culturale nella civiltà globale e a trovare un loro posto nel sistema economico del XXI secolo, ma non riflettono sul fatto oggettivo che, per esempio, non sappiamo neanche come sarà l’economia fra due settimane. Figuriamoci come possiamo con gli attuali criteri organizzare il percorso di crescita delle persone di qui ai prossimi 25 anni, quando si laureeranno. Ne consegue che le attuali riforme semplicemente riformeranno un sistema già fallimentare, mentre è necessaria una rivoluzione che lo trasformi radicalmente. Per far ciò, dovremo però avere il coraggio di mettere in discussione qualcosa che diamo per scontato e ciò sarà davvero arduo.

Molte idee che oggi diamo per assodate non sono nate per far fronte alle circostanze del nostro secolo, ma di quelli precedenti. Ciò vale anche per molte idee postulate nell’educazione, così cerchiamo oggi di rispondere a fondamentali quesiti continuando a riflettere secondo assunti del passato, con la conseguenza di alienare milioni di ragazzi che, i fatti lo dimostrano, non vedono più motivi così validi nell’andare a scuola.

Per esempio il concetto tradizionale di istruzione che tutti accogliamo si basa su un’idea di “linearità”, che si debba cioè cominciare un percorso da un punto iniziale, l’asilo, per giungere a quello finale prefissato, l’università, e “se farai tutto giusto sarai sistemato”. I ragazzi di oggi non credono più a questo modello, forse in parte hanno ragione. In realtà, infatti, la vita non è lineare, ma organica: «noi creiamo le nostre vite organicamente mentre esploriamo i nostri talenti in relazione alle circostanze che essi hanno contribuito a creare» afferma Sir Robinson con acume. Spesso andare a scuola costringe invece a marginalizzare cose estremamente importanti per l’essere umano. Oggi siamo ossessionati dal mandare le persone all’università come traguardo finale di un percorso lineare, quando non tutti dovrebbero andarci, o non subito. “L’università comincia dall’asilo” si dice in taluni documenti programmatici dei college americani… non è così, così come un bambino di 3 anni non è la metà di uno di 6. Noi possiamo cioè essere “adulti” e “competenti” in ogni fase della nostra età, in base a come le circostanze ci permettono di mettere a frutto le nostre naturali attitudini.

Un’educazione da catena di montaggio secondo Sir Robinson, il punto è che il nostro sistema educativo è stato progettato per un’epoca diversa, nella cultura intellettuale dell’Illuminismo e nello scenario economico della Prima rivoluzione industriale. Prima del XVIII sec., non c’era istruzione pubblica, al massimo si poteva essere istruiti dai Gesuiti e l’idea di un’istruzione sostenuta dalle tasse e per tutti fu rivoluzionaria. Quello però fu un sistema sviluppato sulla base di una concezione guidata da un imperativo economico di quell’epoca e dal modello cognitivo illuminista, secondo il quale l’intelligenza è basata sul ragionamento deduttivo e sulla conoscenza dei classici, per sviluppare un’abilità di tipo accademico. Il modello che abbiamo è quindi plasmato sugli interessi e criteri dell’industrializzazione. Tanto è vero che la scuola è organizzata su quello di una linea di fabbrica: ci sono campane che suonano, spazi divisi per sesso,i bagni, luoghi specializzati in materie, gli studenti sono divisi per gruppi basati sull’età. Perché lo facciamo? Perché crediamo che la cosa più importante che i ragazzi hanno in comune sia l’età. Ma ci sono ragazzi più bravi in certe materie, o in certi momenti della giornata, alcuni vanno meglio se lavorano i gruppi piccoli o grandi, altri se lavorano da soli… Se siamo davvero interessati a un modello educativo non possiamo allora partire dall’idea di una “linea di produzione”, che prevede una crescita omologante e conformista (sempre più si usano test e curricula standard ovunque). Questo però è nei cromosomi dell’istruzione pubblica attuale, che divide fra accademici e non accademici, fra intelligenti e non intelligenti. La conseguenza è che molte persone brillanti pensano di non esserlo affatto. Questo modello ha funzionato bene per alcuni, ma per molti altri no, ha causato caos, frustrazioni e diffuso una sorta di peste moderna genericamente definita “disturbi dell’attenzione”.

Risposte personalizzate a bisogni personali Robinson propone pertanto di andare nella direzione esattamente opposta, di cambiare il paradigma, partendo dal concetto di “pensiero laterale”, che non è la stessa cosa della creatività. “La creatività – afferma – è un processo che genera idee originali che hanno valore; il pensiero laterale è una capacità (essenziale per la creatività) di vedere molteplici risposte a una medesima domanda”. È la realtà stessa che dovrebbe guidarci: secondo studi effettuati, i bambini della scuola materna superano al 98% i test sulla brillantezza del pensiero laterale, trovando per esempio centinaia di risposte diverse se viene chiesto loro di pensare utilizzi possibili alternativi di strumenti di uso quotidiano; gli stessi bambini riesaminati a 8-10 anni e poi a 13-15 peggiorano in modo esponenziale nelle performance di risposta.

Crescendo cioè si spengono nella loro capacità di variare le risposte a quesiti uguali. Bambini cui sono successe molte cose in quegli anni, ma quella principale è che sono andati a scuola, dove gli viene detto che a un quesito c’è una risposta sola, nei libri, che li devono guardare solo quando gli sarà detto e dove non dovranno “copiare”, mentre fuori dalla scuola copiare, passarsi il compito, significa “collaborazione”. Robinson denuncia il nostro sistema educativo, il suo conformismo sul modello del fast-food, dove tutti mangiano le stesse cose ovunque, in opposizione alla creatività della gastronomia diversa luogo per luogo. «Noi ci siamo venduti a un modello standardizzato dell’educazione stile fast-food e come il fast-food impoverisce i nostri corpi, stiamo impoverendo il nostro spirito e le nostre energie creative. La ragione per cui molte persone rinunciano ancora all’istruzione e per cui molti giovani subiscono gli anni degli studi anziché viverli attivamente è perché non nutriamo le loro passioni».

Dobbiamo quindi passare da un modello “industriale” dell’educazione, di produzione, basato sulla linearità, sul conformismo e sulla segmentazione standardizzata delle persone, a uno ispirato a quello dell’agricoltura, non meccanico, organico, che non pretenda di prefigurare lo sviluppo della persona, ma che crea le condizioni entro cui le sue attitudini potranno crescere e svilupparsi in modo originale, personalizzando i percorsi.

Commenti al Post:
ioxamicizia
ioxamicizia il 04/04/13 alle 22:12 via WEB
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Un blog di: PROF.PIER
Data di creazione: 02/01/2008
 
 

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