Creato da artistaperlapace il 29/10/2006

L'arte, l'artista

"Nel poeta e nell'artista c'è l'infinito."

 

 

"VIVE D'ARTE SOLO UN ARTISTA SU CINQUE".

Post n°19 pubblicato il 18 Maggio 2007 da artistaperlapace
 
Foto di artistaperlapace

Su "La Stampa" di Martedì 15 Maggio a pag. 48 articolo di Renato Rizzo, titolo: "VIVE D'ARTE SOLO UN ARTISTA SU CINQUE". Un progetto d'adozione a distanza per artisti.

Una mezza pagina con il seguente sottotitolo: Speranze e frustrazioni dei giovani creativi italiani in una ricerca della Fondazione Agnelli.

Ecco alcuni passaggi: L'artista, in Italia è "contemporaneo" perchè fa l'artista e, "contemporaneamennte, deve trovarsi un'altra attività per vivere".L'arte, spesso, non dà pane. Perchè, come sostiene Francesco Jodice, "per le istituzioni del nostro paese, la tutela dell'arte, spesso, si ferma alla protezione del passato e prende in scarsa considerazione ciò che viene prodotto oggi".

Il reddito medio dei giovani artisti-compresi aiuti famigliari, stipendi e borse di studio- s'attesta attorno ai 13 mila euro e diventa inferiore del 20% se si tratta di donne. A vivere di sola arte, è solo un su cinque.

.................Le opinioni degli addetti ai lavori oscillano tra due poli: "quelli favorevoli al mercato per la sua funzione selettiva e di scambio monetario culturale; ai quali si contrappone chi è convinto che la valutazione data dal mercato a un'opera sia, soprattutto, legata a meccanismi speculativi e relazionali".

La napoletana Betty Bee che, un pò celia e, forse un pò per non morire, illustra il suo progetto d'adozione a distanza : "Per l'arte si potrebbe fare così: versi 20 euro al mese per un anno e ricevi in cambio la fotografia di un'opera che alla scadenza delle rate, diventa tua".

.................Difficile la vita dell'artista italiano: specie al sud ( con la sorprendente esclusione di Napoli, prima del Paese per effervescenza d'iniziative.) Robert Storr, direttore della prossima Biennale di Venezia; " Gli artisti non sono forza lavoro e il loro successo è impossibile da quantificare".Così c'è voglia d'emigrare. Accanto alla fuga dei cervelli, quella dei pennelli?

....................."A Roma si parla, a Milano si vende, a Torino si fa" sostiene, con uno sloga efficace, un intervistato. E, così Torino è inserita al secondo posto, sia nella classifica dei "luoghi chiave," sia in quella degli emergenti."

......................Se "Caravaggio per diventare Caravaggio è andato a Roma", i futuri Merz o Penone potrebbero trovare forza sotto la mole.

 

Conclusione personale: Ogni artista, nelle sue possibilità, deve cercare di combattere per

far capire alla gente quali siano i modi sensati di spendere il denaro pubblico nella gestione dell’Arte, per il sostegno degli artisti locali, l'uso degli spazi, e per il ripristino di una funzione che possa accendere l'identità artistico-culturale delle proprie realtà cittadine.

 

IO IN QUESTO CI CREDO E VEDRO' I RISULTATI IL 27 e 28 MAGGIO 2007.

 
 
 

Rompere gli schemi ed entrare nel dibattito politico in modo libero e creativo.

Post n°18 pubblicato il 06 Maggio 2007 da artistaperlapace
 
Foto di artistaperlapace

ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 27/28 MAGGIO, A CASELLE, UN MOTIVO PER RIFLETTERE.

 

Sono Stefano Rollero, artista,uno dei capofila del Gruppo Pittorio dello Scalo (la parola "scalo" è dovuta al fatto che Caselle è sede di un aeroporto internazionale) mi presento alle prossime elezioni nella lista " SOLIDARIETA' E AMBIENTE" con l'intento di rappresentare in Consiglio Comunale una voce che indichi le azioni dirette a migliorare la qualità della vita, lo sviluppo sostenibile, ed i servizi nella nostra città, e per il ripristino di una funzione che possa accendere l'identità artistico-culturale della cittadina.

Caselle esce dall’ amministrazione Marsaglia, nella quale l'unico dato evidente è stata l’inadeguatezza nel far confluire risorse disponibili in ambito europeo, nazionale e regionale per lo sviluppo ed il consolidamento della città: basti pensare ai Giochi Olimpici Invernali, Caselle città dell'aeroporto, porta d'ingresso internazionale, non è stata in grado di attivare un solo evento artistico, culturale e turistico legato all'evento olimpico… perché ? Sicuramente per lo scarso coinvolgimento delle persone, delle comunità artistiche che rappresentano una preziosa risorsa del territorio, l'incapacità di valorizzare il patrimonio architettonico della cittadina con poche e discutibili iniziative fatte male e create a vantaggio di pochi ! Nel mio umile, credo di testimoniare che si possono realizzare impegni anche importanti, a volte con notevoli sacrifici, ma sorretti dallo spirito di iniziativa, con la passione e l'entusiasmo, che diventano anche un bagaglio utile alla propria formazione ed esperienza .

Credo poi che ci siano più punti in comune di quanto si creda tra arte e politica, due impegni che si occupano degli altri: chi fa arte deve interessare e avvicinare alla fruizione artistica la gente, per trasmettere ed esprimere sensazioni, il politico deve aiutare a risolvere i loro problemi. Per entrambi, l'oggetto della loro attenzione è lo stesso: il pubblico, i cittadini. Nel mio caso non è poi nemmeno tanto strano l' impegnarmi in politica perché mi sono sempre occupato del sociale anche da artista. Ho avuto l' idea e la preparazione di numerose mostre come portatrici del messaggio di pace, ho partecipato e donato opere per aste relative alla raccolta di fondi per Amnesty International, Chiesa di SS. Quirico di Roma per MaremotoTsunami, Medici Senza Frontiere, Emergency, progetto Inside-Out in favore dei terremotati del Molise, ecc. Certamente impegnarmi nell'amministrazione locale è un ulteriore modo di essere al servizio del cittadino.

Per questi motivi, ho deciso di candidarmi in questa lista, perchè è una lista formata da persone che credono ad un futuro migliore, che presenta la candidatura a Sindaco di Sergio Cretier e intende perseguire con la forza delle idee un progetto per dare certezze, che ha come principio la salvaguardia dell'ambiente, il rispetto per le persone e per la vita quotidiana, la disponibilità ad ascoltare, amministrare la "cosa pubblica" in modo trasparente; dai diritti del cittadino, agli anziani, alle famiglie e giovani, alla sanità e assistenza, urbanistica non speculativa, sicurezza, cultura e associazionismo, attività produttive, e lavorare seriamente perchè Mappano diventi Comune. Per dare attuazione al programma di "Una città più vivibile" si deve recuperare la fiducia, abbandonando il comportamento abitudinario o peggio ancora di chi una volta ottenuta una poltrona diventa un burocrate! Chi amministra deve vedere col cuore, creare occasioni, opportunità, idee, interagire civilmente con la gente e soprattutto mantenere gli impegni fatti e portare a termine le promesse elettorali. Queste sono le convinzioni mi hanno spinto a candidarmi.

Se condividi queste iniziative, e pensi di essere protagonista di una nuova fase "per la Caselle che pensiamo", vota la lista : "SOLIDARIETA' e AMBIENTE" e nella preferenza scrivi:

ROLLERO.

 
 
 

Correva l'anno 2000.................Il buon senso ed il colore del cemento..................

Post n°17 pubblicato il 29 Aprile 2007 da artistaperlapace
 
Foto di artistaperlapace

Dal mio archivio ho trovato questo articolo risalenta all'anno 2000. ( Pubblicato nella pagina di Caselle dal Settimanale : " IL RISVEGLIO" scritto dalla giornalista Nadia Bergamini, il 27 Gennaio 2000.)

L'opera tuttora esistente, " LE ALI DEL TERZO MILLENIO" tecnica mista, olio, plurimaterico, dimensione 92x50, è testimonianza di un mio preciso senso del percepire....da artista...........ancora prima della pubblicazione (2002).............guardacaso del massiccio volume " Contributi allo studio e alla programmazione dell' Area Canavesana" titolato: "Le ali del Nuovo Millenio in un angolo di Canavese" volume realizzato dalla Regione Piemonte, Assessorato allo Sport, Promozione Parchi.

 Articolo:

Caselle-Prosegue presso la caffetteria i Portici situata sotto l'ala di Palazzo Mosca, l'esposizione dei lavori del pittore Stefano Rollero.

Gli appassionati possono ammirare alcuni lavori, svolti recentemente dall'artista casellese. Non solo : in visione un'opera straordinaria e davvero originale, dal titolo " Le ali del terzo millenio", < La metafora è utilizzata dal comune di Caselle - spiega Rollero - per indicare l'abbellimento e il riassetto futuro della cittadina. La mia composizione ha una motivazione propositiva e riflessiva nel suo contenuto>. Si tratta di una cartina con la nuova configurazione del centro, ali sporgenti di ferro, modellate a caldo, un aereo ritagliato da " Le Monde" e un'intensa evocazione di verde, inteso come, < Territorio protetto - illustra Rollero - ma a rischio e la griglia che apparentemente si spezza imprime fortemente questo significato>.

Una metafora che non può che far pensare. < Il dato su cui riflettere - spiega - è la ventilata proposta di ampliare la pista dello scalo o la destinazione d'uso dell' area a vincolo aereoportuale>. Senza dimenticare l'eterna questione: migliorare la qualità della vita, offrire un migliore arredo urbano. Ma finchè a 150 metri dai tetti e nel centro del paese continua ad esserci tutta quella " ferraglia volante," con la sua massa di incombusti che si disperde nell'aria della nostra città, un terzo millenio migliore, non sembra quasi una contraddizione meritevole di maggiore attenzione? Un quesito inquietante su cui discutere. Merita veramente di essere visitata e discussa quest'ultima fatica di Rollero.

Nadia Bergamini.

 

 

Cosa sono le "aree a vincolo aereoportuale ATA"

Il progetto Aree ATA si inquadra in un più vasto ambito di potenziamento strategico della zona aeroportuale, che contempla al suo interno non solo un mega-centro commerciale,di circa 120 mila metri quadrati complessivi (oltre 50 mila di superficie di vendita), ma anche componenti direzionali, ricettive e logistiche di grande rilevanza, quali la realizzazione del centro di interscambio Movicentro e della nuova sede di Alenia.

 Sulla politica di gestione urbanistica del territorio di Caselle e le ricadute che interventi simili a quello previsto per l’area nei pressi dell'aerporto comportano sul territorio anche in termini di qualità della vita, senza tralasciare l'aspetto commerciale, visto e considerato che i piani commerciali sono ormai parte integrante dei vari piani regolatori. Ritengo necessario ripensare il modo di gestire il territorio partendo non da chissà quali estremismi o fondamentalismi, ma dal semplice buon senso. Una infrastruttura importante come l'aeroporto "Sandro Pertini" di Caselle, non può essere gestita secondo, le sole logiche del profitto per i privati. Ci vuole il buon senso che ha permesso di preservare per secoli ampi spazi agricoli che nel giro di pochi decenni stanno scomparendo


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Incredibilmente mentre stavo scrivendo il post, alla radio hanno trasmesso un brano di Cocciante, "Io rinascerò" o cervo a primavera, che sensazione strana......Ho l'impressione che le mie osservazioni, le mie provocazioni artistiche siano fuori dalla vita reale, mi sembra di proiettare ovunque i mie fantasmi, i miei bisogni, che però nessuno riconosce o può interpretare....Questa mia necessità di volere, questo mio desiderio di migliorare, dell’agire sociale o di cambiamento, questo scopo sublime, tutto questo mi stà diventando insopportabile!

In ogni caso il brano di Cocciante è molto bello e triste allo stesso tempo.
Io rinascerò cervo a primavera o forse diverrò gabbiano da scogliera senza domande più da fare. E' un'idea molto bella e poetica la sua della vita dopo la morte. E' un a bellissima canzone che io vorrei invitarvi ad ascoltare non ve ne pentirete non è un disco recente, ma di forte impatto anche perche dopo anni dalla sua uscita non si riesce a dimenticare.
Immaginatevi di essere un gabbbiano e di volare lungo le scogliere di un mare bellissimo non avete più i problemi di ogni giorno e godere di un panorama stupendo e spaziare nel cielo infinito.
Be' cosa dirvi di più ascoltatelo ad occhi chiusi e alcune paure se ne andranno.
Grazie a Cocciante per averci regalato un pezzo così che non è l'unico pezzo bello delle sue canzoni ,un grandissimo autore.

E solcherò il tuo corpo
come se fosse terra
cancellerò quei segni
dell'ultima tua guerra
e brucerò col fuoco
quest'erba tua cattiva
e ti farò con l'acqua
più fertile e più viva
e pregherò che il sole
asciughi questo pianto
e pregherò che il tempo
guarisca le ferite
poi costruirò una serra
intorno al tuo sorriso
farò della tua tua vita
un altro paradiso
sarò il tuo contadino
e tu la terra mia
combatterò col vento
che non ti porti via
poi spargerò il mio seme
nella tua verde valle
e aspetteremo insieme
che venga primavera...
che venga primavera...

 
 
 

IL  LAVORO  STANCA

Post n°16 pubblicato il 22 Aprile 2007 da artistaperlapace
 
Foto di artistaperlapace

Ho preso spunto dalla mia partecipazione alla esposizione "Incontri d' arte" nella ex manifattura di Cuorgnè ( To) Imponente cotonificio ottocentesco restaurato recentemente e oggi diventato spazio espositivo per l'arte contemporanea e sede del Museo Archeologico del Canavese. (La sensibilità delle forze politiche locali è riuscita ad acquisire gli edifici impedendone la dispersione speculativa e consentendo un corretto recupero di una delle più importanti testimonianze di archeologia industriale del Piemonte.)



La Manifattura di Cuorgnè divenne il maggior complesso piemontese per la lavorazione del cotone ed uno dei principali d'Italia con i suoi 1300 dipendenti ed una produzione di altissima qualità su tutte le gamme dei filati da meritarsi i più importanti riconoscimenti internazionali. Nel 1885 si iniziò la trasformazione delle turbine per la produzione elettrica, costruendo poi dighe e centrali che ancor oggi caratterizzano la Valle dell'Orco.

All'inizio del 1900 la Manifattura di Cuorgnè è la maggiore industria dell' Alto Canavese, VI LAVORAVANO RAGAZZINE DI 12 ANNI NORMALMENTE DALLE  12  ALLE 14 ORE AL GIORNO............................NEL RUMORE ASSORDANTE DEI TELAI.

Visitando l'edificio si nota come le stanze a pianterreno, specie quelle del fabbricato centrale, siano costruite con arconi e volte in robusta muratura: qui erano sistemate le prime fasi della lavorazione del cotone, con battitori di notevole peso e vibrazioni; nei piani alti, con pavimenti in legno sostenuti da eleganti colonnine in ghisa, avvenivano la ritorcitura, la filatura e le altre lavorazioni. Nel 1939 viene inaugurato un nuovo edificio di tre piani, il terzo impianto, prolungato nel 1949-50 fino a raggiungere una lunghezza complessiva di 140 metri. La recente crisi della lavorazione del cotone viene, nel caso di Cuorgnè, aggravata da passaggi a compagnie finanziarie che conducono alla chiusura degli impianti alla fine del 1991.

 

Omaggio alla raccolta di poesie "Lavorare stanca".

Pavese nasce a S.Stefano Belbo: qui il padre, cancelliere di tribunale a Torino, ha un piccolo podere che per tutta l'infanzia sarà per il figlio Cesare la sede, mitizzata poi nel ricordo, delle sue vacanze estive. Si laurea a Torino, sede dei suoi studi, con una tesi sulla poesia di Walt Withman. 1933 Comincia a lavorare, insieme a Carlo Levi, Massimo Mila, Leone Ginzburg e altri, alla casa editrice Einaudi.

Nel 1935 viene arrestato perché coinvolto in attività antifasciste. Condannato al confino a Brancaleone, in Calabria, vi resta fino al Marzo del '36. Inizia intanto a registrare un diario (Il mestiere di vivere).

Al ritorno dal confino sfiora il suicidio. La donna amata si era sposata. Nel '50 conseguì il premio Strega con il volume 'La bella estate'.
Qualche tempo dopo, esattamente la notte tra il sabato 26 e la domenica 27 Agosto, morì suicida in una camera d'albergo, l'hotel Roma, a due passi dalla stazione di Porta nuova a Torino.

Il suo primo libro - da lui stesso così considerato - fu Lavorare stanca(Firenze 1936; edizione definitiva, 1943), una raccolta di poesie che denotano nell'autore il riallacciarsi ad un ambito regionale, crepuscolare (accentuato in direzione popolaresca, dialettale in confronto con il parlato borghese crepuscolare).


Così spiega Cesare Pavese:

"... Contro il sospetto che il mio sia un piedmontese revival, sta la buona volontà di credere a un possibile allargamento dei valori piemontesi. La giustificazione? Questa: non è letteratura dialettale la mia - tanto lottai d'istinto e di ragione contro il dialettismo -; non vuole essere bozzettistica - e pagai d'esperienza - cerca di nutrirsi di tutto il miglior succo nazionale e tradizionale; tenta di tenere gli occhi aperti su tutto il mondo ed è stata particolarmente sensibile ai tentativi e ai risultati nord americani, dove mi parve di scoprire un tempo un analogo travaglio di formazione. O forse il fatto che ora non mi interessa più la cultura americana, significa che ho esaurito questo punto di vista piemontese? Credo di sì; almeno, il punto di vista come l'ho ottenuto finora.".1

Questi valori piemontesi sono ben evidenziati in tutte le sue opere. Per fare un esempio, la poetica di Lavorare stanca è di una sconvolgente novità rispetto agli ultimi modelli della tradizione ottocentesca, libera da ogni provincialismo.

... "Camminammo più di mezzora. La vetta è vicina,
sempre aumenta d'intorno il frusciare e il fischiare del vento.
Mio cugino si ferma ad un tratto e si volge: "Quest'anno
scrivo sul manifesto: - Santo Stefano
è sempre stato il primo nelle feste
della valle del Belbo - e che la dicano
quei di Canelli.". Poi riprende l'erta.
Un profumo di terra e di vento ci avvolge nel buio, qualche lume
in distanza: cascine, automobili
che si sentono appena; e io penso alla forza che mi ha reso
quest'uomo, strappandolo al mare, alle terre lontane, al
silenzio che dura.
Mio cugino non parla dei viaggi compiuti.
Dice asciutto che è stato in quel luogo e in quell'altro
e pensa ai suoi motori." ...
"Ma quando gli dico
Ch'egli è tra i fortunati che han visto l'aurora
nelle isole più belle della terra,
al ricordo sorride e risponde che il sole
si levava che il giorno era vecchio per loro."
2

Qui, viene accentuata in modo particolare la direzione popolaresca presa da Pavese, soprattutto nei versi 3/7 in cui rende pesantemente il suo campanilismo paesano e le sempre più presenti rivalità fra paese e paese. Il segno crepuscolare lo si nota subito dopo i sopraddetti versi: quel ritornare con la mente al paese dal quale egli è lontano - a causa del confino - lo rende malinconico e questo sarà l'inizio dello stile dello scrittore piemontese che fa riscontrare spesso nelle sue poesie e nei suoi romanzi quest'onda di malinconia.
A mio parere una delle più belle poesie di Pavese, forse la più profonda per maturità e serietà di ogni singola parola, maliziosamente inserita al posto giusto è sicuramente Esterno:

"Quel ragazzo scomparso al mattino non torna.
Ha lasciato la pala ancor fredda, all'uncino - era l'alba -
nessuno ha voluto seguirlo: si è buttato su certe colline.
Un ragazzo dell'età che comincia a staccare bestemmie
non sa fare discorsi. Nessuno
ha voluto seguirlo. Era un'alba bruciata di febbraio, ogni
tronco colore del sangue aggrumato. Nessuno sentiva
nell'aria
il tepore più duro.
Il mattino è trascorso
e la fabbrica libera ogni operaio.
Nel bel sole qualcuno - il lavoro riprende
fra mezz'ora - si stende a mangiare affamato. Ma c'è un
umido dolce che morde nel sangue e alla terra dà brividi
verdi. Si fuma
e si vede che il cielo è sereno e lontano le colline son
viola. Varrebbe la pena
di restarsene lunghi per terra nel sole.
Ma buon conto si mangia. Chissà se ha mangiato quel
ragazzo testardo? Dice un secco operaio,
che, va bene, la schiena si rompe al lavoro,
ma mangiare si mangia. Si fuma persino.
L'uomo è come una bestia, che vorrebbe far niente. Son le bestie
che sentono il tempo, e il ragazzo l'ha sentito all'alba. E ci sono
dei cani
che finiscono marci in un fosso. La terra prende tutto. Chi sa
se il ragazzo finisce dentro un fosso affamato? E' scappato
nell'alba senza fare discorsi, con quattro bestemmie, alto il
naso nell'aria.
Ci pensano tutti
aspettando il lavoro, come un gregge svogliato."
3

Un ragazzo dunque, un giovane operaio di una fabbrica da cui fugge in una fredda mattina di febbraio. Fugge perché nell'aria ha sentito qualcosa che nessun altro poteva sentire ed è corso a sdraiarsi sulle colline. Aveva sentito l'arrivo della primavera.
"Nessuno voleva seguirlo.".
Gli ultimi versi di questa poesia, fan capire che i compagni della fabbrica, nonostante le parole dure, sentono che quel ragazzo ha fatto qualcosa che non sarà facilmente accantonabile; ora avvertono dentro una pena nuova, un sentimento inquieto che non conoscevano.
Anche in questa poesia, come nella precedente, Pavese tiene ben evidenziato il titolo della raccolta originale, appunto Lavorare stanca, in quanto nella prima poesia, I mari del sud, vi è un sordo lamento, quasi un’eco lontana che narra la tristezza e la depressione nel vedere il sole sorgere all'alba quando il lavoro è già iniziato da tempo e, nella seconda poesia, Esterno, con tono pesante, ma finemente sarcastico, facendo notare che il lavoro in fabbrica rompe sì la schiena, ma permette di mangiare e "addirittura" di fumare.
Due tipi di stanchezza dunque: una di tipo fisico, accentuata maggiormente; l'altra una fatica mentale, l'arrugginirsi dei sentimenti verso la natura ed una rassegnazione alla propria condizione attuale, di stampo quasi leopardiano: "... e il naufragar m'è dolce in questo mar.".

 
 
 

IL   CANAVESE  PARLA

Post n°15 pubblicato il 22 Aprile 2007 da artistaperlapace
 
Foto di artistaperlapace

Il canavese con la "sua" OLIVETTI doveva diventare la "Silicon Valley" del Piemonte, anzi d'Italia e forse d'Europa.( il nome, coniato negli anni '70 dal giornalista Don C. Hoefler, per indicare la parte meridionale della San Francisco Bay Area. Fu chiamata "Silicon Valley" per la fortissima concentrazione di industrie tecnologiche, sostanzialmente di ricerca e computer).

Oggi ci sono società che vogliono abbandonare il Canavese e il Piemonte o perché non ritengono più strategica l´area o perché preferiscono saturare gli stabilimenti che, come funghi, nascono nell´Est Europa e in Asia. (i Cinesi costano molto, molto meno.)
Alla fine il risultato è sempre lo stesso. Circa 2500 posti di lavoro persi, addetti in cassa integrazione o mobilità, con costi elevati per le casse dell´Inps, fabbriche vuote e know-how che finisce oltre confine.

"Gli Olivetti" ce li dovevamo tenere, non farceli portare via bovinamente dai vari De Benedetti, Colaninno, Tronchetti Provera, una intera classe industriale, fatta da capitalisti senza capitale, straccioni, che giocano con le scatole cinesi al fine di fare fortuna con i soldi pubblici.
Alla olandese Getronics di Ivrea, comparto informatico e figlia dello spezzatino Olivetti, sono andati persi 300 posti, mentre la Diebold, sempre nell´Eporediese, 150, tra tecnici e ingegneri, resteranno a casa perché la casa madre statunitense ha deciso che i bancomat si possono realizzare negli Usa. Allo stesso modo le stampanti Olivetti da Agliè sono state traslocate in Malesia, facendo finire in cassa integrazione 210 persone. Altri 50 posti persi alla HsVeglio, che produceva utensili per il taglio di pietre preziose. La proprietà, Swarovski, ha spostato tutto in Repubblica Ceca.

 

 

 

 

 

Dal settimanale : La Sentinella del Canavese

Nell' ex-ricco Canavese della ex-informatica ormai si ruba per fame.

Padre e figlio costretti a rubare pane e fette biscottate per sopravvivere e la spesa nell'ultima settimana si fa a credito.

Nessuno parla della fine dell'Olivetti e dell'informatica italiana.....................


 
 
 

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