Music Non Stop

Le emozioni che mi dà la musica, unite a qualche stralcio della mia disordinata essenza

 

 

Post N° 324

Post n°324 pubblicato il 01 Agosto 2008 da newromanticvisage

La canzone che m'ha fatto riprendere la chitarra in mano...

 
 
 

Tristezza...

Post n°323 pubblicato il 23 Luglio 2008 da newromanticvisage

Sono triste...
Sono triste perchè questa sera, in questo momento, dovevo essere presumibilmente in macchina, di ritorno verso casa, ancora pieno di emozioni per un sogno avverato.
Invece sono qui, a scrivere, piuttosto sconsolato, con la macchina in garage e un biglietto nel bracciolo da riconsegnare, e 34,50 euro da ritirare.

Quando ho letto un paio di mesi fa che il 22 luglio i Duran Duran si sarebbero esibiti a Napoli quasi stentavo a crederci; non vedevo l'ora di ascoltarli dal vivo dopo migliaia di file video dal vivo scaricati visti e rivisti, quasi tutte le tappe dell'Astronaut tour in archivio, più vari bootleg, ecc. ecc.
Eppure ero mesto; mesto perchè avrei visto una band un po' cambiata, scissa, invecchiata rispetto a 3 anni prima, e con meno pathos intorno. Elementi che si riflettono e si notano, in un live. Ma nonostante tutto, non vedevo l'ora.
Quel Nick Rhodes, per me fonte d'ispirazione estetica, l'avrei visto, dietro alle sue tastiere, in carne ed ossa e non sarebbe stato più un personaggio televisivo, o una foto di un 22enne (nell'83) con i capelli color fragola che mi guarda le spalle mentre scrivo seduto qui....

Ieri sera, ancora non mi sembrava vero, quasi surreale, anche perchè non avevo avuto tempo di fomentare l'attesa guardando l'ennesima esibizione; ieri tornavo da Bari alle 23 e mi fermavo a casa di amici giusto per un'oretta, per stare un po' insieme. Oggi avevo programmato la giornata lavorativa tra Pozzuoli e Napoli centro, dimodocchè fossi vicinissimo all'Arena dove doveva tenersi il concerto.
Ritirandomi accendevo il pc, per leggere eventuali news su forum e mailing list varie...."purtroppo è ufficiale", era il titolo di una discussione. Cliccavo e leggevo; concerto annullato. Senza rabbia, la fine di un sogno, di un'aspettativa. Solo molta, molta tristezza.

VIDEO: "What Happens Tomorrow" al Cornetto Festival a Roma, secondo me il più bel concerto del tour mondiale 2005; ero universitario, rinunciai ad andarci per un esame. Bocciato. Mandai affanculo tutti, allora.

 
 
 

Crescita...

Post n°322 pubblicato il 15 Luglio 2008 da newromanticvisage



IN VIDEO: "Heartbeat City", cantata dal mio alter-ego (in brutto) warholiano

E' da un bel po' che va avanti un mio processo di crescita, in parte naturale in parte autoimposto. Crescita iniziata per certi versi dopo la mia decisione, ormai più di un anno fa di lanciarmi di petto in un'attività lavorativa non facile ma senza dubbio gratificante.
Quello che sto provando in questo periodo è una sensazione strana, la consapevolezza che sto facendo dei progressi dal punto di vista umano e professionale, sono in fase di sviluppo, in tumulto. Logicamente questa è la molla che mi spinge ad impegnarmi ancora maggiormente nella mia attività, a mettermi sempre più in gioco e sempre con meno timori; finchè quel consiglio, quella vocina che non già volevi ascoltare sebbene sia giunta da chi ti sta facendo da guida in questo processo di crescita, non giunge, perentoria e inaspettata, anche una delle persone più carismatiche mai incontrate, nonchè altra possibile guida, essendo stato preso decisamente in simpatia.
Quelle voci dicono che ora, ormai, è arrivato il momento di cambiare look.

Sembra facile, detto così, e mi rendo pure conto abbiano ragione. Ma ciò mi porta una sorta di perdita di equilibrio, visto che ho sempre lasciato trasparire dal punto di vista estetico i lati del mio carattere. E' da quando ho 16 anni che fregandomene di tutto e tutti ho assunto un look sempre personale, ora ammirato, ora visto con curiosità e ora preso in giro da chi, evidentemente, non capiva un cazzo. Sono stato un finto metallaro con i capelli quasi fino al culo, poi dai 19 anni ad ora ho spaziato prendendo spunto a piene mani dagli anni '80 colorando anche varie volte i capelli, ma ora pare sia arrivato il momento di darmi una calmata.
E vivo il tutto con un minimo di stress, sebbene non sia cambiato nulla ancora fondamentalmente. Mi rendo conto che anche questa è una crescita, ma se mi guardo indietro e provo a guardarmi con gli occhi di 2-3 anni fa, farmi condizionare nell'immagine, subire una sorta di omologazione per via del lavoro, lo vedrei come una sconfitta....

 
 
 

Post N° 321

Post n°321 pubblicato il 04 Luglio 2008 da newromanticvisage

Risorgi, Napoli

Lost in the high street, where the dogs run
Roaming suburban boys
Mother's got a hairdo to be done
She says they're too old for toys
Stood by the bus stop with a felt pen
In this suburban hell
And in the distance a police car
To break the suburban spell

Let's take a ride, and run with the dogs tonight
In Suburbia
You can't hide, run with the dogs tonight
In Suburbia

Break the window by the town hall
Listen, the siren screams
There in the distance, like a roll call
Of all the suburban dreams

Let's take a ride, and run with the dogs tonight
In Suburbia
You can't hide, run with the dogs tonight
In Suburbia

I only wanted something else to do but hang around
I only wanted something else to do but hang around
I only wanted something else to do but hang around
I only wanted something else to do but hang around

It's on the front page of the papers
This is their hour of need
Where's a policeman when you need one
To blame the colour TV

Let's take a ride, and run with the dogs tonight
In Suburbia
You can't hide, run with the dogs tonight
In Suburbia

Take a ride, and run with the dogs tonight
In Suburbia
You can't hide, run with the dogs tonight
In Suburbia

Run with the dogs tonight
In Suburbia
You can't hide
In Suburbia
In Suburbia
In Suburbia
In Suburbia
In Suburbia

 
 
 

Post N° 320

Post n°320 pubblicato il 02 Luglio 2008 da newromanticvisage

Auguri, sorellina.
Auguri, Nello.

Vi voglio bene!

 
 
 

Post N° 319

Post n°319 pubblicato il 30 Giugno 2008 da newromanticvisage

Mi sento come in un orologio impazzito, sebbene non ci abbia pensato o quasi finora, ora inizio a sentire un po' di tensione. Mercoledì mia sorella si sposa e io sarò lì, vicino a loro a fare da testimone. L'abito è pronto, e così pure il sorriso delle grandi occasioni. Sono felice per lei anche se, come accade già da un anno, ci vedremo sempre meno spesso, visto che vivranno (ci vivono già da un annetto) a Milano per esigenze lavorative, ma so anhce che è giusto così per loro.

Ieri sono stato con amici di famiglia a cena, amici della comitiva del mare scesi giù per il matrimonio. La loro viziatissima figlia s'è improvvisamente (dopo 8 anni) addolcita nei miei confronti, e anch'io per la prima volta forse in questi 8 anni ho parlato con lei per più di 5 min, dandole un minimo di considerazione. Quest'anno giù al villaggio non andrò, se non per due o tre giorni, per la sua festa di compleanno e per salutare un po' di persone che m'hanno visto crescere. Lì c'è la mia adolescenza e rivado con piacere in quei luoghi, dove ricordo tutte le scorribande e avventure con gli amici che di anno in anno finivo per conoscere (oltre ad altri aficionados pluriennali come me).

Per il resto non vedo l'ora di riprendere, tra qualche giorno, a lavorare, in vista delle gratificazioni che presto pare arriveranno, oltre alla zona di competenza che il mio amico e up-liner (che affettuosamente chiamo Boss) mi ha allargato qualche giorno fa. E forse, a settembre (ma preferirei dall'anno nuovo) diventerò, all'interno della nostra struttura, responsabile di una o due aziende su due Regioni. Quindi non mi resta che uscire, girare, lavorare e.....divertirmi!

 
 
 

Post N° 318

Post n°318 pubblicato il 28 Giugno 2008 da newromanticvisage

Era dalla scorsa estate che non mi mettevo lì fuori, dal lato antivento della mia balconata a godermi uno spettacolo del genere. Non c'è nulla forse che mi affascini come quella dimostrazione di potenza della natura, captare quell'attimo in cui, nel cielo plumbeo e fumoso, si disegnano quelle spettacolari tele di ragno color platino, talvolta tendenti al glicine.
L'ultima è caduta fragorosamente a circa 500 m da casa, seguita da urlo isterico in lontananza; spero non causino danni, che la natura non decida che è ora di prendersela con noi.

 
 
 

Post N° 317

Post n°317 pubblicato il 20 Giugno 2008 da newromanticvisage

"and there's a place
for everyone
under heartbeat city's
golden sun"

Sono solo uno tra i tanti
 là in mezzo
ogni giorno, ogni sera.
(min 3.36)

 
 
 

Post N° 316

Post n°316 pubblicato il 20 Giugno 2008 da newromanticvisage

Prosegue il mio cammino nel limbo della felicità, del fittizio,

del mio sogno che man mano pare possa davvero prender corpo.

"She's your friend, until the ocean breaks.
And when you dream, dream in the dream with me"      
                                                                                      Jim Kerr

 
 
 

Post N° 315

Post n°315 pubblicato il 14 Maggio 2008 da newromanticvisage
Foto di newromanticvisage

 
 
 

Post N° 314

Post n°314 pubblicato il 09 Maggio 2008 da newromanticvisage
Foto di newromanticvisage

 
 
 

Aqua - Aquarium (1996)

Post n°311 pubblicato il 14 Febbraio 2007 da newromanticvisage
 
Tag: Aqua
Foto di newromanticvisage

Fa un effetto strano ricordare quest’album, e fa ancora più strano dire che a conti fatti quattro simpatici norvegesi dai nomi semi-sconosciuti (Lene Grawford Nystrom, Renè Dif, Soren Rasted e Klaus Noreen) hanno “creato” un genere e dato vita ad una relativa stagione musicale, chiaramente e inevitabilmente terminata nel giro di un paio d’anni. Ebbene, questi 4 coloratissimi ragazzi hanno sfondato con quest’album diventando famosi in mezzo mondo, hanno portato al successo un genere portandosi dietro nella loro scia qualche altra più o meno fortunata band clone (“Toybox”, ma soprattutto chi non ricorda i “Cartoons”?), hanno avuto il tempo di pubblicare successivamente un nuovo album, peraltro molto simile al precendente già dal titolo (“Aquarius”), e piazzare un'altra hit, “Cartoon Heroes” e infine, svanito definitivamente l’effetto sopresa, si sono sciolti ritirandosi a vita più o meno privata a godersi le cospicue royalties, lasciando naufragare in alto mar le picciolette barche che ebbero modo di seguirli.
E nel 1996-97 e fors’anche 1998 tra tanti ragazzini, un secchioncello spocchioso frequentante la prima media ascoltava quasi ogni giorno quest’album giocando alle corse d’auto e sognando di farle davvero.
Oggi chi vi scrive ha perso definitivamente da anni la testa e l’aspetto da secchioncello (la spocchia no!) e, da 3 anni patentato, ha fortunatamente perso anche il vizio di correre in auto là fuori prima che ci rimanesse, limitandosi a continuare a giocare alle corse d’auto su un pc ascoltando musica.
E dunque facendo un po’ di sano amarcord ora vi parla questo gioviale album.

Sin dalle prime note di “Happy Boys & Girls” si capisce, se non lo si è capito sin dalla copertina, di cosa si tratta; la voce di Lene è lavorata e levigata a tal punto da sembrare quella di una bambina, quella roca di Renè è altrettanto lavorata ma appena più personale, e nel corso dell’album si diletterà anche in qualche simil-rappata (non mi picchino i puristi del genere). Gli altri due invece stanno lì a giocare con sintetizzatori ed effetti sonori vari, producendo quella musicalità ideale a far saltellare i ragazzini alle prime feste di compleanno. Ne è l’emblema anche la freschissima “My oh my”, che ha una base che si rifà al galoppare di un cavallo, e tanto di nitrito nell’intro. Ma l’hit delle hit di questo gruppo è e resterà per sempre “Barbie Girl”, la canzone che trainò quest’album in cima alle classifiche e che causò anche un’azione legale da parte della Mattel nei loro confronti per violazione del marchio depositato, con la richiesta di ritirare l’album e distruggerne le copie. Inutile dire che la casua fu vinta dalla casa discografica e semmai delle copie ci fu una ristampa!
Con il quarto brano, ”Good Morning Sunshine” si ha un’atmosfera sempre easy, ma una melodia più lenta e dolce dominata dalla voce di Lene, con un ultimo verso rappato da Renè. Si ritorna al ritmo delle canzoni precedenti con “Doctor Jones”, un’altra delle loro maggiori hit, molto allegra e spensierata, con un ritornello indimenticabile. “Heat Of The Night” è invece un brano che ammicca terribilmente al kitch latino alla Ricky Martin,e pertanto trascurabile con discrezione.
Molto più meritevole d’ascolto la dolce ballad “Be A Man”, il brano in cui la voce di Lene raggiunge il massimo livello di espressività. Il brano seguente, “Lollipop (Candyman)” dice tutto già dal titolo, la voce diventa di nuovo quella di una bambina e tornano i “botta e risposta” con Renè, riprendendo direttamente lo schema di “Barbie Girl”.
”Roses Are Red”, il brano che segue, è stato il loro primo singolo in ordine temporale e, se possibile, accelera ancora il ritmo; ancora una volta c’è un ritornello che non si può (poteva) far a meno di canticchiare dopo qualche ascolto.
Con “Turn Back Time” si torna ad una canzone un po’ più seria e lo si capisce subito, oltre dai suoni sintetizzati un po’ più “duri”, dalla voce più matura di Lene.
Per concludere, infine, non si poteva non tornare al solito ritmo e brano fresco e veloce; e “Calling You” parte subito con l’ennesimo orecchiabile ritornello che appare più banalotto degli altri, forse anche perché semplicemente si tratta dell’ultimo brano di un album che certo non brilla per profondità e “impegno”.

Consiglio quest’album a chi voglia fare un salto nel breve passato, l’ascoltatore che non rammenta quest’album sicuramente riconoscerà qualche sonorità ascoltata e riascoltata in passato e forse gli scapperà un sorriso. E lascio una piccola provocazione a chi pensa che quest’album sia troppo ripetitivo…non sono forse stati ripetitivi fino alla nausea gli AC-DC, o oggi, i Red Hot Chili Peppers? Meditate gente meditate!!!
 
 

 

 

 
 
 

Japan - Gentlemen Take Polaroids (1980)

Post n°310 pubblicato il 07 Gennaio 2007 da newromanticvisage
 
Tag: Japan
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Il decennio che vide, tra l’altro, i miei natali iniziò musicalmente con un capolavoro new wave: in particolare “Gentlemen Take Polaroids” è stato il prodotto migliore e soprattutto più genuino del filone New Romantic, di cui tanto ho subito il fascino.
Una serie di personalità musicali ben distinte riesce a fondersi e ricreare un sound unico; l’immaginario punto di partenza, tanto per cambiare, è ciò che Bowie con forza e veemenza esprime nella sua magica trilogia berlinese.

Qui il tutto avviene sotto una forma completamente diversa; il tastierista Richard Barbieri produce suoni eterei con richiami esotici, continuamente in bilico tra ascetismo zen e ossessione; il geniale bassista Mick Karn sforna eleganti e ricercate linee di basso funky, e le percussioni ossessive di Steve Jansen (vero cognome Butt) rendono il tutto più cupo e sinistro. A ciò basta aggiungere il cantato in crooning di David Sylvian (fratello del batterista Jansen, anche lui opta per un cognome d’arte), figura dotata di innato carisma e che s’ispira principalmente a David Bowie nel cantato e a Brian Ferry dei Roxy Music nell’immagine, risultando la figura più vicina alla perfezione di dandy decadente. Inevitabilmente le chitarre restano in secondo piano, ma il prodotto finale sarà comunque un’incredibile sperimentazione d’avanguardia, pur partendo la ricerca da solchi musicalmente già in parte tracciati da artisti del calibro di Bowie, Peter Gabriel e Brian Eno.  

L’album inizia con la title-track, elegante e “maledetta” pop-song della durata di 7 minuti; “Gentlemen Take Polaroids” è un brano intriso del decadentismo tipicamente new-wave; qui il cantato cupo di Sylvian appare a tratti quasi claustrofobico.
Il secondo brano, “Swing”, mette in ulteriore evidenza l’abilità e la sensibilità artistica di Barbieri e Karn; l’elemento funky viene stemperato da splendide sonorità con fortissimi richiami all’esotico e al Sol Levante, ma con un efficace tocco minimal.
”Burning Bridges” è un capolavoro strumentale, sulla falsariga dei migliori brani strumentali che hanno costituito i “side B” di “Low” e “Heroes” di Bowie. Ad impreziosire il tutto, ponendo il brano in bilico tra atmosfere drammatiche e ambient, c’è il suono del sassofono suonato da Karn e un breve parlato conclusivo di Sylvian.
”The Experience of Swimming”, invece, potrebbe benissimo essere aggiunta tra i brani che aprono il capolavoro “Trans-Europe Express” dei Kraftwerk; stessa tensione ipnotica, magari sinistra al primo impatto, ma che poi sfocia in atmosfere morbide che sembrano cullarci mentre galleggiamo immersi in acque accoglienti e calmissime. 
La tensione che ha accomunato un po’ tutti i brani precedenti si scioglie all’improvviso con “My New Career”; un acrobatico giro di basso funky, l’elegante voce di Sylvian e sapienti interventi di violini e sax contribuiscono a creare quell’atmosfera patinata tipica del filone New Romantic, e sono l’emblema di un manierismo forse mai espresso così chiaramente. Sulla stessa linea è anche “Methods Of Dance”, elegantissima ballata forse un po’ meno propriamente neoromantica, con una base sintetizzata “liquida”, gli ormai soliti giro di basso funk e sax, con l’aggiunta di eleganti cori femminili e delle percussioni di Jansen che stavolta giocano tra ritmi esotici e tribali. Questo brano non fa altro che confermare l’impressione già avuta con l’ascolto precedente; a confronto i brani di quel periodo creati da bands sempre ammiccanti al duo ideale Bowie-Roxy Music (una per tutte, gli ABC) sono appena poco più che spazzatura. “Ain’t That Peculiar” è la cover di un brano di Marvin Gaye reinterpretata con fantasia tramite i canoni musicali della band; il risultato non è negativo, ma è meglio passare al capolavoro che segue.
”Nightporter” è forse il brano migliore mai realizzato dai Japan; la voce toccante di Sylvian, in una delle sue migliori interpretazioni, e un semplice pianoforte a rievocare paesaggi mitteleuropei, accompagnato da campionamenti quasi impercettibili e con un arrangiamento orchestrale nel finale che rende il tutto ancor più pieno di malinconia e inquietudine…è una gemma.
“The Width Of a Room” è un altro brano strumentale e ipnotico che si ricollega direttamente a “The Experience of Swimming” (vedi sopra) e alle migliori esperienze kraftwerkiane.
L’album si conclude infine con “Taking Islands in Africa” elegantissimo brano realizzato con la collaborazione del maestro Ryuichi Sakamoto, il musicista più noto proveniente dall’Oriente, già deus ex machina della “Yellow Magic Orchestra”.
Il brano scioglie definitivamente la tensione precedente e scorre con sperimentazione e orecchiabilità che si muovono di pari passo.

Purtroppo poco dopo questo capolavoro glam i Japan si sciolsero, anche se chiaramente musicisti di quel talento non sarebbero rimasti di certo inattivi per molto tempo. In particolar modo le due “menti” del gruppo, il tastierista Richard Barbieri e il cantante David Sylvian, hanno prodotto e ancora producono musica di qualità, anche se quasi inevitabilmente, abbastanza lontani dalle vette delle classifiche. Ora il primo fa parte del gruppo dei Porcupine Tree, mentre David Sylvian ha continuato da solista e ha poi collaborato molto con Ryuichi Sakamoto, regalando ancora perle e grandi emozioni.

http://www.youtube.com/watch?v=EU6iIBHGFB0



 

 

 

 

 

 
 
 

Alan Parsons Project - Eye in the Sky

Post n°309 pubblicato il 31 Dicembre 2006 da newromanticvisage
 
Foto di newromanticvisage

L’album “Eye In The Sky” è uno dei maggiori successi commerciali del progetto musicale “Alan Parsons Project”.  

Le menti storiche del progetto, e chiaramente anche di quest’album, sono Alan Parsons, musicista, produttore, arrangiatore e compositore, già noto per essere stato tecnico del suono in due album-capolavoro della musica rock come “Abbey Road” dei Beatles e soprattutto “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd, l’avvocato scozzese Eric Woolfson, cantante e polistrumentista e il direttore della Philarmonic Orchestra Andrei Powell, già produttore di due album di Kate Bush. Ad essi si aggiungono una ben lunga serie di più o meno conosciuti musicisti, ospiti e turnisti. In quest’album Parsons abbandona in parte le splendide atmosfere eteree e talvolta inquietanti dei precendenti quattro lavori del gruppo per creare scenari più romantici e introspettivi, non disdegnando qualche venatura pop.

Il primo brano è “Sirius”, breve intro strumentale che inizia con una base un po’ sinistra sviluppata con i sintetizzatori, a cui poi si aggiunge la linea di basso portante del brano successivo, “Eye in the Sky”, e un assolo chitarristico.
Senza interruzioni parte la gemma pop “Eye in the Sky”, una delle canzoni più note degli anni ’80, caratterizzata da una melodia molto orecchiabile e dalla calda voce di Woolfson. Il terzo brano è “Children of the Moon”, che segue il filone rock-sinfonico del gruppo, anche se l’intro con le tastiere mi ricorda molto il brano “The Beauty and the Beast” di David Bowie, brano d’apertura del suo capolavoro “Heroes”. Questo brano cresce man mano di tono fino ad uno struggente assolo di chitarra, e si conclude con un coro preludio al lento cantato che apre “Gemini”, quasi una sorte di breve suite corale, i cui efficaci controcanti corali lasciano poi spazio al piano e alle tastiere che introducono “Silence and I”, una sorta di piccola rock opera caratterizzata inizialmente da un’atmosfera decisamente malinconica e poi da un cambio repentino e splendido, in cui viene fuori l’orchestra diretta da Andrei Powell, composta da 95 elementi, che si esalta in sonorità ora allegre, ora epiche, concluse da un assolo di chitarra elettrica, per poi riprendere l’atmosfera malinconica iniziale. Senza dubbio questo brano rappresenta la vetta più alta dell’album, il quale comunque ci lascerà un’altra gradita sorpresa musicale, quantomeno dal punto di vista storico-tecnico.
Il sesto brano, “You are gonna get your fingers burned” è un altro pop rock con qualche elemento sinfonico, ma molto meno di rilievo. Segue “Psychobabble”, che inizia con un bell’alternarsi tra pianoforte e basso elettrico, per poi perdersi in una sonorità che nella strofa richiama un po’ qualcosa dei Pink Floyd; per fortuna a salvare il brano è un interessante ritornello con piacevoli effetti ricreati dai sintetizzatori, e un breve assolo, sempre di tastiere, il cui richiamo forte si sentirà anni dopo in “All She Wants Is” dei Duran Duran.
L’ottavo brano, deciso cambiamento di rotta, è la sopresa che preannunciavo; “Mammagamma” è un brano totalmente strumentale ed è il primo nella storia della musica ad essere creato totalmente mediante il solo utilizzo di un personal computer.
Il brano è caratterizzato da una melodia ciclica che viene ripetuta in varie tonalità e che da circa metà brano vede riprodotto anche il suono della chitarra elettrica.
E’ il mio brano preferito di quest’album e credo possa essere definito quasi un “Bolero” dell’età moderna.
”Step by Step” è il nono brano, che ritorna a sonorità e impostazione simile ai brani precedenti e che vede ancora una volta un massiccio uso dei cori; è un brano discretamente orecchiabile, ma nulla di più, riscattato solo parzialmente da un piacevole intermezzo strumentale.
A concludere l’album, infine, è una piacevole ballad orchestrale, “Old and Wise”, caratterizzata da un interessante arrangiamento che dona una notevole enfasi ad un brano molto molto malinconico.

 

Ne approfitto per augurare un buon anno a tutti, con l’augurio che ognuno di voi trovi la felicità che cerca e impari ad apprezzare il piacere che possono dare le piccole cose, tra queste l’ascolto di un bel cd.
Lascio un abbraccio e tanti auguri a tutti voi!!! 

 

 
 
 

Arcadia - So Red the Rose (1985)

Post n°308 pubblicato il 14 Dicembre 2006 da newromanticvisage
 
Tag: Arcadia
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Parlando di quest’album non esito a sbilanciarmi; lo ritengo il miglior album pop che abbia mai ascoltato…L’ascoltatore che si avvicina all’album scevro da qualsiasi preconcetto difficilmente non potrà essere, almeno in parte, d’accordo; d’altronde l’elenco di musicisti “ospiti” che hanno partecipato a quest’album la dice lunga già da sé; il genio delle tastiere Herbie Hancock, il chitarrista Carlos Alomar, stretto collaboratore del Bowie americano prima e berlinese poi, Sting e David Gilmour rispettivamente al controcanto e alla chitarra in un brano, Grace Jones nell’intro di un altro; insomma il meglio della musica a cavallo tra i ’70 e gli ’80.
Ad attirare l’interesse di tutti questi musicisti è il progetto ideato da Nick Rhodes di fare un album esoterico, con richiami agli anni ’20 e ‘30, approfondendo lo sviluppo di alcune atmosfere già sentite in alcune ballad dei Duran Duran.
Mentre i Duran Duran sono momentaneamente sciolti e i due Taylor impegnati nel supergruppo funk-rock The Powerstation con Robert Palmer come cantante e l’ex  Chic Tony Thompson alla batteria, Rhodes convince a registrare un album i restanti membri del quintetto, Simon LeBon e il batterista Roger Taylor.
I tre vivono e registrano tutti i brani a Parigi, per poi missarli a New York, vivendo per mesi nel lusso e totalmente fuori dalla realtà, attingendo perpetuamente alle casse della Emi. Nick Rhodes ha intenzione di esplorare quanti più tipi di forme d’arte possibili; ad un tratto durante le registrazioni a Parigi esce e rientra poco dopo con degli artisti di strada ai quali fa realizzare i loro disegni sulle pareti degli studi, stanco di vederle d’un sol colore. Inoltre lo si vede spesso in compagnia di artisti come Mick Jagger e Ronnie Wood a Parigi, di Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol a New York. Lo stesso Warhol in quel periodo solleva un polverone dichiarando di masturbarsi guardando i suoi videoclip. Essendo il leader indiscusso del progetto, Rhodes riesce immaginecome mai ha fatto prima, e mai farà dopo, a creare delle armonie che si adattano in modo perfetto alle tonalità vocali e ai testi più cupi e seriosi del solito scritti da Simon; anche i videoclip dei brani sono tra i più belli, particolari e costosi mai realizzati. Non comparirà nei videoclip né nella pubblicizzazione dell’album Roger Taylor, il quale resta vittima di un esaurimento nervoso che lo porterà a dedicarsi alla famiglia e alla gestione della sua tenuta agricola in Inghilterra per almeno un decennio. Della sua presenza ci restano solo alcune foto promozionali del progetto Arcadia. Il look adottato degli Arcadia è una sorta di dark-chic; capelli nero corvo, cappotti lunghi neri, grandi scialli e sciarpe sempre nere.

Il primo brano, l’unico ad essere diventato una hit internazionale, primo posto nelle charts italiane e di mezza Europa, 6° in Inghilterra e 7° in Usa, è “Election Day”, canzone scritta per esprimere il sentimento di “libertà” della band dopo le ultime delicate vicende con i Duran Duran. Sotto il cantato particolare tipico di LeBon, interrotto da una strofa immaginerecitata da Grace Jones, domina una linea di basso tracciata completamente mediante l’uso delle tastiere. Il video, girato a Parigi, è molto ambiguo, rappresenta una sorta di festa ad un palazzo di corte in cui trionfano look strani e lussuriosi (c’è anche un sosia di Jean Cocteau); è registrato su una versione extended del brano di 8.46 minuti.
Il secondo brano è “Keep me in the dark”, brano piuttosto orecchiabile, scorre alternando campionamenti di suoni retrò a quelli delle ultime scoperte tecnologiche digitali di Nick. Il terzo brano, “Goodbye is forever”, viene pubblicato come singolo solo negli Stati Uniti e non ottiene un grande successo, raggiunge solo il 33° posto in classifica, nonostante un bellissimo video che vede LeBon e l’androgino Rhodes, seduti su sedili mossi da ingranaggi, entrare e attraversare con sorpresa e curiosità luoghi e atmosfere metafisiche in cui il tempo scorre velocissimo, tra i giganteschi ingranaggi di un orologio a pendolo gigante.
Il quarto brano dell’album è “The Flame”, il primo brano registrato e pubblicato come terzo singolo, raggiungendo solo il 58° posto in patria. Il suono è dominato dai fiati campionati già usati da Nick in “A View To A Kill”, l’ultimo brano pubblicato con i Duran, colonna sonora dell’omonimo 007 e hit planetaria.
Il videoclip, che avrebbe dovuto vedere Ridley Scott alla regia, collaborazione sfumata all’ultimo momento perché ancora impegnato a girare il film “Legend”, viene girato a Londra ed è una simpatica e assurda spy story-intrigo di palazzo, in cui Nick, con capigliatura biondo platino per l’occasione, salva più volte la vita a Simon e infine riesce a fuggire con lo stesso e con Linda Evangelista.
Partecipa a questo video anche John Taylor che, conclusa l’esperienza con i Powerstation, è tornato a Londra per registrare il seguente lavoro dei Duran. Nel video appare solo un attimo e mostra sornione a Nick una pergamena con scritto “CONTRACT” e un ramoscello d’olivo, chiaro segnale per i fan che il gruppo non ha cessato di esistere e che è in programma almeno un altro album.
Il quinto brano, “Missing” è una splendida poesia di Simon che parla della lontananza della persona amata, e che Nick riesce a musicare senza l’apporto della sezione ritmica. Segue “Rose Arcana”, un intermezzo strumentale di meno di un minuto che dà il via al brano più triste, ma forse anche il più bello, dell’album, “The Promise”.
Sotto un tappeto sintetico subito come una lama partono le note della chitarra suonata da David Gilmour, dal sound inconfondibile, Simon canta benissimo e il ritornello è impreziosito dal contro-canto di Sting , il tutto reso magico anche dalle tastiere suonate da Herbie Hancock. Questo brano è stato pubblicato come secondo singolo e ha raggiunto solo il 37° posto nelle classifiche inglesi. Il video, in bianco-nero, è molto triste e vede Simon cantare davanti ad un cubo che trasmette sulle sue facce immagini di guerre e povertà, sfollati ed esplosioni.
Gli ultimi due brani dell’album sono altri splendidi esercizi pop d’autore: immagine“El Diablo”, inclusa da Ridley Scott nel film “Legend” per scusarsi per la sua sfumata collaborazione, vede in prima linea l’uso di strumenti come un violino, un flauto campionato e l’ocarina direttamente suonata da Simon, oltre all’uso di una chitarra acustica. L’ultimo brano è invece “Lady Ice”, in cui Nick ricrea con i suoi sinth un tappeto ricco di richiami etnici, 
missando inoltre le parti di batteria registrate da Roger Taylor con quelle registrate dal percussionista David Von Tieghen che utilizzerà anche strumenti a dir poco atipici, come i campanelli delle mucche.

Peccato solo che quest’album sia molto poco conosciuto e per niente pubblicizzato dalla critica musicale, penalizzato dal nome Duran Duran si porta inevitabilmente dietro…Ma ad un ascolto accurato si scoprirà un album semplicemente stupendo, e soprattutto con poche cose in comune con gli album dei Duran Duran, che mai hanno raggiunto tanta qualità artistica.


/Election day clip

/The Flame clip

/Goodbye is Forever clip

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Un blog di: newromanticvisage
Data di creazione: 15/04/2005
 

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ULTIMI COMMENTI

Impegnatevi di più con i post non posso essere l'unico...
Inviato da: cassetta2
il 06/10/2020 alle 09:42
 
Oh...grazie ;)
Inviato da: newromanticvisage
il 20/04/2010 alle 01:39
 
scrivi molto bene
Inviato da: isabelxx
il 10/04/2010 alle 12:56
 
ormai Libero è (quasi) una solitary beach...
Inviato da: fetus1971
il 16/03/2010 alle 14:30
 
Il grande Fetusooooooo....uno dei pochi, rimasti su questi...
Inviato da: newromanticvisage
il 16/03/2010 alle 01:24
 
 
 

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