Un blog creato da SkorpioNET il 06/08/2010

nextstop2genova

Un giro virtuale nelle vetrine e non, di Genova

 
 
 
 
 
 

AREA PERSONALE

 
 
 
 
 
 
 

TAG

 
 
 
 
 
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

FACEBOOK

 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Next stop 2 Firenze. Caravaggio e caravaggeschi a Firenze.

Post n°12 pubblicato il 26 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

 

medusa caravaggioFirenze è arte, si respirano arte e bellezza da ogni angolo, via o piazza. Sapere che alla fine s’incontreranno i capolavori di Michelangelo, Luca della Robbia, Raffaello, Leonardo, Donatello, Brunelleschi è un’emozione unica, sentirli vivi attraverso le loro opere che hanno sfidato i secoli, invidie e guerre e che sono giunte sino a noi in tutta la loro regale magnificenza.

Se poi ci si aggiunge un evento come Caravaggio e caravaggeschi a Firenze allora l’arte raggiunge il suo apice.

Michelangelo Merisi, detto Caravaggio(Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610), si forma presso la bottega del pittore Simone Peterzano nella città di Milano, dove apprende i modi di due tradizioni diverse: da un lato il realismo lombardo, dall’altro il rinascimento veneto, con il quale viene in contatto quando Peterzano lo porta con se in alcuni viaggi a Venezia, dove conosce l’arte del Tintoretto. Il pittore appartiene a quel periodo artistico definito come Barocco. Egli si allontana dalla pittura uniforme ed idealizzata tipica del manierismo. Interessato a rappresentare la realtà così come è, l’artista dipinge i santi ed i soggetti sacri con gli stessi volti e le stesse passioni degli uomini comuni, distaccandosi in maniera notevole dall’esempio di Raffaello Sanzio.
L’intenzione del pittore era d’insegnare attraverso le immagini. I suoi quadri, molto drammatici, erano vere e proprie storie dipinte con lo scopo di colpire l’occhio e l’immaginazione di un pubblico che spesso non sapeva leggere e scrivere.
Le caratteristiche più importanti dell’arte di Caravaggio sono rappresentate dall’uso del colore e dalla tecnica del chiaroscuro: una tecnica di luce e ombra che gioca sui contrasti luministici. Un altro aspetto notevole è la grande attenzione dedicata all’anatomia del corpo umano e in modo particolare agli occhi e alle mani.

I Caravaggeschi

Termine usato per definire i pittori che imitarono Caravaggio agli inizi del XVII secolo. La rivoluzionaria tecnica pittorica, in particolare l’uso drammatico del chiaroscuro, ebbe un’influenza impressionante a Roma durante il primo decennio del secolo, non solo sui pittori italiani ma anche su pittori di altri paesi che numerosi visitavano l’allora capitale artistica d’ Europa. La fama di Caravaggio aveva già oltrepassato i confini italiani nel 1604, quando Karel van Mander, ad Haarlem, scrisse di “Michelangelo da Caravaggio, che sta compiendo un lavoro straordinario a Roma”; e nel 1642 Bellori raccontava che i pittori a Roma erano stati tanto impressionati dalla novità del suo stile che, specialmente i più giovani, lo ammiravano e lo elogiavano come l’unico vero imitatore della natura, guardando le sue opere come miracoli, e si mettevano in competizione tra loro nel seguire la sua maniera. I più importanti tra i caravaggeschi italiani furono Orazio Gentileschi, uno dei pochi ad avere un rapporto personale con il maestro, e Bartolomeo Manfredi, che raffigurò tuttavia scene di gioco e di festa, soggetti che Caravaggio aveva trattato molto raramente. A Napoli, dove Caravaggio lavorò a tratti tra il 1606 e il 1610, Caracciolo, Artemisia Gentileschi e Ribera, spagnolo di nascita, fecero sì che lo stile caravaggesco mettesse solide radici. A Roma il caravaggismo perse popolarità negli anni Venti del Seicento, ma continuò ad affermarsi in altre parti d’Italia e in Europa, soprattutto in Sicilia (dove Caravaggio era stato), a Utrecht e in Lorena, dove durò più o meno fino al 1650. Baburen, HonthorsteTerbrugghen furono le tre personalità che fecero di Utrecht il centro del caravaggismo olandese; Georges de La Tour creò in Lorena l’interpretazione più personale e poetica che quello stile. Molti altri pittori furono e restarono caravaggeschi durante tutta la loro carriera; alcuni, come Guido Reni, abbracciarono quello stile solo per un breve periodo (si disse che Caravaggio l’avesse minacciato poiché aveva rubato le sue idee); altri ancora, come Honthorst (che divenne un ritrattista di corte), cambiarono completamente stile da un certo punto in avanti. Echi del caravaggismo si possono comunque ritrovare nell’opera di alcuni giganti della pittura del XVII secolo:RembrandtRubensVelázquez.

 

 
 
 

Digital Ego. I Trends Autunno - inverno 2010 uomo

Post n°11 pubblicato il 17 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

Canova Venere e Adone
Canova Venere e Adone

 

L’ego per essere esaltato deve supportato da una serie di gadget che fanno del nuovo m@askio un moderno Adone. Prescindendo dalla propria bellezza ecco una serie di consigli che curiosando per il web ho colto, per essere trendy e senza cadute di stile.

Dalla rivista online www.adversus.it apprendo che “La pelle nera è assolutamente in per l'inverno che arriva, e la cosa non ci stupisce minimamente. Lo scorso anno avevamo già visto tendenze rock e punk influenzare marginalmente le proposte degli stilisti, e questo inverno il trend si rafforza ulteriormente. La pelle è in assoluto uno dei materiali che abbiamo visto di più in passerella per la moda inverno 2010 - 2011. Abbiamo addirittura visto proposte esclusivamente in pelle, letteralmente dalla testa ai piedi. Sempre dallo stesso magazine ecco il nuovo trend clochard per l’inverno; Un trend molto chiaro per l'inverno 2010 2011 è quello che si ispira al look 'clochard' o 'barbone' come direbbe qualcuno. Un look bohemien, ma al tempo stesso elegante, e capelli volutamente (e fintamente) poco curati.

La crisi economica che ci sta obbligando a vivere (vera o gonfiata dai media che sia) ha messo il suo timbro anche sulle collezioni moda uomo per l'inverno 2010/11. Un filo rosso che si ritrova in moltissime collezioni, e che noi abbiamo battezzato,“look clochard''. Sono molti gli stilisti che si sono lasciati ispirare dal look trasandato e consumato di chi ha scelto di (o più spesso è costretto a) vivere per la strada. Il riciclo è la parola d'ordine, capelli spettinati e opachi diventano un trend. E che dire delle camicie, la rivista sopracitata ci avverte Tornano assolutamente le camicie a quadri per la moda uomo autunno inverno 2010 2011. Le camicie da boscaiolo sono il trend da tenere d'occhio.

Uno dei trend più ricorrenti sulle passerelle per l'autunno inverno 2010 erano i quadri. Abiti a quadri, ma anche cappotti a quadri. I tessuti stampati tornano alla grande, e la nostra sensazione è che stiamo assistendo alla nascita di un nuovo trend, ma di quelli che durano nel tempo. Facili da portare, sportivi e trendy.

Ma quali colori?
Le combinazioni più viste sono il bianco-nero e il rosso-nero (nel disegno classico di una tovaglia da trattoria). Ma anche i quadri con un fresco blocco di bianco al centro sono molto in. I materiali vanno dal cotone classico a tessuti più consistenti almeno in parte in lana.

Come si portano i quadri?
I quadri sono chiaramente il massimo per un look maschile e casual. Per una combinazione classica portateli semplicemente sopra un jeans. Questo inverno vedremo anche camicie a quadri sotto giacche più classiche e sotto i blazer... e se vi piace un po' provocare... allora adottate il look 'finto sfigato, o nerd' abbottonando fino all'ultimo bottone la camicia a quadri e abbinandola ad un paio di occhiali dalla montatura retró.

Un articolo di Elise Lefort per www.fashiontimes.it ci descrive che al giorno d’oggi in cui sembra che nel mondo della moda sia già stato tutto inventato, l’uomo del prossimo autunno-inverno 2010/2011 decide di offrire un po’ di novità al suo guardaroba stravolgendo la frontiera tra casual e formale. Fa il suo grande ritorno, lo smoking ma reinventato in un discorso di mix & match. La giacca dai revers lucidi si indossa con i jeans, perfetti se strappati o trattati, slavati, dal sapore casual e destroy. La camicia esce dai pantaloni ed è molto easy, i pantaloni formali hanno il cavallo rigorosamente basso, e sono dentro gli stivali. Più di una tendenza, un vero e proprio stile di vita. Giochi anche di sovrapposizioni, di giacche, cappotti, o anche piumini, tanti strati per affrontare un prossimo freddo. Un mix di stili che spesso sposa anche un mix di materie e di texture. In voga i doppi colli, che aggiungono volumi, e architettura alla silhouette. Torna lo stile divisa, ispirato alla Marine e i capospalla in stile officier, con tocchi dorati. Cari uomini, rassicuratevi, se come tanti avete investito nelle trendissime camicie a quadri, non saranno bandite dal vostro guardaroba ma resistano, e contaminano con stampe, cappotti, montgomery e accessori. Questo è in parte quanto ci propone la moda per l’uomo per il prossimo autunno, inverno. Fermo restando che la moda ognuno l’adatta secondo i suoi canoni estetici e il suo modo d’essere, non ci resta che vedere cosa succederà in seguito, cosa verrà proposto e da chi, perché sebbene siano i grandi stilisti che propongono la moda, sono poi che la indossa a decretarne il successo, ma per il vanesio, per colui che fa della sua immagine il biglietto da visita per proporsi, questi sono solo dettagli.

Sfoglia il nuovo numero di Digital Ego per saperne di più.

 
 
 

Next stop 2 Genova. La Metropoli Silente

Post n°10 pubblicato il 16 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

Cimitero di Staglieno

L’arte nella sua forma più pura come sublimazione della morte ha la sua espressione più autentica nei cimiteri, a volte veri e propri musei all’aperto dove però il degrado e l’incuria sono gli unici guardiani e depositari di queste opere d’arte. Un esempio per tutti ilcimitero di Staglieno a Genova. Il cimitero monumentale di Staglieno è il maggiore luogo di sepoltura di Genova ed è uno deicimiteri monumentali più importanti d’Europa.

È situato nella Val Bisagno, nel territorio, comprendente il quartiere di Staglieno.

Vi sono sepolti figli illustri del capoluogo ligure e altri personaggi famosi tra i quali uno dei padri della Patria italiana, Giuseppe Mazzini, il presidente del Consiglio e partigiano Ferruccio Parri, il compositore della musica dell’Inno d’Italia Michele Novaro, numerosi garibaldini tra i quali Antonio Burlando e altri che fecero parte della spedizione dei Mille (un campo è a loro dedicato), l’attore Gilberto Govi, il cantautore Fabrizio De André, il pittore Federico Sirigu, la scrittrice Fernanda Pivano, il poeta Edoardo SanguinetiConstance Lloyd (moglie di Oscar Wilde), Nino Bixio e Stefano Canzio.

Per la vastità dei suoi imponenti monumenti funebri è considerato un vero e proprio museo a cielo aperto. Le numerose statue funerarie e cappelle, opere prevalentemente di scultori genovesi, sia pure costruite in stili differenti, restituiscono all’insieme del complesso un importante valore sotto l’aspetto dell’architettura e scultura funebre. Celebrare la morte è l’esorcizzazione materiale delle nostre paure, raffigurare il trapasso da questa vita all’aldilà è sempre stata un sfida per l’artista, l’ignoto perché di ciò si tratta, dato che mai nessuno dei trapassati è mai venuto indietro a descriverci l’aldilà, trova nell’arte funeraria la sua più alta espressione artistica. Anche la poesia descrivendo gli stati d’animo che precedono la dipartita da questo mondo se associate alle immagini, possono fare comprendere l’arte e le sensazioni che essa può donare.

Un esempio di quando la fotografia incontra la poesia in quest’ambito si ha nell’E – book “La Metropoli Silente”. Dove la qualità e la scelta delle immagini sono rese più evocative dall’espressione poetica.

Un piccolo contributo affinché questi musei a cielo aperto contenitori di storia silenti, non siano lasciati all’incuria.

Leggi gratis l’E – book di Anna Orsenigo e Vassallo Roberto “La Metropoli Silente”

 
 
 

L’elogio della bellezza

Post n°9 pubblicato il 14 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

 

Il mistero della vita sta nella ricerca della bellezza. (Billy Wilder)

Venere allo specchio
Diego Velasquez Venere allo specchio

Bellezza vaga promessa d’eternità, che come effimero stato di grazia, si trasforma in elisir di gioventù, laddove Vanità e Narciso suggellarono il loro scellerato patto. Questo è l’incipit di ciò che del vanesio è l’opera più cara, la metamorfosi di sé e cioè la manipolazione del suo essere, la ricreazione di quella scultura sublime che prima era appannaggio solo degli dei, la sublimazione del proprio apparire in una nuova divinità.
Mentre giovani ninfe si pavoneggiano mirandosi compiaciute in stagni lucenti e le movenze dei loro corpi acerbi accendono le fantasie sopite di maturi satiri annoiati, le antiche matrone gelose custodi dei riti sacri dell’eros si rimirano in specchi logori e stanchi di riflettere sempre le medesime tristi immagini, meditano vendetta. Qual rivincita è più bella di quella della rinascita a nuova vita? Quale gioia più gradita se non la ritrovata gioventù? Qual trofeo più ardito se non la riconquista degli anziani talami? Se quello che il tempo rubò, ora le novelle circi possono assaporare il piacere della conquista che un giorno permaneva trionfante sulle loro labbra voluttuose.
Giunto è il momento che i giovani fauni che si crogiolano al sole del meriggio tendano i poderosi muscoli pronti alla fuga, come i teneri cervi che fuggano dalle frecce di Diana la cacciatrice. Quali sono dunque queste nuove temibili armi, che le giovani naiadi debbano tanto temere, quelle di un sarto? Se di taglia e cuci gli eredi moderni di Esculapio si dedicano con tanto diletto a rimodellare antiche divinità cadute in disgrazia, o quelle di nuovi dei così abili da ricreare dalla materia grezza nuove forme aggraziate e morbide, docili quasi come argilla e come creta pronta a sgretolarsi al minimo tocco.
Esultate matrone, siate ebbre di gioia signore, che anche per voi il dolce sapore dell’elisir di gioventù rinverdisca gli antichi fasti, s’invigoriscano dunque i seni cadenti, si snelliscano le cosce, si tonifichino i glutei stanchi, spariscano attorno gli occhi le antiestetiche zampe di gallina, si snelliscano i fianchi, che le labbra tornino voluminose e tumide, che la pelle ritrovi la tonicità d’un tempo, che il corpo sia fletta come un arco pronto a scattare al momento dell’amplesso, che divampi il fuoco della passione e che i suoi tizzoni ardenti incendino le voglie dei giovani e anziani fauni e che le adolescenti ninfe inebriate dalle loro bellezza vengano accecate dalla loro invidia.
Che sia dunque la bellezza a illuminare il mondo e non importa se artificiale sia, sempre di avvenenza si tratta. Ben venga quindi il corpo rifatto, che come una scultura svela le sue forme sensuali dopo che è stata ultimata, il corpo della donna è un’opera d’arte e come tale venga preservata, custodita e col tempo restaurata, per offrire a nuovi occhi l’anticha bellezza che col tempo è rimasta intatta, magari solo nascosta dalla polvere invidiosa del tempo.

 

 
 
 

L’ego digitale e il nuovo edonismo

Post n°8 pubblicato il 13 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

Eco e NarcisoEdonismo: (dal greco antico Edoné, "piacere") è, in senso generale, il termine con il quale si indica qualsiasi genere di filosofia, o scuola di pensiero che riconosca nel piacere (e non, ad es., nel bene o nella felicità) il fine ultimo dell'uomo. Digitale: In informatica ed elettronica con digitale ci si riferisce a tutto ciò che viene rappresentato con numeri o che opera manipolando numeri. Il termine deriva dall'inglese digit, che significa cifra, che a sua volta deriva dal latino digitus, che significa dito. Sommando i due termini si ottiene L'edonismo digitale. Avanguardia Edonista. Farsi un ego digitale.

Perché confezionarsi un ego digitale a discapito di quello materiale. Le ragioni apparentemente molteplici si riducono a due soltanto. La prima la più palese è l’essere finalmente se stessi o meglio quello che si è sempre desiderato di essere, la seconda è l’apparenza dionisiaca ovvero l’appagamento dell’io. Sia l’una che l’altra sono imprescindibili, si come espressione più materiale della supremazia su se stessi, sia anche come manifestazione e appagamento dell’ego. Essere come si è sempre voluti essere e non solo apparire ora si può, dotandosi di un io (o multi ego digitale). Non sono d’accordo con chi radicalmente cambia tutto in se stessi, ciò dimostra una poco propensa autostima. Ognuno di noi ha dunque qualcosa che funziona e qualche cos’altra che opera meno, tutto sta a capire quello che non funge ed operarsi ad un cambiamento ovviamente in meglio. In un’epoca basata sull’apparenza dove l’immagine gioca un ruolo predominante e dove nessuno è esente da ritocchi di qualsiasi genere. L’edonista digitale si appropria di quegli elementi di “ritocco” adesso accessibili a tutti. La rete offre numerose risorse per l’appagamento naturale dell’ego. Strumenti, accessori, e non ultimi il social network. La realtà è avara di stimoli perché s’infrangono in un muro fatto di preconcetti e false libertà. La vera libertà sta nell’essere, nell’apparire, nell’appagamento dei sensi e nella ricerca dell’effimero, nel compiacersi, nel ricercare il piacere fino a se stesso, godere di se stessi e degli altri e che dunque ben vengano le esibizioni estemporanee di corpi nudi che grazie e bellezza, agilità e potenza non lesini nano agli occhi, dimostrazione sublime della perfezione umana e condizione primaria dell’esistenza.
Edonismo
Dal greco piacere, godimento, è, in senso generico, ogni dottrina che pone il piacere, comunque inteso, a norma e fine ultimo dell'attività umana, facendo in esso consistere il valore stesso del bene morale. L'edonismo è un derivato nel campo etico dell'empirismo gnoseologico: negata infatti alla conoscenza umana la possibilità di raggiungere, oltre i fatti d'esperienza, valori d'ordine spirituale assoluto (Dio, anima, bene, ecc.), ne consegue logicamente l'impossibilità, o, quanto meno, l'inopportunità di porre questi supposti valori a fondamento e norma della vita morale e della felicità; ed è facile sostituire ad essi il criterio immediato e concreto della soddisfazione, piacere, godimento che le singole azioni sono in grado di procurare all'individuo. Edonismo, questo, in senso proprio, distinto da altri sistemi etici affini come l'eudemonismo e l'utilitarismo.

Perché confezionarsi un ego digitale a discapito di quello materiale. Le ragioni apparentemente molteplici si riducono a due soltanto. La prima la più palese è l’essere finalmente se stessi o meglio quello che si è sempre desiderato di essere, la seconda è l’apparenza dionisiaca ovvero l’appagamento dell’io. Sia l’una che l’altra sono imprescindibili, si come espressione più materiale della supremazia su se stessi, sia anche come manifestazione e appagamento dell’ego. Essere come si è sempre voluti essere e non solo apparire ora si può, dotandosi di un io (o multi ego digitale). Non sono d’accordo con chi radicalmente cambia tutto in se stessi, ciò dimostra una poco propensa autostima. Ognuno di noi ha dunque qualcosa che funziona e qualche cos’altra che opera meno, tutto sta a capire quello che non funge ed operarsi ad un cambiamento ovviamente in meglio. In un’epoca basata sull’apparenza dove l’immagine gioca un ruolo predominante e dove nessuno è esente da ritocchi di qualsiasi genere. L’edonista digitale si appropria di quegli elementi di “ritocco” adesso accessibili a tutti. La rete offre numerose risorse per l’appagamento naturale dell’ego. Strumenti, accessori, e non ultimi il social network. La realtà è avara di stimoli perché s’infrangono in un muro fatto di preconcetti e false libertà. La vera libertà sta nell’essere, nell’apparire, nell’appagamento dei sensi e nella ricerca dell’effimero, nel compiacersi, nel ricercare il piacere fino a se stesso, godere di se stessi e degli altri e che dunque ben vengano le esibizioni estemporanee di corpi nudi che grazie e bellezza, agilità e potenza non lesini nano agli occhi, dimostrazione sublime della perfezione umana e condizione primaria dell’esistenza. Edonismo Dal greco piacere, godimento, è, in senso generico, ogni dottrina che pone il piacere, comunque inteso, a norma e fine ultimo dell'attività umana, facendo in esso consistere il valore stesso del bene morale. L'edonismo è un derivato nel campo etico dell'empirismo gnoseologico: negata infatti alla conoscenza umana la possibilità di raggiungere, oltre i fatti d'esperienza, valori d'ordine spirituale assoluto (Dio, anima, bene, ecc.), ne consegue logicamente l'impossibilità, o, quanto meno, l'inopportunità di porre questi supposti valori a fondamento e norma della vita morale e della felicità; ed è facile sostituire ad essi il criterio immediato e concreto della soddisfazione, piacere, godimento che le singole azioni sono in grado di procurare all'individuo. Edonismo, questo, in senso proprio, distinto da altri sistemi etici affini come l'eudemonismo e l'utilitarismo. Come nuovi dei, i giovani fauni si compiacciono di se stessi guardando riflesso nel lago delle vanità la loro immagine lucente. Segui il link per saperne di più ed entrare nell'Olimpo delle nuove divinità

 
 
 
Successivi »
 
 
 
 
 
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 
 
 
 
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

tommii98archboscoloSkorpioNETpaola.crosettivoglioun50pesciCarmela_AmodioSantenacd.edithBandicot86lucre610orlando.ferraresepiero.appendinomcpezzulloshelley88Aragorn137
 
 
 
 
 
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
 
 
 
 
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963