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Un giro virtuale nelle vetrine e non, di Genova

 
 
 
 
 
 

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Da Ipazia di Alessandria a miss tette finte.

Post n°7 pubblicato il 13 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

 


Ipazia d'AlessandriaQuanta strada l'essere umano ha fatto nel corso della sua evoluzione e quante scoperte hanno contribuito a migliorare la qualità della sua vita, tutto è cambiato ma sembra che solo una cosa a giudicare da ciò che accade oggi è rimasta tale e quale se non peggiorata da sempre, il ruolo della donna. Ieri rivedendo il film "Agorà", mi è venuto da pensare che forse tanto tempo fa quando il paganesimo e l'antica sapienza che confidava nel sole e nella luna, dove le erbe e la conoscenza della natura era primaria per la sopravvivenza, dove mi si scusi il termine, l’ignoranza faceva vivere in pace con ciò che stava attorno agli esseri umani. Venne, la scienza, e la filosofia, il libero pensiero ma anche ahimè le religioni.

Viveva attorno all’anno 400 d.C. ad Alessandria d'Egitto una certa Ipazia che citando wikipedia; nacque ad Alessandria, nella seconda metà del IV secolo. Non è possibile stabilire con maggiore precisione l'anno della sua nascita: il lessico Suda sostiene che lei «fiorì durante il regno d'Arcadio», ossia dal 395 al 408, il che comporterebbe una data di nascita oscillante dal 355 al 368, anche se la maggior parte degli studiosi crede di poter indicare la sua nascita intorno al 370. Ipazia «era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte tutti quelli che desideravano pensare in modo filosofico». In questo passo, Socrate Scolastico, scrivendo intorno al 440, indica che ad Alessandria l'unica erede del platonismo interpretato da Plotino era stata Ipazia: diversamente, Ierocle, alessandrino di nascita ma formatosi ad Atene nella scuola del neoplatonico Plutarco (350-430), indica nel suo maestro l'erede della filosofia platonica in una successione che procede da Ammonio Sacca e, attraverso Origene, Plotino, Porfirio e Giamblico, giunge a Plutarco di Atene. Analoga è la successione dei maestri neoplatonici indicata dal più tardo Proclo, anch'egli membro della scuola d'Atene. Una donna che insegnava filosofia, la strada pareva essere segnata, l'uguaglianza tra i sessi pareva essere cosa fatta, se non fosse intervenuto un fattore che col tempo avrebbe contribuito e non poco a fare ripiombare nell'oblio la donna, la religione.

Il conflitto di potere tra il prefetto Oreste e il vescovo Cirillo.

Nessuna fonte attesta il comportamento tenuto da Ipazia durante queste drammatiche vicende, né gli eventuali rapporti intercorsi tra lei e il vescovo Teofilo. Sappiamo che il risalto ottenuto nella città di Alessandria dalla personalità di Ipazia è immediatamente successivo a quei fatti e coincide altresì con l’affermazione, prodottasi nell’Impero orientale, del movimento politico e culturale degli elleni, sostenitori tutti della tradizionale cultura greca indipendentemente dalle singole adesioni a una particolare religione. La loro ascesa subì un arresto con l’avvento al potere dell’Augusta Pulcheria, nel 414, per risalire, con alterna fortuna, nei decenni successivi, fino al declino avvenuto dalla seconda metà del V secolo.

Il prestigio conquistato da Ipazia ad Alessandria ha una natura eminentemente culturale, ma quella sua stessa eminente cultura è la condizione dell'acquisizione, da parte di Ipazia, di un potere che non è più soltanto culturale: è anche politico. Scrive infatti lo storico cristiano ortodosso Socrate Scolastico:

«Per la magnifica libertà di parola e di azione che le veniva dalla sua cultura, accedeva in modo assennato anche al cospetto dei capi della città e non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini: infatti, a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale ». Ma le cose sarebbe presto cambiate, e il potere dello stato ha dovuto soccombere a quello della religione, e la povera Ipazia, accusata (già allora), di stregoneria e immoralità (solo perché non credente?) o per paura (la filosofia si è sempre data un gran daffare a trovare le risposte a tutte le domande, non lasciando campo alla sola fede senza un perché), trovò la morte e triste è la sua fine; "Era il mese di marzo del 415, e correva la quaresima: un gruppo di cristiani «dall'animo surriscaldato, guidati da un lettore di nome Pietro, si misero d'accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario, dove la massacrarono e le cavarono gli occhi mentre ancora respirava; poi la spogliarono delle vesti e la fecero a brandelli usando cocci aguzzi.Trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non poco biasimo a Cirillo e alla chiesa di Alessandria. Infatti stragi, lotte e azioni simili a queste sono del tutto estranee a coloro che meditano le parole di Cristo».

Da allora sono passati tanti secoli e la donna tra alti e bassi ha trovato la sua strada, anche se ancora oggi trova molte difficoltà a inserirsi nella società. La colpa se andiamo a indagare è di entrambi maschi e femmine, con i media che contribuiscono per un fatto di mercato che tutto resti com'è, non meravigliamoci allora, se abbondano i concorsi di bellezza e affini e se a Moneglia nella riviera Ligure di Levante s’inneggia a "miss tette finte". Ciò vuol dire allora che di strada dai tempi di Ipazia non se n'è percorsa molta, tutt’altro e quello che le donne come lei ha conquistato con sangue e fatica, è messo in secondo piano da due protesi al silicone e magari neanche ben fatte. Meditate gente, meditate.

 

 
 
 

Next stop 2 Genova. Le Cinque Terre: Vernazza

Post n°6 pubblicato il 12 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

 

cinque terreLe Cinque Terre sono una delle aree mediterranee naturali più incontaminate della Liguria e della costa Tirrena. Cinque miglia di costa rocciosa racchiuse da due promontori, cinque paesini arroccati su speroni di pietra in minuscole insenature, per la loro storia e la loro posizione, le Cinque Terre non hanno subito un’espansione edilizia massiva. La viticoltura, tipica della zona, ha contribuito a creare un paesaggio unico al mondo con i tipici muri a secco, caratteristici delle colline a strapiombo sul mare cristallino con baie, anfratti ed incantevoli spiaggette tra gli scogli. Non solo mare, le Cinque Terre offrono sentieri sui colli percorribili a piedi, passeggiate tra i borghi, gite in barca, visite a santuari, una cucina e vini di prima qualità. 

Le Cinque Terre sono Parco Nazionale e dal 1997 Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco. Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore, sono i nomi di questi gioielli incastonati tra monti e mare. 

Vernazza: Da molti considerata la più suggestiva delle Cinque Terre,Vernazza è documentata per la prima volta nel 1080. Il notevole livello economico e sociale raggiunto dal borgo già nel Medioevo

è ancora oggi testimoniato dalla conformazione urbanistica e dalla presenza di elementi architettonici di grande pregio, come logge, chiese, case-torri e porticati. Il paese è dominato dai resti del “castrum”, una serie di fortificazioni medievali risalenti all’XI secolo, con un castello e una torre cilindrica. L’abitato è costituito da abitazioni separate tra loro da un’unica via centrale e, perpendicolarmente, da ripide scalinate dette “arpaie”. Il monumento storico di maggior rilievo è Santa Margherita di Antiochia, una chiesa di stile romanico-genovese, la cui costruzione risale al XIII secolo, e in cui sono riconoscibili un corpo medievale e uno rinascimentale.

Sicuramente nelle vostre scorribande tra le riviere liguri, non può mancare una sosta in questa parte del paradiso, dove gustare il sapore del riposo e della gastronomia ligure.

 

 
 
 

Next stop 2 Genova. Un libro per l'estate.

Post n°5 pubblicato il 12 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

 

il libro dei tre mondiQuante volte ci si è trovati specialmente d'estate quando distesi comodamente sotto l'ombrellone a combattere contro la canicola e il dolce far niente, in quell'istante in cui la pigrizia assale e nel contempo non si vuole cedere all'ozio, ecco che una piccola azione può venire d'aiuto, ecco che le mani cercano un qualcosa nelle borsa e nello zaino sempre troppo pieni, e a furia di rovistare ne traggono fuori un libro. il libro, dolce e delizia delle vacanze estive, una salvezza contro la noia e sicuramente un toccasana per la mente. Il dubbio non è se leggere o meno, ma cosa. I gusti, la predisposizione, il libro stesso e quel che tratta, fanno si che il dubbio su cosa leggere affiori nella mente del lettore "da ombrellone". Un libro leggero, veloce, a capitoli brevi, dove mistero, misticismo si intrecciano quasi ad ogni pagina, dove la freschezza del racconto e della protagonista, inducono il lettore a leggere, per cercare la chiave dei misteri che infittiscono le pagine. Un racconto, dove quello che successe ieri è la chiave di lettura per sapere cosa accade oggi, un diario, un libro, una maledizione e tutt'intorno l'immaginario di quella variegata fauna umana che circonda il nostro mondo. "Il libro dei tre mondi", può essere una delle tante alternative, alla noia estiva. in breve il succo della storia. "Maria è una spigliata ragazzina armena, che vive in Libano con una matrigna e un padre invalido. I drammatici bombardamenti israeliani rendono consigliabile per lei un momentaneo esilio presso alcuni parenti londinesi. Questi gli avvenimenti concreti. Ma Maria è destinata a esperienze ben più straordinarie. Grava su di lei la maledizione di antenate coinvolte negli inganni di Satana, maledizione che proprio a lei viene dato il compito di vanificare. Si troverà così a dover affrontare prove inquietanti, tra soprannaturali esperienze, esoterici enigmi, avventure extrasensoriali, viaggi in mondi paralleli. Attorno a lei si muovono gli eroi della mitologia, i cavalieri della Tavola Rotonda, i danteschi traghettatori, gerarchie di demoni e di angeli, in un caleidoscopico susseguirsi di situazioni. L’argomento, di per sé greve, è alleggerito dalla spensierata ironia e dal linguaggio adolescenziale con cui la protagonista racconta in prima persona e in forma di diario le sue avventure". Un piccolo contributo nell'immenso mondo della letteratura, dove grazie a internet anche uno sconosciuto scrittore può avere la sua vetrina.

 

 
 
 

Next stop 2 Genova. La cultura emergente

Post n°4 pubblicato il 10 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

 

Molte sono le realtà artistiche a Genova, molti "gruppi" nascono e muoiono l'attimo di un'illusione, perché fare valere il proprio talento nella maggior parte dei casi senza avere gli appoggi necessari è cosa ardua. Oggi invece, voglio scrivere di due realtà a me care, che stanno facendosi spazio nel mondo dell'arte. il primo è il gruppo culturale "Circolo Arci La Conchiglia" . Una compagnia teatrale che oltre a produrre i propri spettacoli si occupa di organizzare eventi artistici e culturali nella propria sede di Genova, spaziando tra teatro, cinema, pittura, fotografia, scenografie, danza, musica,scrittura creativa, poesia e letteratura e canto, affinando le loro tecniche artistiche, stanno adesso gridando un lungometraggio autoprodotto da titolo "La nuova Atlandite" . La "Via della povertà" spettacolo, diviso in due atti, propone brani estratti da alcuni vecchi lavori del nostro repertorio, tra cui le commedie musicali "GESU'", e "FABRIZIO DE ANDRE' E L'IMPICCATO"; da "SONO NATA IL VENTUNO A PRIMAVERA - omaggio ad Alda Merini" è uno spettacolo che ben rappresenta lo spirito della compagnia e che è replicato con successo in molte città della Liguria.

La seconda è un'artista; Marlene Vassallo, pittrice di origine armena. Da sempre amante delle belle arti, dopo avere studiato come “interior design” ha lavorato come “Jewellery designer”nell’atelier dei fratelli, con un buon successo. Pittrice sensibile e attenta ha frequentato pittori di fama internazionale come Leonie Pilart e altri del suo calibro, dai quali ha avuto l’opportunità di affinare la sua tecnica pittorica, rivelando un senso estetico e una visione espressiva vivace. Schiva nell’esporre le sue opere nelle mostre, ha deciso di usare internet e il web, come veicolo per diffondere i suoi lavori; un misto di misticismo e grazia, tipico delle sue origini armene, conferisce ai suoi dipinti un alone di velato mistero, che con l’andare del tempo e le ripetute visite in Italia nei più grandi musei e collezioni, hanno contribuito affinché le sue opere acquisendo quell’originalità, che mischiata alla sua personale tecnica risultino uniche nel suo genere. Questi sono solo alcuni esempi di ciò che nasconde il fitto sottobosco delle nuove realtà artistiche, che se grazie anche a internet possono trovare un loro spazio espositivo.

 

 
 
 

L'ultima tribù

Post n°3 pubblicato il 08 Agosto 2010 da SkorpioNET
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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