Tratta da: "C'è qualcuno
lassù?" di Bruno Ferrero
"Ebbi lo scompartimento del treno tutto per
me. Poi salì una ragazza", raccontava un
giovane indiano cieco. "L'uomo e la donna
venuti ad accompagnarla dovevano essere i
suoi genitori. Le fecero molte
raccomandazioni. Dato che ero già cieco
allora, non potevo sapere che aspetto avesse
la ragazza, ma mi piaceva il suono della sua
voce". "Va a Dehra Dun?", chiesi mentre il
treno usciva dalla stazione. Mi chiedevo se
sarei riuscito a impedirle di scoprire che
non ci vedevo. Pensai: se resto seduto al
mio posto, non dovrebbe essere troppo
difficile. "Vado a Saharanpur", disse la
ragazza. "Là viene a prendermi mia zia. E
lei dove Va?". "A Dehra Dun, e poi a
Mussoorie", risposi. "Oh, beato lei! Vorrei
tanto andare a Mussoorie. Adoro la montagna.
Specialmente in ottobre". "Si, è la stagione
migliore", dissi, attingendo ai miei ricordi
di quando potevo vedere. "Le colline sono
cosparse di dalie selvatiche, il sole è
delizioso, e di sera si può star seduti
davanti al fuoco a sorseggiare un brandy. La
maggior parte dei villeggianti se n'è
andata, e le strade sono silenziose e quasi
deserte". Lei taceva, e mi chiesi se le mie
parole l'avessero colpita, o se mi
considerasse solo un sentimentaloide. Poi
feci un errore. "Com'è fuori?" chiesi. Lei
però non sembrò trovare nulla di strano
nella domanda. Si era già accorta che non ci
vedevo? Ma le parole che disse subito dopo
mi tolsero ogni dubbio. "Perchè non guarda
dal finestrino?", mi chiese con la massima
naturalezza. Scivolai lungo il sedile e
cercai col tatto il finestrino. Era aperto,
e io mi voltai da quella parte fingendo di
studiare il panorama. Con gli occhi della
fantasia, vedevo i pali telegrafici scorrere
via veloci. "Ha notato", mi azzardai a dire
"che sembra che gli alberi si muovano mentre
noi stiamo fermi?". "Succede sempre cosi",
fece lei. Mi girai verso la ragazza, e per
un po' rimanemmo seduti in silenzio. "Lei ha
un viso interessante", dissi poi. Lei rise
piacevolmente, una risata chiara e
squillante. "E' bello sentirselo dire",
fece. "Sono talmente stufa di quelli che mi
dicono che ho un bel visino!". "Dunque, ce
l'hai davvero una bella faccia", pensai, e a
voce alta proseguii: "Beh, un viso
interessante può anche essere molto bello".
"Lei è molto galante", disse. "Ma perchè è
così serio?". "Fra poco lei sara arrivata",
dissi in tono piuttosto brusco. "Grazie al
cielo. Non sopporto i viaggi lunghi in
treno". Io invece sarei stato disposto a
rimaner seduto li all'infinito, solo per
sentirla parlare. La sua voce aveva il
trillo argentino di un torrente di montagna.
Appena scesa dal treno, avrebbe dimenticato
il nostro breve incontro; ma io avrei
conservato il suo ricordo per il resto del
viaggio e anche dopo. I1 treno entrò in
stazione. Una voce chiamò la ragazza che se
ne andò, lasciando dietro di sè solo il suo
profumo. Un uomo entrò nello scompartimento,
farfugliando qualcosa. I1 treno ripartì.
Trovai a tentoni il finestrino e mi ci
sedetti davanti, fissando la luce del giorno
che per me era tenebra. Ancora una volta
potevo rifare il giochetto con un nuovo
compagno di viaggio. "Mi spiace di non
essere un compagno attraente come quella che
è appena uscita", mi disse lui, cercando di
attaccar discorso. "Era una ragazza
interessante", dissi io. "Potrebbe dirmi...
aveva i capelli lunghi o corti?". "Non
ricordo", rispose in tono perlesso. "Sono i
suoi occhi che mi sono rimasti impressi, non
i capelli. Aveva gli occhi cosi belli!
Peccato che non le servissero affatto... era
completamente cieca. Non se n'era accorto?"
Come due ciechi che fingono di vedere.
Quanti incontri tra esseri umani sono così.
Per paura di mettere allo scoperto ciò che
si è. E cosi si perdono gli appuntamenti
decisivi della vita.
Certi incontri accadono una volta sola.