VOLLEY COACH

Da PallavoloSupervolley, articolo di Maurizio Moretti


La Tattica di Difesa Nessuno meglio di Karch Kiraly è riuscito a dimostrare in campo che cosa significhi puntare su questo fondamentale. Attraverso le sue parole cerchiamo di comprendere meglio cosa voglia dire avere una giusta mentalità difensiva Scrivere sulla difesa è un compito complesso, perché è difficile sintetizzare in un articolo una filosofia, un modo di pensare. Puntare sulla difesa per una squadra è proprio questo: riuscire a costruire un modo di pensare. Una mentalità difensiva che sia valida per tutta la squadra. Molte squadre vincenti hanno basato su questo il punto focale della loro filosofia di gioco: a partire dalle grandi scuole orientali, passando per la grande nazionale U.S.A. degli annoi 80, per arrivare alla nostra nazionale italiana pluricampione del mondo, che tanto si è ispirata a quella scuola statunitense, nei successivi anni Novanta. Per capire che cosa quella filosofia di gioco significhi dal punto di vista pratico, basta pensare all’esempio che ci ha fornito un giocatore che, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, ha calcato tutti i campi di tutto il mondo, giocando per due stagioni anche nel campionato italiano, e che era l’emblema e l’esempio vivente di che cosa vuol dire avere una mentalità difensiva: Karch Kiraly. Nessuno meglio di lui, per chi ha avuto la fortuna di vederlo, è riuscito a dimostrare in campo che cosa voglia dire agire puntando sulla difesa, e nel corso di questa disquisizione lo citeremo spesso, per cercare di comprendere meglio che cosa voglia dire avere una giusta mentalità difensiva. LA MENTALITA’ DIFENSIVA Che cosa vuol dire mentalità difensiva? Oggi questa parola va molto di moda e molti allenatori l’adoperano spesso, ma non sempre poi le squadre che si vedono in campo la rispettano così come i loro allenatori vorrebbero. Bisogna tenere presente che la mentalità difensiva non può essere un modo di pensare imposto dall’alto, ma una filosofia che nasce da dentro, e nella pallavolo d’oggi in cui, giustamente, si punta sull’attacco, le capacità difensive di un giocatore non sono più tenute molto in considerazione nella fase di scelta. Sempre di più si cercano giocatori forti ad attaccare, cui poi si cerca di insegnare a difendere (spesso con scarsi risultati), mentre nel caso di atleti come Kiraly il processo fu probabilmente inverso: quelli erano giocatori che erano grandi difensori, cui poi fu insegnato ad attaccare (Kiraly, Berzins, Ctvrtlik..). Sicuramente tutta la mentalità di difesa può essere sintetizzata in un solo concetto che poi cercheremo di esplicitare meglio: non fare cadere la palla a terra. La squadra (intesa nel complesso di tutti i suoi giocatori) deve fare tutto ciò che è possibile per fare in modo che la palla non vada a terra. “Agire è sempre meglio che non agire” (K. Kiraly) Questo significa che va sempre fatto sempre un vero tentativo di difesa su ogni palla.Vero, perché ogni tanto accade che, per non subire il rimprovero dell’allenatore, il giocatore si tuffi per recuperare la palla, ma non lo fa con la dovuta convinzione di prenderla. Abbiamo parlato di squadra che difende, perché un team che punta sulla difesa non può permettersi un atleta che non difende nessuna palla. Nella squadra ci saranno atleti più bravi in difesa cui assegneremo compiti più difficili e maggiori responsabilità e atleti meno bravi cui assegneremo competenze più semplici, ma che dovranno, proprio perché semplici, riuscire a portare a termine. Facciamo un esempio molto esplicativo: ammettiamo di avere in zona 1 un difensore non particolarmente bravo cui affidiamo il compito di coprire solo il pallonetto e di prendere le palle corte (compito particolarmente semplice). Al tempo stesso affideremo all’atleta in zona 6, particolarmente bravo in difesa, il compito di scegliere se restare al centro del campo o posizionarsi sul lungolinea. In questo caso, l’atleta di zona 1 che ha un compito ridotto, perché il sistemi funzioni, lo deve portare a termine andando a recuperare tutti i palloni corti che gli sono stati assegnati. “Qualsiasi attacco che passa la rete è giocabile, quindi nessuna palla è impossibile da prendere” (K. Kiraly) Sicuramente una qualità che deve avere il difensore è quella di saper distinguere tra un attacco facilmente difendibile e un grande attacco dell’avversario che ha meno possibilità di essere difeso. Ciò nonostante il difensore deve provare a prenderle tutte. Il difensore deve soprattutto avere un senso di sfida con l’attaccante che ha di fronte e la sfida consiste nel non far fare punto allo schiacciatore avversario nella propria zona di difesa. “Apettatelo! Aspettarsi che la palla venga verso te è una parte importante della difesa!” (K. Kiraly) Il difensore deve sempre aspettarsi che la palla possa finire nella propria zona e deve essere pronto a difenderla sia tecnicamente, stando ben fermo e nella giusta posizione di difesa, che mentalmente, nel senso che deve essere pronto a intervenire per quelle che sono le sue competenze. “Vedrai molti giocatori rimanere sorpresi quando la palla carambola sul muro” (K. Kiraly) Spesso invece accade che l’atleta rimane sorpreso da un attacco dell’attaccante o dalla deviazione del muro o di un compagno: ciò è negativo per la buona riuscita dell’intervento difensivo. L’atleta in difesa deve aspettarsi il colpo dell’avversario: prima di tutto il colpo più probabile, ma poi ogni tipo di colpo che cada nella sua zona e soprattutto deve agire per non permettere alla palla di cadere a terra. OSSERVARE E SCEGLLIERE LA POSIZIONE “Concentrati sull’alzatore che fa partire l’alzata, poi ti muoverai di conseguenza…a seconda del tipo d’alzata, un attaccante è più probabile che faccia un colpo o un altro” (K. Kiraly) L’osservazione del difensore inizia dalla valutazione della ricezione avversaria. L’atleta deve verificare se la palla è ricevuta male (attacco su palla scontata), o se è ricevuta bene (spostata, staccata, perfetta…) con possibilità di attacco centrale. Subito dopo il difensore osserva l’alzata che è un segnale importante in quanto da li inizia la fase di spostamento e piazzamento. Oltre che indicare da dove sarà eseguito l’attacco, l’alzata può, se non perfetta, fornire indicazioni importanti all’atleta che si prepara alla difesa. Un’alzata bassa, corta, lunga o staccata deve essere valutata con la massima attenzione. Un’alzata bassa lascia prevedere un possibile pallonetto dell’attaccante o un colpo lungo a cercare le mani del muro. Un’alzata corta lascia aperte due possibilità all’attaccante: tirare in diagonale stringendo il colpo o tagliare la palla in lungolinea piazzando o cercando la mano esterna del muro. L’alzata lunga lascia all’attaccante come unica possibilità il colpo diagonale, mentre una palla staccata presumibilmente andrà a finire lunga vicina alle linee o sarà giocata sulle mani del muro. “Proprio come quando muri, i tuoi occhi devono essere sull’attaccante, cercando indizi su dove andrà la schicciata” (K. Kiraly) Il difensore, una volta valutata l’alzata, sposta la sua attenzione visiva prima sul muro poi sull’attaccante. Per quanto riguarda il muro, il difensore deve cercare, più che di vedere, di prevedere la situazione. Facciamo un esempio: se la palla alzata in zona quattro è una super particolarmente rapida, il difensore potrà prevedere che il muro di zona tre non arriverà a chiudere, e rimarrà uno spazio aperto in mezzo, tra il muro di zona tre e quello di zona due. Le convenzioni che si creano tra giocatori a muro (collegamenti tra muro e difesa, chiamate dell’atleta a muro) favoriscono, se rispettate dagli atleti a muro, questa possibilità di previsoine del giocatore in difesa. Proprio per questo motivo, ce la prendiamo molto con quegli atleti a muro che, per cercare un muro vincente a tutti i costi, non rispettano le consegne pattuite. In questo caso , se l’atleta a muro azzecca la scelta è vero che ha delle possibilità di effettuare un muro vincente, ma se la sbaglia non lascia nessun riferimento ai giocatori in difesa, che hanno così meno possibilità di successo. Prima dell’esecuzione dell’attacco, tutta l’attenzione visiva del difensore è concentrata sull’attaccante (per meglio dire sul braccio dell’attaccante). Il difensore cerca di osservare bene l’attaccante e di capire, in base alla sua gestualità, alla posizione della palla al momento dell’attacco, al tipo di palla e alla composizione del muro che l’attaccante ha davanti, dove questi indirizzerà l’attacco. “Ricordati che tutti gli attaccanti preferiscono un colpo, quando un attaccante salta devi tenere a mente quale sono i suoi colpi preferiti, e sarà quello il tipo di attacco che eseguiranno, sicuramente, nel momento di difficoltà” (K. Kiraly) Nell’osservazione della situazione di gioco il difensore deve chiedersi qual è l’attacco più probabile per quel tipo di palla. Spesso capiterà che proprio quello è l’attacco eseguito da quell’attaccante. Inoltre l’analisi attenta dell’avversario ci permetterà di avere informazioni molto precise sull’attaccante e sulle sue direzioni preferiti e proprio nei momenti decisivi del match è probabile che l’attaccante utilizzi i colpi in cui si sente più sicuro. Se al momento opportuno il difensore terrà conto di queste indicazioni, potrà posizionarsi nella zona precisa dove ci sono maggiori possibilità che arrivi la palla. “Se sarai bravo a scegliere la giusta posizione, vedrai che molte palle verranno dritte su di te” (K. Kiraly) Tutto quanto detto sopra ha una sola e unica finalità: scegliere il posto giusto dove posizionarsi per fare in modo che proprio in quel punto arrivi la palla. Il difensore si posiziona in modo che la palla gli arrivi addosso tra le spalle e le ginocchia dove la possibilità di successo dell’intervento difensivo sono maggiori. Tuttavia qualora la palla non dovesse arrivare addosso nel posto scelto, il difensore deve provare in tutti i modi a intervenire con successo per impedire che la palla cada a terra nella sua zona di difesa.