La Forza Dell'amore

Dal....PICCOLO PRINCIPE


"E' molto complicato questo fiore..." "Alla sera mi metterai al riparo sotto a una campana di vetro. Fa molto freddo qui da te... Non e' una sistemazione che mi soddisfi. Da dove vengo io..." Ma si era interrotto. Era venuto sotto forma di seme. Non poteva conoscere nulla degli altri mondi. Umiliato di essersi lasciato sorprendere a dire una bugia cosi' ingenua, aveva tossito due o tre volte, per mettere il piccolo principe dalla parte del torto... "E' questo un paravento?..." "Andavo a cercarlo, ma tu non mi parlavi!" Allora aveva forzato la sua tosse per fargli venire dei rimorsi. Cosi' il piccolo principe, nonostante tutta la buona volonta' del suo amore, aveva cominciato a dubitare di lui. Aveva preso sul serio delle parole senza importanza che l'avevano reso infelice. "Avrei dovuto non ascoltarlo", mi confido' un giorno, "non bisogna mai ascoltare i fiori. Basta guardarli e respirarli. Il mio, profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. Quella storia degli artigli, che mi aveva tanto raggelato, avrebbe dovuto intenerirmi." E mi confido' ancora: "Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via! Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono cosi' contraddittori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare". ....Il piccolo principe strappo' anche con una certa malinconia gli ultimi germogli dei baobab. Credeva di non ritornare piu'. Ma tutti quei lavori consueti gli sembravano, quel mattino, estremamente dolci. E quando innaffio' per l'ultima volta il suo fiore, e si preparo' a metterlo al riparo sotto la campana di vetro, scopri' che aveva una gran voglia di piangere. "Addio", disse al fiore. Ma il fiore non rispose. "Addio", ripete'. Il fiore tossi'. Ma no era perche' fosse raffreddato. "Sono stato uno sciocco", disse finalmente, "scusami, e cerca di essere felice". Fu sorpreso dalla mancanza di rimproveri. Ne rimase sconcertato, con la campana di vetro per aria. Non capiva quella calma dolcezza. "Ma si', ti voglio bene", disse il fiore, "e tu non l'hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice. Lascia questa campana di vetro, non la voglio piu'". "Ma il vento..." "Non sono cosi' raffreddato. L'aria fresca della notte mi fara' bene. Sono un fiore". "Ma le bestie..." "Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano cosi' belle. Se no chi verra' a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura. Ho i miei artigli". E mostrava ingenuamente le sue quattro spine. Poi continuo': "Non indugiare cosi', e' irritante. Hai deciso di partire e allora vattene". Perche' non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore cosi' orgoglioso...