niente da dire

caffé


Mi piacerebbe invitarti a bere un caffé. Una volta lo facevamo spesso, era una delle nostre coccole preferite. Ci sedevamo a quel tavolo del nostro bar, io ordinavo sempre un pasticcino, a volte anche un succo d’arancio. Tu no, tu quasi sempre solo caffé. Vorrei poter raccontare cosa c’era dentro questi incontri.  Cosa mi rimaneva sempre quando, dopo un breve saluto, tornavo a casa. Vorrei poter dire che avrei rivoluzionato ogni cosa perché quelle coccole durassero un tempo indefinito. E invece no, mi tratteneva sempre una paura sottile, il timore di perdere qualcosa, non so bene. La rivoluzione non fa parte di me. Ho sempre detestato i cambiamenti improvvisi, mi sono sempre goduta le modifiche totali ma lente, quello che entra sottopelle e resta per sempre. Chissà, se avessi osato.Se avessi puntato i piedi, se avessi urlato. Se avessi lasciato perdere quella che ero per guardare senza timore quella che sarei potuta diventare. Se ti avessi raccontato un sogno, uno strampalato disegno di grande felicità.La tempesta avrebbe sommerso tutto oppure saremmo stati premiati? Non posso dirti che l’ho fatto per te, che non mi sono armata per difenderti. Sai che sono fatta male e forse solo adesso riesco a capire quanto. Però ho sempre pensato al male minore, illudendomi di capire. Ho capito? Hai capito? Non lo so e non lo sapremo mai.