nikmar

A PROPOSITO DI 8 MARZO....


E' in arrivo il fatidico appuntamento con  l'otto marzo duemilaotto, che lascerà la consueta scia di coriandoli, ramoscelli di mimosa spampanati, sbronze muliebri e banconote infilate nei tanga dei Centocelle Nightmare o dei loro succedanei. Dicevano i latini che semel in anno est licet insanire, e le gentildonne italiane hanno da tempo trasformato una festa, che doveva essere di conquista dei propri diritti, in una sottospecie di carnevale di pessimo gusto. Una volta si andava in manifestazione, protestando contro la violenza sulle donne, contro la discriminazione sul lavoro, a favore della legge sull’aborto. Oggi i problemi di cui sopra restano sul piatto ma - parlando di piatti - invece che in piazza, si va a in pizzeria o dal cinese con le amiche (massimo una quindicina) e poi via, completamente fuse di cotenna, urlacchiando fantozzianamente come checche isteriche, al solito spettacolo di spogliarello maschile. Sempre uguale tutti gli anni, organizzato dai soliti locali di quart’ordine, con tanto di corollario di coretto “Oh lelè, oh lalà, faccelo vedè, faccelo toccà”. Insomma, una rincorsa precipitosa verso il punto più basso della cosiddetta "parità" con gli uomini: quella della più triste volgarità e della più avvilente demenzialità!Protagoniste principali di queste penosissime esibizioni, le quarantenni in disarmo e le trentenni d’assalto. Le protagoniste, insomma, della “corsa all’omo” (nel senso romanesco e non frocesco del termine!). Quelle che si lamentano che “gli uomini di una volta non ci sono più”. Forse sono diventati più rari delle mosche bianche perché non ci sono più nemmeno le donne di una volta. E non parliamo dell’angelo del focolare. Piuttosto che queste deprecabili sciamannate da balera, sarebbe preferibile di gran lunga una femminista "vecchio stile" che ci urli in faccia: “tremate, tremate, le streghe son tornate!”