MATTEO 18,1

Post n°33 pubblicato il 10 Aprile 2006 da niobe78

In quel momento i discepoli si avvicinarono a GESU’ dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?".

Allora GESU’ chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:  "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come  questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.

Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!

Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.  E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te, è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nel fuoco della Geenna.

Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del PADRE mio che è nei cieli.

(E’ venuto infatti il FIGLIO dell’uomo a salvare ciò che era perduto)."

 
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Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 08 Aprile 2006 da niobe78
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Post N° 30

Post n°30 pubblicato il 31 Marzo 2006 da niobe78
Foto di niobe78

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
 
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

 
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una
splendida felicità.

(Pablo Neruda)

 
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Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 08 Marzo 2006 da niobe78

 Un dono

Prendi un sorriso,

regalalo a chi non l'ha mai avuto.

Prendi un raggio di sole,

fallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgente,

fa' bagnare chi vive nel fango.

Prendi una lacrima,

posala sul volto di chi non ha pianto.

Prendi il coraggio,

mettilo nell'animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita,

raccontala a chi non sa capirla.

Prendi la speranza,

e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà,

e donala a chi non sa donare.

Scopri l'amore,

e fallo conoscere al mondo.

(Mahtma Gandhi)

*****

Dai il meglio di te...

Se fai il bene, ti attribuiranno 
secondi fini egoistici
non importa, fa' il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi,
troverai falsi amici e veri nemici
non importa realizzali.
Il bene che fai verrà domani
dimenticato.
Non importa fa' il bene.
L'onestà e la sincerità ti 
rendono vulnerabile
non importa, sii franco
e onesto. 
Da' al mondo il meglio di te, e ti
prenderanno a calci.
Non importa, da' il meglio di te 

(Madre Teresa di Calcutta)


 
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Friedrich Nietzsche

Post n°28 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da niobe78

- Così parlò Zarathustra  -

[...]

 Delle tre metamorfosi

Tre metamorfosi io vi nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e in fine il leone fanciullo.

Molte cose pesanti vi sono per lo spirito, lo spirito forte e paziente nel quale abita la venerazione: la sua forza anela verso le cose pesanti, più difficili a portare.

Che cosa è gravoso? domanda lo spirito paziente e piega le ginocchia, come il cammello, e vuol essere ben caricato.

Qual è la cosa più gravosa da portare, eroi? così chiede lo spirito paziente, affinché io la prenda su di me e possa rallegrarmi della mia robustezza.

Non è forse questo: umiliarsi per far male alla propria alterigia? Far rilucere la propria follia per deridere la propria saggezza?

Oppure è: separarsi dalla propria causa quando essa celebra la sua vittoria? Salire sulle cime dei monti per tentare il tentatore?

Oppure è: nutrirsi delle ghiande e dell'erba della conoscenza e a causa della verità soffrire la fame dell'anima?

Oppure è: essere ammalato e mandare a casa coloro che vogliono consolarti, e invece fare amicizia coi sordi, che mai odono ciò che tu vuoi?

Oppure è: scendere nell'acqua sporca, purché sia l'acqua della verità, senza respingere rane fredde o caldi rospi?

Oppure è: amare quelli che ci disprezzano e porgere la mano allo spettro quando ci vuol fare paura?

Tutte queste cose, le più gravose da portare, lo spirito paziente prende su di sé: come il cammello che corre in fretta nel deserto sotto il suo carico, così corre anche lui nel suo deserto.

Ma là dove il deserto è più solitario avviene la seconda metamorfosi: qui lo spirito diventa leone, egli vuol come preda la sua libertà ed essere signore nel proprio deserto.

Qui cerca il suo ultimo signore: il nemico di lui e del suo ultimo dio vuol egli diventare, con il grande drago vuol egli combattere per la vittoria.

Chi è il grande drago, che lo spirito non vuol più chiamare signore e dio? "Tu devi" si chiama il grande drago. Ma lo spirito del leone dice "io voglio".

"Tu devi" gli sbarra il cammino, un rettile dalle squame scintillanti come l'oro, e su ogni squama splende a lettere d'oro "tu devi!".

Valori millenari rilucono su queste squame e così parla il più possente dei draghi: «tutti i valori delle cose risplendono su di me».

«Tutti i valori sono già stati creati, e io sono - ogni valore creato. In verità non ha da essere più alcun "io voglio"!». Così parla il drago.

Fratelli, perché il leone è necessario allo spirito? Perché non basta la bestia da soma, che a tutto rinuncia ed è piena di venerazione?

Creare valori nuovi - di ciò il leone non è ancora capace: ma crearsi la libertà per una nuova creazione - di questo è capace la potenza del leone.

Crearsi la libertà e un no sacro anche verso il dovere: per questo, fratelli, è necessario il leone.

Prendersi il diritto per valori nuovi - questo è il più terribile atto di prendere, per uno spirito paziente e venerante. In verità è un depredare per lui e il compito di una bestia da preda.

Un tempo egli amava come la cosa più sacra il "tu devi": ora è costretto a trovare illusione e arbitrio anche nelle cose più sacre, per predar via libertà dal suo amore: per questa rapina occorre il leone.

Ma ditemi, fratelli, che cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone era in grado di fare? Perché il leone rapace deve anche diventare un fanciullo?

Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì.

Sì, per il giuoco della creazione, fratelli, occorre un sacro dire di sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il perduto per il mondo conquista per sé il suo mondo.

Tre metamorfosi vi ho nominato dello spirito: come lo spirito divenne cammello, leone il cammello, e infine il leone fanciullo. - Così parlò Zarathustra. Allora egli soggiornava nella città che è chiamata: "Vacca pezzata".

 [...]

 
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- Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima vagante (K. Gibran)
- "Il cuore allegro giova come una medicina: ma lo spirito afflitto secca le ossa"
- Tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato (Buddha)
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- Aver paura del diavolo è uno dei modi di dubitare di Dio (K. Gibran)
- L' amore e' un bicchiere d'acqua da sorseggiare lentamente nel deserto (R. Bleu)
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- Il denaro non da la felicità...figuriamoci la miseria! (W. Allen)
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