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MILANO


L'idea è stata mia.Volevo vincere il pregiudizio che ho di Milano.Si va di pomeriggio ho detto, poi invece appena svegli abbiamo deciso di partire.In mezz'ora di treno siamo a centrale.Tra tutte le stazioni che ho visto, di sicuro quella che preferisco: le volte in ferro, i mosaici di piastrelle, le colonne monumentali, la galleria esterna.Tapis roulant e giù fino alla metropolitana.Poi le scale mobili, no, il mio incubo più orribile insieme alle giostre.Passiamo i tornelli, tanta gente sul marciapiede.Usciamo nell'aria pungente e subito ci sovrasta il Duomo.Lì mi prende tutta la tristezza che mi dà ogni volta Milano.Non so cosa sia, qualcosa.Non mi piace quella chiesa tutta bianca e tutta guglie aspre.Sembra finta, come tutto il resto.Si schierano gli alpini e sfilano al suon di fanfara al termine della messa appena celebrata.Entriamo in galleria. Le mie sensazioni negative si attenuano.C'è perfino un finto vischio gigante e i fidanzati che si fan fotografare mentre si scambiano un bacio beneaugurante.Fa tanto kitsch però anche un po' tenerezza.Da Bocca in vetrina fa bella mostra un elegante libro sull'arte Ming.Poco più avanti da Centenari un delicato Treccani, molto simile a questo, è venduto a 3.500 euro.Un tram multicolore di autore e prezzo sconosciuti mi trattiene incantata per qualche secondo in più.Piazza della Scala, la fila per il San Giovanni di Leonardo è parecchio lunga.Via Manzoni e poi Montenapoleone.Il suono dei violini tzigani è l'unico filo malinconico che mi riporta a me stessa.In questa città di apparenze e lusso, di in e out, in questo non senso che sento attorno, l'unica ancora di salvezza è quel dolce suono.Mia figlia apprezza molto la vetrina di Versace, anche mio marito.A me viene spontaneo affermare che sembrano i vestiti delle Winx.Un omaccione di colore fa la guardia ai tesori di Calderoni.Chiedo di tornare, si gela, dentro e fuori.Puntatina di rito da Mac Don (come lo chiama mio figlio), per un orribile panino con cetriolini e delle tremende patatine fritte, che non so come a mia figlia non causano nessuna reazione epidermica, come succede con quasi tutto il cibo di recente.Giretto alle bancarelle sul piazzale della stazione. Le solite cose inutili."Cosa c'è?""Niente, mi sono annoiata, ma non è colpa di nessuno, l'ho proposto io.""Ma dai! Perché?""Non so. Io non c'entro niente con questo posto, mi sembra tutto così stupido qui. Però a te è piaciuta, so che ti piacerebbe vivere qui e questo tipo di vita …""Ma tu devi essere te stessa! Il mondo è bello perché è vario no? Se piace a me e non a te non è mica un problema. Sorridi su!"E dopo una cena a base di cappesante e spumante, stirare una quintalata di roba, estraniata per mezzo delle cuffie che rimandano alcuni dei miei pezzi preferiti, mi fa sentire più serena.Compare la piccola nel corridoio con in mano un gioco raccolto da terra e nel suono assordante che ho deciso di spararmi nelle orecchie, riesco a sentire: "Vero che non urli se non mettiamo tutto a posto?"E allora  finalmente rido: "No, non urlo tesoro."