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Noi, contoterzisti per un Bene superiore

Post n°145 pubblicato il 29 Settembre 2010 da pleasenosxcityandage
 

Essere o non essere, dare o non dare.. Interrogativi che penso, prima o poi, ognuno di noi si pone. Insoddisfazione per quello che si riceve dopo tanti sacrifici, aspettative disattese, dispiaceri ed allontanamenti. Crisi, depressione? Cambiamenti..

Cosa cambiare? Io? Gli altri? I miei valori? Stabilisco dei livelli di intervento sotto i quali far buon viso a cattiva sorte? Cerco pur di cambiare volti nuovi? Lavoro nuovo? Affetti nuovi?

Per ciascuno di noi ognuna di queste vie può a volte esser giusta e forse molti ne han percorsa qualcuna. Ma insomma, fino a quanto posso dare? Fino a quando posso amare? Posso aspettarmi qualcosa o no? Posso amare sacrificando il mio tempo, il mio onore, il mio orgoglio, i miei soldi, i miei valori, il mio lavoro, i miei affetti di sempre… potrei citarne ancora, perché son tutte cose che ho perso pure io… e continuo a perdere peraltro.

 

Chi semina raccoglie, dicono. Partiamo da qui. Come ogni proverbio cerchiamone il senso senza generalizzare. Il contadino sicuramente semina, e semina con scienza e coscienza, regala alla terra la giusta quantità dei suoi semi senza sprecarne, e piuttosto prende più tempo per aiutarne la crescita, controlla, innaffia, concima, sorregge, protegge e, se tutto va bene… raccoglie. Se poi la qualità del raccolto è buona potrà a ragione (e con i profitti) allargare a nuove aree la coltivazione ed estenderla con profitti ancora maggiori. Ma profitti per chi…..? Se io spesso non raccolgo nulla? Bene, io credo che non sempre il contadino che semina raccoglie il seminato: se avrà fortuna raccoglierà il suo, o quello seminato da altri, che va bene ugualmente (e sono convinto che chi può leggere queste righe è già fortunato); se va male non raccoglierà nulla, e tirerà la cinghia. Noi contadini dell’era moderna siamo in realtà…contoterzisti! Dio agisce attraverso di noi per una buona semina, ha bisogno di noi braccianti per farlo. Ed in cambio ci nutre. Ci paga, e la nostra garanzia è…  la divina provvidenza, visto che non sappiamo come quando e dove lo farà.

 

 Non ci si deve quindi a mio avviso porre in discussione in modo troppo generalizzato per stabilire delle linee di taglio. Se do qualcosa a qualcuno, con spirito d’amore o con spirito cristiano, sto seminando un seme. Sapendo che potrà dar frutto o meno, se sto seminando bene, per il bene comune, non per me.

 

Ora se non vedo frutto, o è perché sono impaziente (la raccolta come contoterzista non spetta per forza a me ma la mia paga arriverà comunque) o è perché ho seminato male. Ma non posso saperlo senza osservare e senza espormi ad un rischio: se vado a seminare altrove, il seme che era solo in ritardo potrebbe morire per la mia incuria. Se resto ad aspettare, ed il seme era morto, su quel campo potrebbero morire di fame le persone che con il mio lavoro devono mangiare..

Come faccio a discernere? Qual è la via? Uhm.. se fossi Dio conoscerei la risposta da prima che cominciassi a scrivere. Ma Dio non sono io, ne nessun altro, io sono un semplice contoterzista.

 

Beh, io credo nell’utilità delle parabole tanto da ritenere valido allargarne gli orizzonti per analizzare meglio le cose. Nessun contadino semina in un campo arido, nessun contadino semina un seme solo, nessun contadino si ferma alla semina e poi se ne va. Ma controlla ed interviene, aiutando la pianta se soffre. Se si semina del buon seme in buona quantità su di un buon terreno qualcuno avrà una buona resa. Se si scarseggia in quantità, qualità o terreno avremo perdite via via più consistenti da preventivare.

E quindi? E’ giusto chiedersi se seminare ancora su quel terreno o meno, ma non potendo avere in alcun modo una certezza è necessario non smettere di imparare, con l’esperienza e l’ascolto di quella altrui, a fare i contoterzisti per bene! Sfruttando meglio le nostre energie (il tempo e le stagioni del contadino), seminando con attenzione in base al tipo di terreno (meglio affidare alle persone semi che possano crescere bene su quel terreno..), fossero anche rovi su un fosso (dal quale possono peraltro nascere ottime marmellate di more e lamponi).

E se poi……. l’amore fosse  il seme stesso, e non il “mandante” della semina? Se fosse l’amore che stiamo trasferendo verso chi amiamo per farlo riprodurre per aumentare così l’amore nel mondo? E, per chi considera valida l’identità DIO=AMORE, non sarebbe questo il modo migliore di trasmettere ed amplificare di seme in seme il suo messaggio?

 

 “Ho piantato un seme ma non è mai nato nulla, contro ogni ragionevole dubbio seminare altri semi in quel posto non ha senso”. Oppure: “mi sfruttano.. fino a quando posso farmi sfruttare?”

 

Forse confondiamo il raccolto con gli individui. Non do qualcosa a qualcuno per averne qualcosa, ma per il suo bene. Sperando che questo “seme” in lui abbia un risultato.

 

Abbiamo una coscienza per questo, e senza paura di sbagliare dobbiamo decidere: le nostre energie sono poche e possono essere spese meglio? Allora facciamolo, inutile gettare gli ultimi semi  buoni su un terreno poco fertile. Abbiamo semi in esubero? Possiamo investirne sul terreno poco fertile sperando nella nascita di qualche buona pianta, che magari nemmeno vedrò mai crescere...  Se abbiamo tempo e semi in esubero, possiamo provare con altri semi sullo stesso terreno, o preparare meglio il terreno, o affinare procedure per non farlo morire col tempo….

Insomma, chi più ne ha più ne metta. Ma è troppo pericolosa, a mio avviso, l’involuzione che può avere il concetto di amore gratuito, in grado di portarci alla negazione del suo diritto di esistere per assenza di riscontri se si soffre troppo.. Troppo generalizzato e troppo soggettivo per convincermi. Troppo facile da farsi, troppo semplice la giustificazione.

 

Il problema secondo me sta altrove: se mi pongo il dubbio che un atto d’amore sia sfruttato, devo piuttosto ragionare sul tipo di rapporto che vorrei  o che posso avere con questa persona, prima che sui miei comportamenti. Fondamentale  è la differenza tra il rapporto che desidero avere con una persona e l’amore che devo mettere nelle cose e che devo dare alle persone a prescindere dal rapporto (reciproco) che voglio avere in una relazione qualsiasi. Nessun rapporto deve essere imposto, ci sono stati chiari inviti ad abbandonare persone e luoghi che non ci consentono di vivere un rapporto giusto con la nostra coscienza.

Dare a chi non si conosce è amore gratuito sempre. Dare a chi si conosce è amore gratuito se non ci si aspetta qualcosa in cambio. Dare a qualcuno con il quale abbiamo o vogliamo costruire un rapporto d’amore è amore gratuito ancora se non ci si aspetta qualcosa in cambio, ma allo stesso tempo qualcosa in cambio lo aspettiamo non per il nostro atto d’amore ma per dare un senso allo stare assieme con rispetto in un rapporto di conoscenza comunque esso sia.

Onestamente credo che nessun rapporto, al di la dell’innamoramento folle, possa diventare qualcosa di veramente valido quando non vi sia bilanciamento nella capacità di dare, ove nel bilanciamento vanno considerate ovviamente anche le attitudini individuali.

 

Mah.. riflessione continua.. Vediamo di riuscire a scrivere più spesso..

 
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